→Fusioni|1|

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«Sono sceso sulla spiaggia ed ho guardato la scogliera che si ereggeva davanti ai miei occhi. Ho levato velocemente le scarpe e sono salito, raggiungendo lo scoglio più alto. Lì su ho portato le mani alla bocca ed ho gridato al mare di diventare cielo; l'ho offeso, l'ho bestemmiato. Mi sono tolto i vestiti e mi sono buttato nudo in mare. La mi schiena ha sbattuto quindi sui sassi eterni, ho aperto gli occhi. Il cielo era il mare e il mare era il cielo. Chissà se c'erano davvero le stelle o se stavo morendo.»
—————
«E quindi perché dovrei accompagnarti a casa?»
Disse Shuichi, incrociando le braccia al petto e guardando il ragazzo più basso che gli parlava mentre giocava con la manica della borsa.
«Perché ho paura, va bene? Sembrano tutti rispettarti- O temerti- O ignorarti...Ed io ho bisogno di aiuto in questo momento! Non voglio morire, Saihara-san!»
Disse mordicchiandosi il labbro il più piccolo. Quel giorno, a causa di uno sgambetto fattogli da Kaito, aveva fatto cadere l'intero brick di succo addosso a Kaede che, ovviamente, non l'aveva presa molto bene. "Ti farò vedere io, moccioso", disse la biondina, schioccando le dita ed andandosene coi suoi fidati cagnolini.
«Quindi io dovrei rischiare la mia incolumità per uno sconosciuto? Che ci guadagno io?»
Kokichi sembrò pensarci un secondo.
«Quello che vuoi.»
Shuichi rise appena.
«Sei così tanto disperato dal supplicarmi? Dal dire che mi darai quello che voglio?»
Rise ancora.
«Bene, oggi vieni da me a finire quel lavoro di gruppo che ti ha assegnato la prof.»
«Quale lavoro?»
«Ah che ne so, inventati qualcosa, che succede? Non sai mentire?»
Detto questo Shuichi gli pattò la spalla e tornò in classe, ghignando orridamente. Kokichi, però, che mentire non lo sapeva fare, si ritrovò in una posizione peggiore di prima: se l'avessero beccato, Kaito non ci sarebbe andato piano questa volta e gli avrebbe fatto ingoiare una mazza da baseball. Che fare, che fare, si ripeteva il ragazzo mentre i suoi capelli sembravano seguire ogni suo passo: giù e su, su e giù, facevano le punte arricciate. Ecco che fare! Seguire Shihara sin dal primo momento dopo lo squillo della campanella. Magari il ragazzo non avrebbe gradito quella mini-persecuzione, ma era l'unica cosa che Kokichi poteva fare. E così fece. Alla fine della giornata scolastica Kokichi sgattaiolo dietro al ragazzo dai capelli azzurro-verdognoli.
«Potresti smetterla? Sei inquietante.»
Disse Shuichi fermandosi poco prima della fine delle scale e girandosi verso il più basso.
«Ehm- Io- Hey, come facevi-»
«Finestre.»
Caló il silenzio tra i due e la maggior parte degli studenti li superarono, uscendo.
«Ti prego, non arrabbiarti.»
Disse, portandosi spontaneamente le mani al viso. Shuichi lo guardò stranito, certo che era buffo quel Kokichi Ouma. In un Killing Game non sarebbe durato un attimo; era una preda così vulnerabile che avrebbe attirato l'attenzione di qualsiasi leone. Già per come si prostrava lo si poteva intuire. La gamba sinistra leggermente spostata all'indietro con il baricentro che tende verso di questa, le braccia come scudo per proteggere il volto già pieno di lividi e gli occhi che cercavano, dietro alle mani, la via di fuga più vicina. Shuichi non fece altro che ghignare e girarsi nuovamente, finendo di scendere le scale ed arrivando all'uscita dell'istituto. Proprio come aveva predetto Kokichi, Kaede lo stava già aspettando lì con Kaito al suo guinzaglio. Poco prima che potessero aprire bocca, Shuichi pronunciò le famose parole magiche:
«Vuoi muoverti? Se non consegnamo entro domani ci taglierà la testa»
Ovviamente, pronunciò la fine con un ghigno in volto.
Kaede e Kaito lì lasciarono passare, cambiando direzione e camminando verso il campo sportivo dietro la scuola. Kokichi era salvo.
Una volta arrivati fuori la scuola ed essersi allontanati un po', Il grappolo d'uva fece un piccolo inchino per ringraziare il più alto.
«Grazie, Grazie mille Saihara-San!»
Shuichi si risistemò il cappello che aveva indossato da poco, poi fece un cenno con la mano, girandosi verso la strada che portava a casa sua.
«Qualsiasi cosa, Kokichi, qualsiasi cosa hai detto»
E se ne andò a passo lento e regolare, accendendo il telefono e messaggiando qualcuno.
Kokichi non lo sapeva, ma con quelle parole si era appena condannato. Aveva appena unito due destini di due persone che nulla avevano in comune se non la disperazione.
Solo che uno l'amava.
L'altro ne odorava.

𝙰𝚎𝚜𝚝𝚑𝚎𝚝𝚎- Saiouma | Oumasai ( Shuichi X Kokichi )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora