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Ogni mattina mi sono svegliato guardando lo stesso soffitto. Ogni mattina mi sono alzato mangiando lo stesso pane con lo stesso burro e bevendo lo stesso caffè. Ogni mattina sono andato a scuola prendendo lo stesso bus e sedendomi allo stesso posto. Ogni mattina ho studiato fino ad uscire e tornare a casa, ho mangiato e sono salito in camera mia a dormire. Ogni mattina mi sono svegliato alle nove di sera, ho cenato e sono andato a dormire:
cambiavano solo i tuoi insulti.
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Kokichi tornò a casa dopo quella notte, solo per perdere un cambio pulito e tornare da Saihara. Sua madre oramai era disperata, gli diceva sempre di sì, non voleva vederlo più in quelle condizioni di nuovo; camminare per la casa senza vita, occhi spenti e socchiusi, le braccia a penzoloni nel pigiama largo e coprente, i piedi scalzi e i capelli arruffati e sporchi. Non conosceva i genitori di questo Saihara, ma ogni volta che il suo adorato bambino gli chiedeva se poteva passare del tempo con lui, accettava senza ripensamenti. Non voleva ammettere che ci fosse un problema, che il suo bambino avesse un qualche problema, quindi non gli negava ciò che lo faceva stare bene. Quella mattina Ouma si presentò a casa con il ragazzo stesso che lo aveva accompagnato in bici e aveva chiesto alla madre se poteva passare il weekend con lui. Saihara, con un lieve inchino, salutò la signora, cercando di non abbassarsi il cappello (resistere a quel tic era quasi impossibile) e di sembrare amichevole. Si sentì il padre di Ouma tossire in salone e la madre, in tutta risposta, sorrise al figlio e gli chiese se voleva salutarlo prima di uscire di nuovo. Il più piccolo tremava leggermente mentre annuiva e si avviava verso il salone, entrando in casa. Saihara fu invitato ad entrare dalla madre gentile, che gli sorrise amichevolmente, lui ricambiò e seguì con lo sguardo il più basso, preoccupato. Kokichi uscì dal salone sospirando e avvicinandosi di corsa a Saihara, insistendo a portarlo in camera sua. Non c'era un brutto clima in quella casa, quindi Saihara non capiva perché Ouma stesse cercando di uscire da lì così presto. Forse si sentiva in colpa per l'incidente di Kaede? Ma se non avevano ancora iniziato...
Ouma lo trascinò in camera, chiudendosi la porta alle spalle. Saihara sospirò e si sedette sul divano in mezzo alla stanza. Kokichi recuperò uno zaino e ci mise dei vestiti dentro, prendendo anche altre cose fondamentali da uno scaffale o un cassetto. Shuichi prese tra le mani un orsetto di peluche viola un po' rovinato e lo osservò attentamente, aveva il profumo di Rantaro.
<<Perchè continui a tenere questo peluche?>>
Disse, tornando a guardarlo.
<<Ero felice quando me l'ha regalato>>
<<Con me non sei felice?>>
Si fermò, allontanando le mani dallo zaino e guardando Shuichi ed avvicinandosi a lui. Gli tirò uno schiaffo, pentendosene subito dopo e prendendogli il viso piangendo si già. Shuichi in tutta risposta gli prese il viso e gli asciugò le lacrime. Gli chiese poi, guardandolo negli occhi, di spiegare.
<<Ti amo, Saihara, ti amo. Per te ho ucciso; per te mi sono ucciso.>>
Disse, tornando a piangere esausto. Shuichi sospirò, era la situazione a stressarlo, non lui. Ma non aveva ricevuto una risposta, almeno non ancora. Era felice con lui, Ouma?
Fece sedere Ouma sulle sue gambe, questa nuova entrata non gli piaceva. Intendo, la situazione, non era per nulla piacevole. Si stavano preparando al prossimo omicidio, quello di Maki, quando Miu li aveva contattati, sospettando di loro. Oh, il suo errore fu quello di non riportarli subito alla polizia ma di aspettare e confrontarsi prima con loro. Il piano era quello di indurre Maki ad ucciderla, anche se lei aveva una personalità troppo dolce e pura.
Cosa l'avrebbe spinta a fare un tale gesto?
Saihara sapeva che aveva una cotta per Korekiyo ed era la babysitter di suo fratello. Forse se avessero messo in pericolo il bambino, lei lo avrebbe fatto...ma alla fine si sarebbe messo in mezzo anche Singuji...era così difficile. Come era vestito Singuji? Come era fatto?
<<Hai una foto di classe a portata di mano Ouma?>>
Ouma si staccò dall'abbraccio e si asciugò gli occhi con le maniche, annuendo e recuperando la foto di inizio anno.
Bingo.
Mise le mani sulle spalle di Ouma e gli sorrise dolcemente.
<<Andiamo a chiudere la questione, Maki e Miu, faremo ricadere la colpa su di lei, di nuovo. E' già indagata, tanto...>>
<<Fingeremo di nuovo di essere lei?>>
<<No, questa volta io mi vestirò così.>>
Ed indicò la foto di Shinguji, sorridendo come ammattito e abbracciandolo subito dopo.
-
C'era questa ragazza, Tsumugi, le avevano chiesto in prestito una sua parrucca per cosplay. Non ricordano neanche con che scusa, ma tornarono a casa con questa parrucca lunga e scura. Shuichi si vestì e si mise una mascherina sul viso; punto a loro favore era che Kiyo ultimamente stava molto male, quindi aveva iniziato a portare una mascherina ogni qualvolta dovesse uscire per forza -infatti preferiva rimanere di gran lunga a casa-. Non era perfettamente identico, ma al buio poteva funzionare. Erano andati verso le nove a parlare al campo di calcio al fratellino di Shinguji e avevano registrato delle frasi come ''torna presto!'', ''non tardare!'' e, facendogli un mezza predica, un ''basta''. Dopo averle editate un po' al pc, in qualche minuto avevano l'audio necessario per far spaventare Maki.
La sera successiva, la ragazza stava tornando a casa un po' stranita dalle parole di del piccolo; suo fratello era impegnato in alcuni studi in un corso di preparazione all'università, era impossibile che fosse andato la sera prima da lui a parlargli al campo, solo per chiedergli dove avesse lasciato una cosa e dicendogli che sarebbe andato a prenderlo. I suoi pensieri furono messi a tacere quando si vie de arrivare di corsa una figura dai capelli petrolio e lunghi e con una mascherina in pieno volto. Le passò un bigliettino Saihara aveva studiato attentamente la calligrafia di Kiyo quella mattina in classe. Maki sgranò gli occhi e fece per parlare, ma Shinguji le posò un dito sulle labbra per dirle di stare in silenzio. Maki annuì, prendendo il cellulare e digitando nelle note un messaggio che valeva oro per Saihara: ''Ti seguo''.
Kokichi era nascosto in un armadietto in un palazzo abbandonato dove Miu aveva deciso di incontrare Saihara e Ouma, volendo affrontarli personalmente. Stupidi. Aveva con sè un registratore che ripeteva il pianto di un bambino per nulla simile a quello del fratello di Korekiyo. Ma Maki non si portò a pensare a queste sottigliezze mentre cercava di scassinare la serratura. Saihara passò quindi un tubo di ferro a Maki, come a dirle di proteggersi. Iruma arrivò al luogo dell'appuntamento, non si fecero vedere subito, si sentivano solo i passi. Il rumore di foglie calpestate e rametti spezzati -seguiti da un'imprecazione dalla ragazza-, il rumore di Kiyo-Saihara che cercava di aprire il lucchetto, l'aria pesante di autunno inoltrato. Maki aveva il cuore che batteva forte, le mani strette attorno al tubo che tremavano leggermente. Shuichi Kiyo disse, nel momento in cui la vide tremare, il nome di suo fratello in modo afflitto; questo fece scattare qualcosa nella testa della ragazza. Corse verso la giovane donna, il tubo tra le mani: Iruma aveva la chiamata con Kiibo aperta, per spiare la conversazione e registrarla. L'unica cosa che sentì fu ''H-HARUKAWA-CHAN?'' e un grido di dolore. Maki colpì la ragazza più colte in varie parte del corpo, il rumore di gemiti di dolore e di metallo contro la pelle fu ciò che seguiva. Povera ragazza, dopotutto; si era vista la migliore amica morire ed in seguito essere accusata per la sua morte, non voleva vedere il ragazzo fare la sua stessa fine e, soprattutto, il bambino. Quanto amava i bambini Maki, ne avrebbe voluto uno da grande. Il tepore. Dopo che i fiori rosa dell'ibisco sbocciarono liquidi sul suolo terroso, Maki torno da Shinguji solo per scoprire un Saihara che, sorridendo, la salutava. Kokichi era fuori dall'armadietto col registratore in mano e che si stiracchiava leggermente cercando di svegliare gli arti addormentati. Maki sgranò gli occhi; era stata ingannata. Si girò ed iniziò a correre, terrorizzata. Kokichi guardò Saihara spaventato, li aveva visti! DOVEVANO fermarla. Ma lui si limitò solo a dargli un bacio a stampo sulle labbra e a guardare l'orario da un orologio tascabile, uno di quelli antichi che si sarebbe bene visto in mano ad un detective. Maki cadde inciampando sulla corda di fili di lenza intrecciata da Saihara nella notte, cadendo a peso morto sui binari. L'impatto con i due pezzi di metallo le aveva fatto decisamente male: sul primo aveva sbattuto col petto perdendo il respiro per alcuni secondi -e secondo lei, pure rompendosi una costola- il secondo all'altezza delle gambe, con un dolore tale che le fece sembrare impossibile alzarsi. E quello fece sì che il treno si avvicinasse con velocità inaudita, ebbe giusto il tempo di girare la testa che-
Kokichi guardò lo spettacolo col viso pallido e gli occhi sgranati. Saihara gli coprì gli occhi. Il treno aveva cercato di frenare il prima possibile, ma era oramai molto lontano dai due ragazzi quando finalmente riuscì nel suo intento. Il corpo della ragazza era diviso in tre parti, capo, torso e gambe e giaveva sul suolo mentre tutto il sangue fuoriusciva dai ciò che era reciso. la ruggine divenne rosa. Ouma si girò e strinse a Saihara, come aveva fatto a casa sua quella sera e, tremando, lo supplicò di portarlo via. In tutta risposta il ragazzo dai capelli scuri e vivamente morti lo prese per mano e andò a prendere la bici, facendolo sedere sul portapacchi come al solito e salendo sul sellino, iniziando a pedalare verso casa, passando però per il bosco; dovevano passare inosservati.
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Anche avendo preso i vestiti da casa, la mattina prima, quella sera indossò una camicia di Shuichi per dormire.

Era così confortevole, odorava ancora un po' di sangue.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Nov 23, 2020 ⏰

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𝙰𝚎𝚜𝚝𝚑𝚎𝚝𝚎- Saiouma | Oumasai ( Shuichi X Kokichi )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora