→Venire|2|

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«Mi sono chiesto se il personaggio che creo sia davvero me o se sia un'altra persona con mio stesso nome e aspetto. Se il mio personaggio mente, sarò di conseguenza io, persona, un bugiardo? E se mi comporto da stupido ho rinunciato a tutta la mi intelligenza? Se uccido qualcuno sono un pazzo omicida? Se mi impongo di avere pura delle api avrò una nuova fobia? Se allora posso crearmi molteplici ego significa che io sono più di uno? E quando avrò molteplici io, chi sarà la mia vera persona? Riconoscerò il mio vero pensiero da quello non reale? Ho paura di non essere me, ma mai quanto ho paura che tu non sappia chi sia io.»
————
Da quel giorno Ouma aveva il terrore di venir chiamato a scontare il proprio debito da Saihara. Ogni giorno, non appena varcava la soglia di quell'immane edificio adepto a scuola superiore, si sentiva come un condannato a pena di morte che si incammina verso il patibolo; ironicamente la mente di Shuichi lo spaventava di più dei pugni di Kaito o delle umiliazioni di Kaede. "Dovevo pagare pegno allora, quando ho fatto il torto a Kaede, sarebbe finita subito, almeno", si ripeteva in continuazione, come un disco rotto. E Shuichi lo sapeva benissimo, sapeva benissimo cosa stava passando per la testa della povera preda. Ovviamente lui aveva deciso già cosa chiedergli, doveva solo spingerlo di più nella posizione di accettare. Il piano era quello di sì, tenere il conto in sospeso, ma allo stesso tempo fargli intuire che lui non avrebbe mai voluto nulla se non una cosa.
Kokichi era esasperato, non aveva capito il piano di Saihara e non ne poteva più di aspettare. Un pomeriggio, dopo scuola, prese quindi coraggio e corse dal più alto.
«S-Shairara-chan...»
Tremava come una foglia.
«Ouma-kun? Che c'è?»
Il piano di Shuichi era appena avanzato di una casella: Ouma era andato, o meglio, era venuto da lui senza che lui chiedesse niente.
«M-mi chiedevo se...se ti andasse di passare il pomeriggio con me»
L'idea di Kokichi era quella di osservare il suo nemico fuori la scuola per farsi un'idea di quello che gli avrebbe chiesto. Che fosse stato copiare il compito di matematica, portargli il pranzo per una settimana o altro, l'unico modo per capirlo e non ricevere un brutto colpo sul momento era quello di tenerlo sotto sorveglianza.
«Vieni con me.»
Ghignò Saihara mettendosi le mani in tasca e girandosi verso la strada che a breve avrebbero percorso insieme. Quella strada di cemento ben curata, dopo cinquecento metri, si divideva in una via un po' più stretta ma sempre cementata e in una strada un po' più ampia che però era scoscesa e portava verso la campagna. D'avanti c'era un piccolo parcheggio con vari veicoli, ma nulla più grande di una moto. Shuichi tolse il lucchetto che teneva bloccata la propria bicicletta e la spostò lentamente; intanto Kokichi seguiva ogni suo movimento con lo sguardo in silenzio. Il più alto mise la propria cartella nel cestino d'avanti e ne prese una cartina un po' stropicciata.
«Kokichi prendi questa, tu mi farai da navigatore.»
Disse, dando la mappa in mano al violetto. La cartina presentava tutta la città divisa in una griglia con quadrati che misuravano circa dieci centimetri per lato. Alcune delle caselle erano però sbarrate con una penna rosa. Mentre Kokichi osservava la cartina con aria curiosa e confusa, Shuichi salì in sella alla bici.
«Allora, sali?»
Domandò il ragazzo dai capelli petrolio facendo suonare il campanello della bici.
«M-Ma dove dobbiamo andare Saihara-chan? Ci sono così tanti quadrati vuoti su questa cartina...»
Rispose il più piccolo sedendosi sul portapacchi. Era di spalle a Saihara e cercava di rimanere il può composto possibile per non sfiorare neanche lontanamente il corpo del suo futuro -o almeno questo è quello pensava di lui- aguzzino.
«Scegli tu, basta non andare in una delle parti che ho già controllato.»
Disse il guidatore uscendo dal parcheggio; doveva ammettere di essere sorpreso dal peso quasi inesistente di Kokichi, non faceva assolutamente fatica a pedalare, nonostante ci fosse un'aggiunta al peso da spostare.
«Bene...allora andiamo di qua..»
Iniziò indicando la strada leggermente più rovinata e ampia che portava verso chissà dove.
«ma esattamente...cosa stiamo - si corresse - stai cercando, Saihara-San?»
Mentre pedalava concentrato sulla strada, Shuichi aggiustò il classico specchietto da bici dai colori sgargianti in modo da poter vedere sì quello che c'era dietro di loro ma soprattutto ciò che c'era dietro di lui: Kokichi.
«Un posto, girano voci che ci sia un luogo interessante da queste parti.»
Gli rispose osservando le ciocche viola del ragazzo riflettersi nello specchietto ed ondeggiare in modo scoordinato su e giù a causa della strada sterrata.
Il tragitto fu molto lungo ma i due non si dissero molto; l'unica suono emesso da un essere umano che si poteva sentire erano i comandi di Kokichi che, seguendo la mappa, dava indicazioni corrette al più grande con voce flebile e quasi spaventata.
«Dovremmo essere-»
La voce di Kokichi fu interrotta a da quella di Shuichi.
«È lui Ouma-kun - il suo torno era profondo - è lui.»
Kokichi rabbrividì inizialmente nel sentire la voce del suo compagno di classe così bassa e non proprio rassicurante; ma la vera paura la provò quando la bici di fermò e Shuichi gli impose di scendere.
Dopo aver eseguito l'ordine, Shuichi scese a sua volta, prendendo lo zaino e poggiando la bici per terra. Intorno a loro non c'era nulla, chilometri e chilometri di prato verde-giallastro. Le rovine di quell'ormai distrutto edificio, però, risaltavano notevolmente all'occhio. Shuichi prese il polso del più piccolo e scavalcò parte del muro che ora era solamente un muricciolo. Nulla era rimasto di quella struttura a cinque piani se non parte dei muri del primo di quelli.
Le dita del più alto scorrevano veloce sul cemento mentre sorrideva a trentadue denti finché non sì  fermò, si girò verso verso Kokichi e corse a mettergli le mani sulle spalle, scoppiando a ridere di gusto.
«Ouma-kun, Ouma-kun siamo qui, lo sai? Siamo nel set del quattordicesimo Danganronpa. Guarda Ouma-kun, guarda come queste mura ora sbriciolate ci raccontano dei ragazzini innocenti che si sono uccisi a vicenda solo per il gusto di farlo. La senti la disperazione? La senti?»
Ouma, appunto, sentiva la disperazione. Disperazione mista a puro terrore nel vedere il suo compagno di classe letteralmente piangere dal ridere. Gli occhi sgranati, le dita che lo tenevano stretto per le spalle e il respiro affannato. Poteva sentirgli il cuore battere, era sicuro che sarebbe esploso a breve. Aveva quello sguardo di chi non ci credeva ma aveva finalmente ricevuto la prova definitiva, il caso si era chiuso...o meglio, si era aperto.
Non disse niente, rimase a fissarlo immobile, come quegli animaletti che si fingono morti quando sentono la presenza del predatore.
Shuichi inevitabilmente lo lasciò, tornando ad esplorare l'ambiente circostante. Nonostante fossero passati trentott'anni, la location dell'ultima esecuzione era ancora ben distinguibile; una pressa simile a quella del primo gioco era posizionata al centro in una stanza. Sul metallo c'era ancora sangue del mastermind di quell'edizione...se non errava era un medico. Junko il quattordicesimo, oh, più vi pensava più arrivava alla conclusione che gli sarebbe piaciuto molto essere Junko il cinquantatreesimo.
Kokichi invece era sempre più a disagio; cercava di tenersi sempre più lontano dai muri e, quando Shuichi lo trascinò nella sala dell'esecuzione, quasi non vomitò alla vista dell'altare della disperazione ancora sporco di sangue offerto dagli speranzosi.
Passarono le ore, per le dieci Shuichi aveva finalmente ripotato Kokichi a casa, il ragazzo poco sapeva che però il più piccolo era sempre più terrorizzato dal suo futuro.
Il suo tentativo di scoprire qualcosa in più su di lui non aveva fallito del tutto, ma di certo non aveva scoperto una suo segreto imbarazzante o l'essere negati un qualcosa, anzi. Peccato che grazie a questo poteva solo temerlo di più.
Oh chissà cosa gli avrebbe chiesto quel pazzo ossessivo di Sahiara, si chiedeva.
Sperava di venirne presto a conoscenza.
Ma a Shuichi piaceva così tanto vederlo disperato.

𝙰𝚎𝚜𝚝𝚑𝚎𝚝𝚎- Saiouma | Oumasai ( Shuichi X Kokichi )Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora