Capitolo 7

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Il pomeriggio tardo tornai a casa dove mia madre, da brava donna attenta ai miei bisogni, mi aveva comprato un paio di reggiseni nuovi ed altre piccole cose di cui avevo assolutamente bisogno.

Erano bianchi perché l'intimo era l'unica eccezione al nero che noi "comuni cittadini" eravamo obbligati ad utilizzare e, fortunatamente, era riuscita anche ad azzeccare la giusta taglia.

«Mamma?»Le domandai ridacchiando mentre lei mi sorrise complice.

Era sempre uno o due passi davanti a me e mi interrogavo spesso sul come riuscisse a ad esserlo.

Si spostò i suoi ricci dal volto in modo tale che non le dessero particolare fastidio e, mentre la ringraziai per quell'acquisto, lei mi invitò a sedermi nella sedia posta esattamente davanti a sè.

Poggiai le mie cose per terra, il più vicino possibile a me e, dopo di che, lei si schiarì per bene la voce, mentre io rimasi in attesa della novella.

«So che le regole che la scuola e il governo stanno imponendo a voi ragazzi sono severe. Ma tu devi assolutamente rispettarle se non vuoi cacciarti nei guai.»Mi disse mentre mi stringeva la mano e cercava di essere comprensiva con lo sguardo.

Prese una pausa e guardò per qualche istante il soffitto, come fosse alla ricerca delle parole da utilizzare.. Vedendola in difficoltà decisi di porre io una domanda.

«Era così quando eri adolescente tu?» mi aspettavo una risposta sincera da parte sua.

Lei scosse la testa e iniziò a spiegarmi a grandi linee la sua adolescenza.

«Nel 2015 era tutto più semplice. Uscivamo e facevamo quello che volevamo. I tuoi nonni non mi sopportavano, ero sempre fuori con quel stambecco di tuo padre»Disse ridendo e io sorrisi di rimando.

Mi era difficile immaginare mio padre indisciplinato dato che da me pretendeva disciplina.

Era difficile anche immaginare una vita di libertà e totale spensieratezza.

Giocò con la tazza di tè piena e ne bevve un breve sorso prima di guardarmi, e dirmi qualcosa a bassa voce:

«Se fosse per me io non ti permetterei mai di seguire quel maledetto programma del governo. Anche tuo padre, anche non lo manifesta in modo chiaro, la pensa come me ed è uno dei motivi del perchè è molto severo con te. Non vuole che tu ti caccia nei guai e quindi, quando ti sgrida, ti chiedo di essere paziente con lui. Gli ricordi lui da giovane e sai quante strigliate ha ricevuto dai suoi? Se vuoi sopravvivere, se vuoi essere più di un sacco di contenimento al fine di partorire bambini, sii intelligente, abbiamo visto tanta gente scomparire per piccole proteste e non vorremmo mai che tu facessi una fine simile.»

Mi baciò la testa e poi mi accarezzò i capelli mentre mi asciugai velocemente una lacrima che mi era sfuggita durante il suo discorso.

Da una parte ero estremamente felice di sapere di avere i miei genitori accanto e non contro, dall'altra l'intera situazione mi stava pian piano rendendomi fragile e incerta sul mio futuro.

Lei si alzò, prese la sua tazza e dopo di che con la sua immancabile finezza mi disse:

«Vai a lavarti che puzzi di cadavere, su».

La sera, mentre ero a lavarmi i denti dopo aver cenato, avevo sentito i miei genitori complottare qualcosa sotto voce.

Mi avvicinai maggiormente alla porta della sala ed origliando avevo captato le parole "patente di guida" accostate.

Mi dovetti mettere una mano sulla bocca per evitare di urlare dalla gioia.

Erano poche famiglie che riuscivano a mandare i figli ad imparate a guidare e i miei volevano farlo.

Corsi a letto e dormì per la prima volta dopo tempo, quasi immediatamente.

La mattina dopo, mentre papà si sistemava la cravatta, mamma gli dava le solite direttive da lontano per farla al meglio. Dopo di che il suo sguardo si poggiò su di me.

«Come mai sei così felice?»Chiese l lui ridacchiando mentre versava del caffè a mia madre e poi se ne versava anche per sé.

«Così, oggi il sole è splendente» Farfugliai senza un preciso senso

Guadagnandomi difatti una strana

Occhiataccia da parte sua.

Dopo di che alzò le spalle mentre mia madre, per prendermi in giro, faceva cenno a mio padre con la mano che probabilmente stavo impazzendo.

Mamma era una funzionaria al comune, era stata fortunata diciamo, erano poche le donne che riuscivano ad intraprendere una carriera del genere.

Papà invece era un tecnico informatico e quindi girava per tutta la città ad aggiustare quello che doveva, aveva studiato molto ed era lì grazie al suo impegno

«Che hai da guardare? Mangia che poi devi andare a prendere il pullman» Mi svegliò mio padre mentre gli rivolgevo un sorriso diabolico.

«Stai per chiedere soldi?»Chiese roteando gli occhi per poi mettere mano al portafoglio.

«Solo per una merendina, ti prego!» Lo supplicai andando verso di lui massaggiando la sue spalle.

Mentre madre beveva il caffè e ci guardava divertita come se fossimo la sua serie tv preferita, lui mi diede due euro.

«Grazie papino, sei il migliore»gli baciai la testa pelata e di rimando mi guadagnai una spinta fuori casa.

«Vai a scuola, ruffiana che non sei altro e fai attenzione alle macchine!»Disse accarezzando la testa che avevo appena baciato mentre gli lanciavo baci immaginari.

Mi ritrovai a correre perché, come al solito, ero in un ritardo terribile.

La strada era molto più trafficata del solito, mi ricordai le parole a cena di mio padre che, per via di alcuni lavori nella strada principale, il flusso si sarebbe inevitabilmente spostato nella nostra strada.

Correvo verso la fermata ma un suono di clacson richiamò la mia attenzione. Mi voltai e vidi alla conduzione del veicolo che mi aveva suonato Valentino De Luca, il fratello maggiore di Giorgio.

Abbassò il finestrino e mi guardò sorridendo.

La sua macchina era una Fiat elettrica di colore blu, questo vi aveva detto Giorgio e oltre a ciò traspitava odore di lavato e lucidato ad ogni angolo.

«In ritardo? Chi hai alla prima ora?»Mi chiese poi togliendosi gli occhiali da sole e mostrandomi che, sotto la felpa nera, aveva la divisa azzurra da infermiere.

Lo salutai con la mano e mi avvicinai alla sua automobile.

«La nuova di educazione fisica, te ne avrà parlato sicuramente Gio.»

«Sali dai, così hai il tempo di respirare»Disse poi aprendo la portiera.

Ammetto che per un attimo esitai, ma quando vidi il pullman in lontananza non potei fare altro che accettare ed entrare nell'automobile.

Dopo essermi seduta misi lo zaino sulle gambe prima di allacciarmi la cintura.

"E così una delle migliori studentesse nella classe di mio fratello si dimostra essere una ritardataria, questa mi è nuova»Disse guardando prima me e poi concentrandosi alla guida.

Sarebbe stato divertente affrontare quel viaggio.

The Postcard. || La CartolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora