Capitolo 9

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Mi aveva chiesto se mi ha rubato il posto? Certo che mi aveva rubato il posto.

«No, stia tranquillo...»Dissi invece mentre andai accanto a lui iniziando a sollevare la mia borsa da terra per potermi spostare.

«Puoi restare qui senza problemi. Al massimo mi sposto io»Disse poi sorridendomi.

Scossi la testa e lasciai le mie cose al loro posto, decidendo infine di mettermi a lavoro per la maledettissima ricerca.

Lui guardò il mio lavoro e capii presto che aveva sicuramente da ridire su qualcosa.

«Fossi in te metterei delle immagini a quella ricerca»Mi consigliò e io alzai un sopracciglio.

Ero molto permalosa, odiavo tantissimo essere corretta in qualcosa.

Guardai lo schermo del mio pc e poi guardai il prof che mi osservava con sguardo divertito.

«L'importante è riuscire a prendere la sufficienza»Conclusi poi, sicura del fatto che la frase debba avergli fatto rivoltare lo stomaco.

«Così mi spezzi il cuore Cécile»Mimò un infarto in un modo terribilmente teatrale.

Dovetti mettermi una mano sulla bocca per non schiamazzare.

«Sono felice che tu utilizza i libri invece dei motori di ricerca» Gli feci immediatamente cadere le braccia, girando il pc aperto sulla pagina di Wikipedia.

«Era solo per portarlo in classe, un libro fa decisamente più figura» Lui sbatté la testa su un libro e io scoppiai a ridere tanto che la bibliotecaria ci intimò di abbassare la voce.

«Cécile che modi, il tono della voce» Disse prendendo un tono autoritario poco serio.

«Allora tolgo il disturbo»Mi alzai ma lui mi prese una mano e scosse la testa.

Osservai a lungo le nostre mani e ci guardammo per qualche istante prima che si decidesse a lasciarmi la mano.

Era così fredda la sua...

Mi sedetti nuovamente e gli presi le mani tra le mie.

«Se vuole le regalo il mio scaldamani»Lui si limitò a sorridere guardando le nostre mani.

«Sono una persona freddolosa, ho sempre le mani fredde..»

Tirai fuori il mio scaldamani di gel a forma di viso da orso e glielo misi in mano.

«Non ti darò 6 anche se mi hai regalato questo» lo guardai alzando le spalle.

«Lei lasci che faccia la mia ricerca in pace.»

Ci guardammo con aria di sfida ma nel frattempo lui continuava ad accarezzare lo scaldamani.

«Lo metta nel microonde così poi riesce a rimanere caldo per un po'»

Si mise a studiare quell'affare come se fosse un'opera d'arte.

«E questo dove te lo sei procurata?»Mi chiese poi.

«In un Outlet di robette così» lui mi apparse molto stupito.

«Portarmici un giorno, sono curioso»Disse poi, ormai si era innamorato dello scaldamani.

«Quando?»Gli chiesi chiudendo il pc e cercando una presa per caricarlo.

«Stasera? »Io scossi immediatamente la testa.

«Ho un impegno oggi, mi dispiace molto. Ma forse dopo scuola domani potrei mostrarle il luogo»

«E che cos'ha da fare una ragazza come te dopo le 18?»

Assotigliai gli occhi alla domanda.

«Ripetizioni di Matematica» Gli risposi ma non ne fu completamente convinto.

«Pensavo fossi brava in Matematica»

«ho bisogno che alcune lacune siano colmate, mi capisce no? Quest'anno ci sono gli esami»

Si stiracchiò la schiena ed annuì mentre io iniziai a mettere apposto le mie cose.

«Hai già finito?»

Gli feci cenno di aspettare mentre andai vicino alla stampante che aveva stampato la mia ricerca.

Gli mostrai la ricerca di 10 pagine con immagini comprese ma non gliela diedi.

Misi tutto nella mia borsa e andai a prenotare il libro.

Quando tornai al posto, il professore era sparito, le sue cose erano comunque rimaste lì.

Non sapevo dove fosse andato ma non avevo abbastanza tempo per aspettarlo, così con un paio dei miei evidenziatori lo salutai, sempre cordialmente.

Guardai le caramelle che mi ero portata indietro e decisi di lasciargliene un paio.

Dopo di che sgattagliolai immediatamente via salendo in sella alla mia bicicletta e rimanendo sulla pista ciclabile lungo la strada.

La strada era molto più affollata del solito e per essere una giornata di Marzo sembrava di essere in pieno inverno.

Il vento picchiava sul mio volto e i miei capelli prendevano vita andando ovunque volessero.

Quando tornai finalmente a casa fui accolta bene da mio padre.

Aveva parlato con Valentino ed era felice che finalmente mi fossi decisa a rafforzare ulteriormente le mie abilità in matematica.

Già.

Cercai di fuggire dalle domande dei miei e andai a farmi una doccia calda ma comunque veloce.

Pensavo all'espressione e al viso del professore e la cosa iniziò a infastidirmi, ero stufa di pensare a lui ogni secondo, era solo un bell'uomo e io la sua alunna.

Una volta terminata la doccia, mi soffermai davanti l'armadio. Non che avessi chissà quali scelte ma alla fine decisi di indossare qualcosa di semplice. La giacca di Jeans nera accompagnata da una felpa del medesimo colore abbinati a dei leggins, indovinate di che colore? Neri.

Non mi piacevo ma non avevo molte alternative.

Mi misi di corsa gli anfibi e presi la borsa infilando l'astuccio e il quaderno di matematica. Lasciai il Tablet a casa deliberatamente e scesi solo quando sentì Valentino essere accolto dai miei genitori. 

The Postcard. || La CartolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora