Capitolo 21

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Cercai di ricompormi e lui non volle staccarsi da me finché non fu sufficentemente sicuro che ce l'avrei fatta da sola. 

Passammo a prendere gli altri a cui raccontammo velocemente la situazione e dopo di che Valentino ci fornì degli aggeggi che aveva fatto funzionare con Tommaso prima che venisse arrestato. 
Era un auricolare per potete parlarci nonostante tutto. 

Elena si mise il suo in tasca io invece decisi di indossare il mio. 

In classe mi comportai nel modo più normale possibile. 

Il professore faceva la sua lezione tranquillamente ma la rabbia dentro di me crebbe esponenzialmente. 

A ricreazione il professione venne verso di me e quando lo fece io mi allontanai chiudendo la porta. 

Capì in fretta perché lo fece e così mi guardò. 

«Perché lo hai fatto? »Non riuscivo più nemmeno a dargli del lei da quando ero furiosa. 

«Per te Cécile, per tutelarci... Non sai in cosa ti stavi per cacciare» spezzai la matita che avevo in mano e lo guardai con odio. 

«Era questo il tuo piano? Cercare a casa mia prove per imprigionare Tommaso? Non voleva fare del male a nessuno».

Lui rimase in silenzio e quando cercò di avvicinarsi a me, lo spinsi lontano da me. 

Aveva tradito la mia fiducia. 

E fu lì che, come per infierire di più mi disse che sarebbero passati a prendere Elena per il programma sulla maternità e quando lo appresi cercai di andare dritto verso la porta, ma lui mi strinse il braccio impedendomi di intervenire. 

«Ti ho salvato da una vita fatta di bambini e preoccupazioni, ti amo Cécile»Iniziai a piangere, non mi amava, aveva deciso di tradire la mia fiducia. 

«Ho dovuto scegliere tra te e me o la prigione Ceci, cosa avrei dovuto fare? Avevano le prove della nostra relazione»
Lo guardai estremamente schifata. 

«Non toccarmi mai più»Mi liberai dalla sua presa e quando finì la ricreazione, Elena non tornò in classe come altre due mie compagne di classe»

«Dov'è Elena? »Chiese Giorgio e ci affacciamo alla finestra mentre vedemmo le ragazze venire portate via. 

Giorgio perse la ragione e stranamente, per la prima volta, fu Elia a tranquillizzarlo. 

Mi sentivo in colpa nonostante non ne avessi. 

Passammo le restanti ore in pena per Elena, immaginandoci a che fine poteva aver fatto. 
Quando le lezioni finirono cercamml di comunicare a Valentino cosa era accaduto e lui ci disse di rimanere tranquilli. 

Non potevamo più andare a casa nostra, erano completamente assediate dai poliziotti e le sentinelle... 

Scoprì solo poi, al telefono con mia madre, che sotto consiglio di Valentino era partita per Roma. 

Parlammo a lungo, eravamo entrambe in lacrime ma lei mi fece promettere di prendermi cura di me stessa. 

Sapere la mia famiglia al sicuro e lontano da questo casino mi confortava e bene o male tutte le nostre famiglie erano partite. 

Scoprimmo solo poi la verità sul professore. 

Lavorava per il governo e si stava per sposare. 

Io rimasi distrutta e pensavo a quei momenti che erano genuini solo per me. 
Una volta alla fabbrica ci furono forniti i materiali per poter affrontare quel viaggio. 

Indossai gli scarponcini rimanendo distante da tutti loro. 

Avevo perso la mia migliore amica e non me lo sarei mai perdonato. 

Francesco e Giorgio decisero di rimanere lì per salvare Elena. 

Volli restare anch'io ma Valentino mi supplicò di non farlo. 

Il professore mi dava la caccia e avrebbe fatto di tutto per trattenermi lì. 

Abbracciai forte Giorgio, fu un lungo e commovente abbraccio. 

«Fate attenzione, e porta Elena sana e salva»Giorgio Annuì e notai immediatamente quello sguardo pieno di rabbia e disgusto, non nei miei confronti ma della situazione. 

Elia non aspettava altro che andarsene ma Tommaso era fondamentale e ancora dovevamo andare a prenderlo. 

Ultimo

Il piano era molto più complesso di quello che sembrava, ma noi non avremmo fatto nulla. 

Francesco aveva dei contatti all'interno della prigione, in cambio di alcuni favori avevano accettato di simulare un esecuzione.
Noi restammo nella penombra nei pressi della boscaglia vicino al penitenziario, fu proprio un poliziotto a darci il permesso di avvicinarci. 

Tommaso era stato trattato bene nonostante indossasse una divisa grigia da prigione. 

Il poliziotto, avrà avuto sulla trentina, ci augurò buona fortuna e Tommaso si cambiò velocemente, armandosi e ci abbracciò tutti. 

Io tremavo leggermente per la paura, temevo sarebbero arrivati velocissimi per ucciderci e fare scomparire i nostri corpi come niente. 
Facemmo un breve tratto in automobile ma dopo di che ci arrangiammo a piedi. 

Tommaso ci mostrò il luogo dove le cartoline venivano recapitate e ne trovammo una nuova. Elia prese la sua torcia e lesse, ci provò finché non sentimmo rumori di Jeep arrivare. 

«Merda, merda cazzo»Disse Valentino e seguimmo Tommaso che sapeva dove ci saremmo potuti nascondere. 

Il piano consisteva nel cercare un camioncino che ci avrebbe potuto portare a metà strada con la benzina che eravamo riusciti a procurare. 
Uno sparo mi spaventò molto ma Valentino mi mise una mano sulla bocca per evitare di farmi urlare. 
Stava per calare la notte e il luogo in cui ci eravamo nascosti era praticamente perfetto. 

Finalmente Tommaso localizzò il camioncino che distava da noi giusto due minuti. 

Sentì il professore urlare il mio nome e rimasi comunque in silenzio, non potevamo permetterci di sbagliare. 

Ci serviva tempo e guardai Valentino facendogli che avrei dovuto per forza uscire per prendere tempo. 

Fu molto scettico ma Tommaso promosse la mia idea e così alla fine uscii allo scoperto. 

Vidi il professore con la divisa da militare Governativo. 

«Vieni con me Cecile, non c'entri niente con tutto questo e lo sai bene...cercheremo una soluzione, non puoi buttare la tua vita così»

«Spero che avrai un buon matrimonio»Dissi fredda mentre con l'auricolare Valentino mi disse che stavo andando bene. 

«No, Cécile.. È più complicato di quello che pensi, te lo assicuro»mi faceva male sentirlo mentire così spudoratamente e mentre si avvicinava io mi allontanavo.

«abbiamo scelto entrambi da che parte stare»
sentii i lontananza il suono del motore accendersi e ci puntammo l'arma addosso a vicenda. 

Lui deglutiva, sembrava sincero con quello che diceva. 

«Vieni con me Cécile»Scossi la testa mentre mi allontai da lui. 

«No»

«VIENI SENZA DISCUTERE» il suo tono, l'espressione con la quale me lo disse mi spaventarono ma fortunatamente arrivò Elia che sparò velocemente un colpo di elettroshock a lui. 

Rimasi immobile a fissarlo mentre si dimenava. Ci guardammo, io ero distrutta, lui era furioso. 

Avevamo scelto da che parte stare..

«Dai andiamo Cécile»mi prese la mano e mi portò via. 









Fine Primo Libro.

The Postcard. || La CartolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora