Capitolo 18

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Entrammo in classe e ovviamente i professori ci imposero di rispettare da subito le distanze tra ragazzi e ragazze. 

Vidi il professore Esposito parlare con alunni di un'altra sua classe, i nostri sguardi si incontrarono solo una volta, ma mi rivolse un veloce sorriso che ricambiai. 

Fecero l'appello e in seguito ci portarono immediatamente in palestra. 

Il sindaco si sistemò il microfono e, dopo le dovute presentazioni, al suo posto prese parola il famoso governatore. 

Aveva l'aria supponente, non mi trasmetteva alcuna fiducia. 

«Buongiorno ragazzi, sono contento di essere finalmente in una delle scuole migliori del territorio nazionale a livello di medie di voti scolastici, ma oggi sono venuto a darvi delle nuove direttive da seguire che sono sicuro non mancherete di rispettare. Per tutti voi, studenti di scuole superiori, medie e scuola primaria, sarà messa in vigore un coprifuoco serale. Dalle 20 nessun ragazzo tra i 5 e i 19 anni potrà aggirarsi se non con comprovate ragioni. Per la vostra sicurezza fino a data da destinarsi.»

Rimasero tutti in silenzio perché la presenza delle milizie armate spaventavano.

Ci fece un'altra lunghissima lista di protocolli da seguire... A breve ci sarebbero stati forniti dei chip che avrebbero consentito al governo di controllare i nostri spostamenti e io rabbrividii immediatamente. 

Il programma per la maternità Scientifica aveva già scelto le prime ragazze che sarebbero state annunciate in sede privata. Guardai Elena spaventatissima, mi potei rivedere sul suo viso. 

Alla fine della lettura di tutti quei emendamenti ci fu permesso di congedarci e non parlammo finché non giungemmo in classe dove Elia, per poco, non diede di matto per davvero. 
Cercammo di calmarlo e quando ci riuscimmo, Esposito passò a controllare come stessimo. 

Avevo bisogno di parlargli e avrei utilizzato una qualunque scusa per farlo. 

Gli dissi che avevo delle perplessità su un compito e lui mi fece cenno di seguirlo. 

«Dimmi.» Si era dimostrato disposto ad ascoltarmi, ma quando gli dissi che avevo bisogno di parlargli, lui sospirò. 

«Dobbiamo essere solo più attenti...»Disse cercando di calmarmi. 

«Voglio farlo, con lei»Dissi poi in tono supplichevole. 

«Non possiamo Cécile e lo sai bene... Se lo scoprissero.. »

«Lei non vuole per questa ragione?»Si guardò attorno e poi annuì. 

«Domani mattina, che è sabato, raggiungimi nella biblioteca delle tue zone. Parleremo con calma. »Mi fece fare retrofront e mi fece tornare in classe.



Il pomeriggio ci riunimmo, dopo un bel po' di tempo, nella fabbrica. 

C'erano anche degli amici di Valentino oltre a noi:
Eravamo in 7 in tutto. 

Tra gli amici c'era Tommaso, il migliore amico di Valentino da sempre, era stato colui che aveva collezionato e ancora continuava a collezionare le cartoline.
Era poco più alto di me ed aveva dei capelli biondi. Lui sì che pareva in tutto e per tutto un angelo. Occhi chiari e capelli altrettanto chiari. 

L'annuncio di quelle regole restrittive ci fecero mettere in allarme tutti e così, i ragazzi, iniziarono ad illustrarci un piano di fuga di emergenza. 

Il viaggio a piedi da Milano ad Arzo, il confine svizzero più vicino, era di circa 12 ore. 
Era un piano rischioso ma che poteva comunque funzionare. 

The Postcard. || La CartolinaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora