Epilogo

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7 anni dopo...

- Palla! -

Sentii il fischio e alzai la testa.

La palla arrivava dritta verso di me.

- Mia! - urlai.

La colpii facendo un Baker e la rimandai nella zona avversaria. La squadra contro cui giocavamo non riuscì a prenderla e feci punto.

Un unico, enorme grido riempì la palestra della scuola.
E l'attimo dopo i miei compagni di squadra mi corsero incontro e mi misero sulle spalle.

Non mi ero reso conto che quello che avevo segnato era stato il colpo finale. Avevamo vinto la partita di pallavolo!

- Gande Ezza! - sentii gridare tra la folla e mi voltai verso i gradini.

Una testa bionda con due enormi occhi blu svettava nel mucchio di gente e mi fissava con gli occhi spalancati e un sorriso enorme sul volto, con qualche dente mancante, ma sorrideva felice.

Stava sulle spalle di papà per questo si vedeva su tutti quanti.

Emma aveva quattro anni ma aveva l'energia necessaria per stendere un adulto.
Era in grado di sfinire mio padre dopo mezz'ora e poi ero io quello con le batterie ricaricabili da sole!

- Abbiamo vinto! Abbiamo vinto! - urlarono i miei compagni di squadra tenendomi sulle spalle - Un Hip Hip Urrà per Agreste! -

- Hip Hip Urrà - urlarono tutti mentre il pubblico si univa a noi...

                            ***

I miei genitori si chiedevano come era possibile che mi fossi appassionato di pallavolo.

A mamma lo sport non piaceva, al massimo poteva fare ginnastica artistica con il corpo flessibile che si ritrovava e mi aveva rivelato che aveva provato per un paio d'anni quando ero piccolo ma aveva capito che non faceva per lei; mio padre d'altro canto adorava la scherma ed eccelleva in quello sport, tanto che alla fine si era messo a fare l'insegnante nella scuola che frequentava da ragazzo, dopo che il suo vecchio insegnante era andato in pensione.

Io invece?

Mi ero innamorato della pallavolo a dieci anni e dopo quattro anni ne avevo fatto la mia passione.

Grazie al cielo la mia famiglia mi appoggiava anche se il nonno avrebbe preferito che facessi uno sport elegante e degno del nome Agreste.
Ricordo che in quel periodo mio padre aveva preso ad affrontare la fase del "ti sto odiando, tu non ti metto in mezzo agli affari di mio figlio" ed era andata avanti per un po', finché l'anno dopo non era nata Emma e le mie decisioni erano passate in secondo piano.

E a me andava benissimo così.

Non sopportavo quando papà e il nonno litigavano. C'era sempre una tensione assurda e mia madre avrebbe voluto prendere a calci entrambi.

Succedeva sempre così con loro due, per ogni cosa.
Però non potevo lamentarmi tantissimo, per quanto mio nonno poteva essere cinico e freddo viziava me ed Emma in un modo che non aveva mai fatto con papà!

Il pentimento era una cosa brutta è!?

Talmente brutta che quella sera il nonno ci aveva permesso di fare una cena con tutta la squadra di pallavolo a Villa Agreste per festeggiare la nostra vittoria.

Avevamo ordinato la pizza ed eravamo in sala da pranzo mentre i miei genitori e il nonno erano nell'altra stanza per non darci fastidio.

- Sei stato grande Ezechiele. Senza quel Baker non ce l'avremmo mai fatta a vincere - mi disse uno dei miei amici alzando una mano e battendo il cinque con me.

- Sinceramente...non me ne ero nemmeno accorto che la partita stava per finire - ammisi.

- Quando mai - mi prese in giro un altro - Sei sempre troppo preso dal gioco per controllare il punteggio -

Gli feci il dito medio ma non ribattei.

Era vero cacchio!
Mi lasciavo sempre prendere dall'euforia del gioco per concentrarmi sul punteggio.

Come avevo già detto: adoravo la pallavolo!

Mi sentii tirare una manica e abbassai gli occhi: mia sorella mi fissava e aveva sollevato le braccia.

- Non dovresti essere qui, Emma - dissi ma la presi in braccio comunque, facendola sedere sulle mie ginocchia.

Emma mi si accoccolò contro il petto.

- Bavo Ezza... - sussurrò.

- La R non la dici proprio è - le dissi accarezzandole i capelli.

Lei scosse il capo e chiuse gli occhi.

I miei amici la guardarono con occhi dolci.
Adoravano tutti la mia sorellina, soprattutto quando era in questo stato e stava per mettersi a dormire.

Io l'adoravo sempre ma la preferivo addormentata anche io.
Da sveglia era impossibile stargli dietro.

I nonni e papà dicevano che aveva preso da mamma, era lei quella con le batterie infinite in famiglia: sia da piccola che da ragazza.

Praticamente io e mia sorella avevamo preso in egual modo i tratti di entrambi i nostri genitori.

Abbassarono tutti la voce quando Emma si addormentò e io guardai la porta: i miei genitori erano là, uno di fianco all'altra; papà teneva un braccio sulle spalle della mamma e lei teneva la testa sulla sua spalla.

Ne avevamo passate tante, quando ero piccolo non era stato facile per loro, ma le cose si erano sistemate alla fine e adesso eravamo una famiglia felice.

Eravamo ciò che avevo sempre desiderato.

Ero felice e sapevo che grazie ai miei fantastici genitori lo sarei sempre stato...

...e non era bello...

...era fantastico...

Angolo me:

Eccoci alla fine, finalmente!

Oggi ce l'ho messa tutta e ho finito la storia, spero vi sia piaciuta!

Allora, volevo ringraziarvi per le letture e i voti, ma anche per tutti i vostri commenti.
E soprattutto per la pazienza che avete avuto, soprattutto quando ritardavo con gli aggiornamenti.

Vi adoro ragazzi! 😘

Davvero grazie mille!
Senza di voi la storia non ci sarebbe stata.

Ci vediamo alla prossima!

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