Capitolo 11

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Marinette

- Sul serio? Ne sei sicura? - chiese mia madre.

- Si -

Mio padre mi guardò dubbioso mentre mi aiutava a scendere dal letto dell'ospedale per farmi salire sulla sedia a rotelle.

Mi avevano finalmente dimesso e non vedevo l'ora di tornare a casa solo che... be' avevo preso una decisione e i miei genitori non erano del tutto sicuri della mia scelta.

- Cioè capisco che...state cercando di sistemare le cose tra di voi e che volete rendere felice Ezechiele ma... -

- Ma ho deciso così - la fermai - E non cambierò idea -

Sapevo che non erano d'accordo ma non volevo cambiare idea.

Mia madre e mio padre avevano sempre adorato Adrien ma da quando gli avevo dato la conferma che era lui il padre di Ezechiele erano titubanti.
Si chiedevano perché be'...era successo quello che era successo. Non il fatto che avevamo avuto un figlio ma il perché non l'avevamo cresciuto insieme.

Gli avevo detto che era a causa di alcune cose che erano successe e che Adrien non sapeva nemmeno dell'esistenza di Ezra ma non erano convinti della mia decisione affrettata di adesso.

- E poi a casa ci sono troppe scale per me e la mia situazione, Adrien vive in un appartamento - dissi per fargli capire che era meglio per tutti.

- Ma è temporaneo? - mi chiese mio padre.

E sapevo a cosa si riferiva: una volta guarita sarei tornata a New York?

Mi morsi il labbro e non gli risposi.

Avevo fatto una scelta, dovevo fare delle telefonate e le prime persone con cui ne avrei parlato sarebbero state Adrien e mio figlio.

Luka era già al corrente delle mie scelte e non aveva criticato, anzi mi appoggiava e si era offerto di andare a New York a sistemare le ultime cose.

Ma non volevo rompergli più di tanto, soprattutto ora che la casa discografica gli aveva dato il via per un Tour.
Non mi aveva detto nulla perché non voleva togliermi il tempo che dedicava a me e mio figlio. Ma non era giusto: Ezechiele non era suo figlio ed era ora che lui si facesse una vita.

E quindi si. Avevo fatto la mia scelta.

                            ***

Quando mio padre suonò il campanello non ci volle molto prima che la porta si aprì rivelando la figura alta e slanciata di Adrien.

Ci guardò perplesso.

- Sei scappata dall'ospedale? - mi chiese con uno strano luccichio negli occhi.

- Vorrei dirti di sì ma visto che ci sono mio padre e mia madre... -

Un sorriso gli illuminò il viso.

- E c'è un motivo del perché sei qui? - mi chiese.

- Ma...se la tua offerta è ancora valida... -

- Mamma! - esclamò Ezra quando si accorse della mia presenza.

Mi corse incontro come una furia e mi abbracciò. Riempiendomi di baci.

Lo strinsi a me con il braccio funzionante.
Dio quanto mi era mancato il mio bambino in quei giorni!

- Che bello! Stai bene allora? - mi chiese quando si staccò per guardarmi bene.

- Abbastanza - dissi sorridendogli e arruffandogli i capelli.

Lui guardò Adrien con gli occhi che gli brillavano.

- Quindi se sei qui... - fece il biondo.

Annuii.
Non serviva altro per fargli capire che avevo accettato la sua offerta.

- Sarai in grado di occuparti di lei...di entrambi? - gli chiese mia madre dubbiosa.

- Assolutamente - rispose lui - Anzi, vi ringrazio per...per permettermi di occuparmene -

Mamma mi lanciò un'occhiata e poi guardò lui.
Il suo sguardo si addolcì.

- Va bene. Conto su di te Adrien - disse.

                              ***

- E poi papà mi ha portato a vedere quella cosa...Mh, non mi ricordo come si chiama - disse Ezra facendo una faccia dubbiosa.

Ero distesa nel letto di Adrien perché il dottore mi aveva detto che dovevo stare allungata il più possibile e non faticare.

Mi trattenni dal ridere.

In quei giorni si era divertito parecchio con Adrien, non lo vedevo così felice da tempo.

Ma la cosa che mi scaldava il cuore non era tanto il fatto di poter passare, finalmente, del tempo con mio figlio ma il fatto che si era abituato a chiamare Adrien papà come se lo avesse sempre fatto.

Ed era una cosa stupenda.
E il mio gattino era un padre eccezionale.
Non mi sarei più permessa di dubitare di lui.

- Ezra perché non fai riposare un po' tua madre? - chiese Adrien entrando in camera da letto.

- Uff...ma non la vedo da giorni - si lamentò mio figlio.

- Lo so, ma adesso deve riposare, potrai toglierle la pelle più tardi - disse lui - E poi in TV sta iniziando quel programma che ti piace tanto -

Ezechiele non se lo fece ripetere due volte: mi lasciò un bacio sulla guancia e schizzò via come un fulmine.

- Come...non ci hai messo molto tempo per imparare - gli dissi stupefatta.

- Non per dire nulla...ma quel bambino mi somiglia abbastanza - mi disse.

- Si lo so -

Lo sapevo perfettamente.
Ne avevo avuto la prova talmente tante volte che avevo perso il conto.

Se in passato avessi avuto dei dubbi sul fatto che Ezechiele fosse figlio di Adrien erano stati dissipati con gli anni.
Crescendo aveva preso sempre di più il comportamento di Chat Noir, la sua golosità e i suoi gusti.

E per Adrien non era stato difficile capire quella piccola peste.

Il modello si sedette sul letto e mi guardò.
Il suo sguardo era strano e non mi piaceva.

- Che succede? - chiesi.

- Una volta che sarai guarita...tornerai in America immagino - disse.

Ecco appunto.

- Io... -

- Volevo solo farti sapere che troverò il modo di far funzionare le cose, mi trasferirò lì se necessario e se non mi vuoi intorno non mi importa, voglio passare del tempo con Ezra, anche senza avere a che fare con te se non vuoi - spiegò.

Scossi il capo.

- Ti voglio tra i piedi Adrien e non ti negherò Ezechiele, non più - dissi - E poi...non è necessario che tu ti trasferisca -

- Che significa? - mi chiese confuso.

- Significa che torno a Parigi - confessai - Ho parlato con il mio capo e ho chiesto se potessi aprire una sede qui e mi ha dato l'ok. Dovremmo traslocare e trovare una casa più grande, dovrò trasferire Ezechiele ad un'altra scuola e...ci vorrà del tempo ma... -

Non finii la mia spiegazione che mi ritrovai stretta tra le braccia di Adrien e con il viso sprofondato nel suo petto.

- È la cosa... è la notizia più bella che potessi darmi - mi disse.

Sorrisi sulla sua maglia e lo strinsi a me...




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