Eccomi qui su questo autobus mi chiedo ancora se sia la cosa giusta da fare, ma ormai non posso più tornare indietro...l'unica soluzione è questa partenza, un nuovo inizio di un lungo viaggio.
Questo sarà un viaggio con andata e ritorno...ne sono più che sicura.
Se mai tornerò in questa città, su queste strade e in quella casa, sarà perché ho fatto pace con il passato...accetterò la persona che sono diventata.
Ancora una vota mi soffermo nel pensare quanto le decisioni prese nel passato abbiano cambiato il mio modo di pensare e agire, se sono arrivata a tal punto di volermi sentire libera e viva per la prima volta.
Mille domande mi assalgono nella mente per via di mio padre. Mia madre mi ha detto che non sa minimamente della mia esistenza...Come mi presento? Che gli dirò? Chi sa com'è?Gli assomiglierò?Avremo qualcosa in comune?...Ma soprattutto mi accetterà?
L'unica cosa certa è che domani mattina sarò a Napoli da mio padre...Mi fa strano dirlo ma è cosi, se non fosse stato per Anna...Io l'ho sempre definita come una zia, per lei non sono mai stata semplicemente la figlia della migliore amica... mi ha sempre trattato come se fossi sua figlia. Grazie a lei so dell'esistenza di mio padre.
Mi sta salendo un gran mal di testa, questa settimana sono successe troppe cose. Decido di mettermi a dormire durante il tragitto.
«Signorina.»Sento una voce,e lentamente apro gli occhi, noto che è l'autista.
«Siamo arrivati a capolinea.» Mi dice.
«Si...mi scusi ora scendo.» Dico con voce assonnata, affrettandomi a mettermi in piedi.
Scendo dall'autobus e vedo l'autista che mi passa la valigia lo ringrazio, lui sorride e si allontana.
Ora devo capire dove sono, prendo il telefono e vedo le chiamate perse di mia madre e le notifiche dei messaggi...Dicevano tutti la stessa cosa"Dove sei?Torna a casa?Non ti permettere a mancarmi di rispetto in questa maniera..."e altri mille messaggi.
Decido di ignorarla, metto la via di mio padre e l'attuale posizione in cui mi trovo su Maps. Dista all'incirca un'ora, e opto di prendere prima il treno e poi un taxi.
Vado a prendere il biglietto e noto che ho una buona mezz'oretta a disposizione per fare colazione anche se non ho fame ma un caffè e una sigaretta è proprio ciò di cui ho bisogno ora..
Mi soffermo nel osservare la gente, io non sono una di quelle ragazze che sta tutto il giorno fuori casa...non sono associale solo che non fanno per me i posti affollati,ecco perché preferivo uscire per andare in biblioteca è perdermi nelle parole di Virginia Woolf, Jane Austen, George Orwell,e molti altri...oppure mi cimentavo nel leggere libri di storia dell'arte.
Noto di aver finito la sigaretta, decido di iniziare ad incamminarmi verso i binari.
Salgo sul treno, e dico a me stessa...manca poco
Decido di ascoltare un po di musica per far passare il tempo, ad un ceto punto la musica si interrompe e il telefono inizia a vibrare, mi stava chiamando Anna.
«Come stai?»Mi chiede, e noto subito dalla sua voce che è abbastanza turbata.
«Preoccupata...ma tutto sommato bene.» Rispondo cercando di rassicurarla.
«Senti...ti volevo dire che nel caso tuo padre non vuole tenerti con te...bhe ecco puoi venire a vivere con me. »Mi dice.
«Sinceramente non so se sia il caso che io torni in dietro...adesso.» Le dico.
«Non ce ne bisogno scegli qualsiasi città e andiamo a viverci insieme.» Mi dice lei ridendo, so che lo farebbe, anche se non è veramente mia zia, sono veramente sollevata nel sentire quelle parole...lei c'è stata è ci sarà sempre per me.
L'unica figura femminile che mi sia mai stata affianco,senza giudicarmi e reputarmi una persona "sbagliata"...come diceva mia madre.
Non riesco ancora a capire come lei è mia madre siano diventate così tanto amiche...è proprio vero che gli opposti si attraggono.
Scaccio via quei pensieri e mi concentro sulla conversazione.
«Certo...» Le rispondo.
«Poi richiamami appena puoi tesoro, cosi mi racconti tutto.»Mi dice, ora sento nella sua voce serenità ora che ha sentito che sono viva.
Le rispondo un semplice okay prima di chiudere, noto che mancano solo 3 fermate prima di scendere.
Trovo subito un taxi, noto che ci stiamo spostando in periferia, mi soffermo ad osservare il paesaggio, così silenzioso...mi trasmette una sensazione di tranquillità e calma, mi abbandono e decido di rilassarmi e godermi ogni istante.
Dopo un quarto d'ora il tassista mi dice che siamo arrivati.
Una casa abbastanza grande compare d'avanti ai miei occhi, controllo ancora una volta che sia l'indirizzo giusto e vado verso la porta.
Suono al campanello e un uomo viene ad aprirmi la porta, sarà lui?
Anna mi aveva detto che si chiamava Vittorio.
«Vittorio?» Chiedo io con voce insicura.
«Si. »Mi risponde a quel punto perdo un battito, faccio un respiro profondo.
«Ciao, papà .»Gli dico ...
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Forget...( REVISIONE)
Teen FictionDobbiamo accettarlo, la vita è imprevedibile...questo cammino ci pone di fronte a situazione difficili, scelte sbagliate, ostacoli da abbattere e superare. Allo stesso tempo non riesco a capire, se scappo dalla verità o da me stessa? Forse è solo un...