Non si ricordava il suo posto magico in quel modo.
Occupava decisamente molto più terreno, gli sembrava ancora più enorme di quanto non fosse il giorno precedente, il verde scuro dell'erba quel giorno risaltava molto di più dato che il sole splendeva maggiormente, nonostante fossero le prime ore del mattino e il fiore al centro ora si vedeva chiaramente che era un girasole. Giallo, soffice, bellissimo.
Harry decise di avvicinarsi a quell'incanto per gli occhi tanto per esaminarlo meglio.
Una volta arrivato potè constatare che il fiore fosse alto quanto lui e si mise a scattare foto come ipnotizzato.
Amava fare foto, riprendere in un unico scatto la bellezza di qualcosa di indimenticabile, qualcosa che anche se nei tuoi ricordi ci sarebbe sempre stato avresti potuto comunque vederlo impresso sulla carta, su uno schermo, su un muro magari. Harry amava l'arte. Amava fotografare, appunto, dipingere, disegnare, talvolta scrivere, ma preferiva comunque fare qualcosa con i colori.
Ecco, se c'era qualcosa che Harry amava più dell'arte erano sicuramente i colori. Ogni gradazione nuova di colore che notava nella quotidianità lo portava a fantasticare e a pensare su dove o su cosa potesse stare bene quel colore, a quali altri colori potevano nascere se veniva mischiato con altri; era sicuro che avesse visto ogni tipo di colore, ma quello che aveva visto quella mattina lo aveva colpito nel profondo, nel cuore, aveva lacerato i suoi occhi e gli aveva mandato in tilt il cervello.
L'azzurro degli occhi del ragazzo che lo stava guardando al 'Félicité' era strano, ma di uno strano che è allo stesso tempo bello e difficile da capire.
Quegli occhi sembravano stessero cercando di scrutarlo a fondo e lui avrebbe tanto voluto scattargli una fotografia, stamparla mille e mille volte ed appenderla sulle pareti della sua camera fino a non riuscire più ad intravedere nemmeno una piccola parte di muro.
Sentiva il bisogno di dover rivedere quel colore che gli era entrato dentro, ma non aveva idea di come potesse fare, alla fine a Parigi abitavano più di due milioni di persone, sarebbe stato letteralmente impossibile rivederlo.
Si risvegliò dai suoi pensieri e si accorse di essersi seduto e che l'erba era davvero alta da quel punto.
Scattò una foto.Il cielo azzurro era invaso a chiazze da qualche nuvoletta grigiastra che ricordava giusto che il cielo non sarebbe stato così limpido ancora per molto, e che l'azzurro presto si sarebbe trasformato in grigio spento. Azzurro..
Scattò una foto.Il gambo del girasole era leggermente incurvato e aveva delle striature che andavano dal verde all'azzurrognolo chiaro.
Scattò una foto.Decise che aveva bisogno, doveva fare una foto dall'alto per riprendere tutta la sua intera bellezza, ma avrebbe dovuto possedere un aereo o una torre molto alta..ma hei, che diamime, si trovava nella città dove stava la Torre Eiffel e guarda caso era a poco da lì, dalla cima sarebbe di sicuro riuscito a prenderlo tutto in uno scatto.
Si alzò deciso e si diresse a passi larghi verso la costruzione, contento per quella nuova decisione. Prima di arrivare a Parigi si era prefissato di dover iniziare una nuova vita, di cancellare il suo passato e vivere come se non ci fosse stato un domani; certamente il suo passato era difficile da dimenticare, era stato molto turbolento, la perdita del padre, o meglio, la fuga del padre da casa con un'altra donna, le discriminazioni sessuali.
Ci conviveva più o meno da tre anni con quest'ultime e all'inizio erano davvero insopportabili, troppo per una persona fragile come lui, poi piano piano aveva cominciato a non dare più ascolto alle voci che lo umiliavano, ma dentro il peso era troppo grande da reggere.
Aveva cominciato a fumare, fumare per dimenticare, fumare per sfogo, fumare per fumare e basta, perchè ne aveva voglia e quel vizio lo aveva consumato, giusto un po'. Una volta arrivato in quella città era riuscito a diminuire di molto la sua dose giornaliera di fumo e in parte aveva dimenticato le voci, tutte le parole che gli erano state dette contro per via della sua omosessualità, ma un'altra parte gli risuonava continuamente nelle orecchie e faceva davvero male.
Era perso nei suoi pensieri e non si accorse di aver accellerato e di aver aumentato la grandezza delle sue falcate, così da poter raggiungere la sua meta al più presto. Non si accorgeva mai dei suoi comportamenti, delle azioni del suo corpo che partivano prima di tutto dal cervello, ma questo solo perchè pensava troppo e troppo spesso, il suo cervello era sempre occupato da altri pensieri. Arrivò ai piedi della torre e lì allora cominciò a salire, ma a piedi, perchè in ascensore non c'è decisamente divertimento.
Arrivato al primo piano guardò giù per vedere se il prato si vedesse bene, ma l'obbiettivo della sua macchina fotografica non riusciva ad inquadrarlo tutto.
Guardò sopra di sé: il ferro battuto della torre non avrebbe mai smesso di colpirlo.
Scattò una foto.Sali ancora più in alto, ma decise di arrivare direttamente alla cima. Sorrise. La vista era perfetta. Scattò una, due, tre, quattro, miliardi di foto e poi si compiacque per il suo "piccolo" angolo di paradiso. Rimase a guardare quello spettacolo per un tempo indeterminato, fino a quando notò che il sole si stava abbassando lasciando spazio semplicemente alle nuvole e ad una luna fioca.
Si voltò per tornare nella sua nuova casa, quando qualcosa di familiare catturò la sua attenzione, o meglio, qualcuno..ma certo! Come aveva potuto dimenticare quegli occhi? Rimase a fissare il ragazzo dagli occhi azzurri di quella mattina e cercò di ricordarne più particolari possibili; era estasiato da quella vista, ci aveva pensato a lungo quella mattina e ora eccolo lì, di nuovo davanti a lui.
Il ragazzo stava fissando un punto impreciso all'orizzonte e Harry riusciva a vedergli solo il profilo, ma avrebbe tanto voluto rivedere il suo volto per intero ancora una volta.
Come se gli stesse leggendo il pensiero, lo sconosciuto si voltò e quando parve essersi accorto di lui puntò dritto nei suoi occhi. I loro sguardi si incrociarono per la seconda volta quel giorno e quello sguardo sembrò durare un'eternità, un'eternità però terminata da una corsa che sembrava quasi una fuga da parte di Harry.
Non sapeva di preciso perchè l'avesse fatto, ma sapeva che l'azione che aveva compiuto appena prima di scappare era forse stata la migliore della sua vita e mai e poi mai se ne sarebbe pentito.
Sì perché Harry, prima di correre, scattò una foto.
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Sunflower - Larry Stylinson
FanfictionGres. Una persona attirò il suo sguardo. Non l'aveva vista quando era entrato. Era un ragazzo alto, capelli ricci e scomposti, fissava il cellulare, ma non digitava niente, lo guardava insistentemente e basta. A tracolla portava una macchina fotogra...