Otto: No control

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Era quasi trascorso un mese e mezzo dal bacio e dall'inizio del viaggio di Louis insieme ad Harry, viaggio che non si poteva esattamente definire tale, perchè nonostante le loro menti vagassero, fisicamente rimanevano a Parigi, anzi, al loro prato.

Era diventato loro nel momento in cui avevano cominciato a trascorrerci le giornate dalla mattina presto alla sera e così anche per il giorno successivo e quello dopo ancora. Il loro rapporto era diventato più intimo, parlavano spesso anche di cose personali, sapevano molto l'uno dell'altro e ogni tanto si scambiavano qualche bacio, appassionato o meno che fosse; non stavano propriamente insieme, era l'unica cosa di cui non avevano parlato, ma se un estraneo li avesse visti insieme avrebbe certamente pensato che fossero fidanzati.

Harry amava pizzicare il fianco a Louis e toccargli la pancia, principalmente perchè dava fastidio al maggiore e le sue lamentele scherzose lo facevano ridere, ma anche perchè la sua risatina mentre cercava di divincolarsi era il suono più bello che avesse mai sentito.

Ogni giorno che passava era sempre più convinto di essere innamorato di lui, ma stavano così bene senza avere un titolo, una targhetta che li definisse per quello che erano insieme, e così non si era mai sbilanciato troppo parlando con lui di queste cose così sdolcinate.

Quella mattina era forse la prima in cui avrebbero fatto qualcosa di diverso dal raggiungere il loro ritrovo perchè Louis aveva trovato un piccolo appartamento e voleva sistemare le sue cose insieme ad Harry. Si incontrarono davanti al Félicité e si salutarono con un cenno normalissimo per poi intraprendere silenziosamente la strada per Harry sconosciuta vero la nuova casa di Louis.

Ci vollero circa dieci minuti a piedi quando si trovarono davanti ad un grande edificio bianco che aveva della leggera edera rampicante che stava crescendo attorno ad una finestrella in alto.

-È un condominio pieno di vecchietti tanto carini -esordì il maggiore stringendo poi nella sua mano piccolina il polso dell'altro e trascinandolo all'interno.

Fecero tre rampe di scale quasi correndo e si fermarono solo quando videro la porta numero 14.

Louis estrasse le chiavi che gli avevano consegnato il giorno prima, le inserì nella toppa e girò lentamente, come se volesse gustarsi quel momento. Aprì ancora più lentamente e sorrise, uno di quei sorrisi che Harry amava anche più della sua risatina. Lasciò la maniglia della porta ed entrò, fiero ed entusiasta, facendo una piccola giravolta su sè stesso e allargando le braccia al cielo.

-È meraviglioso Harry! Ce l'ho fatta! -corse verso il riccio che lo guardava con un sorriso che partiva da un orecchio e arrivava all'altro e, ovviamente, mostrava quelle fossette dove Louis era solito inserirci il dito e stuzzicarle.

Si abbracciarono stretti come se fosse stata l'ultima cosa che avrebbero fatto nella loro vita e poi si guardarono negli occhi, uno sguardo profondo e sincero, pieno di parole omesse che però in momenti come quelli diventavano indispensabili.

Il castano si sporse leggermente in avanti e fece scontrare le sue labbra contro quelle di Harry in modo delicato, ma allo stesso tempo deciso. Uno schiudersi di bocche, due lingue che si incontravano, rendendo il tutto molto più appassionato.

Sempre con le labbra incollate il maggiore spinse Harry contro il muro e cominciò a toccarlo ovunque, le clavicole, i capelli, le braccia, il petto, mentre l'altro stava fermo perchè ipnotizzato da tutta quella meraviglia. Riusciva a pensare solamente ad una cosa, ma aveva paura a dirla ad alta voce, paura di stare correndo troppo, paura di essere in qualche modo rifutato.

Odiava la sua testa, era così..caotica.

La mandò al diavolo e si staccò da Louis per guardarlo in faccia e -Ti voglio mio -disse.

Sunflower - Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora