Inutile dirvi come andò a finire. Inizialmente era quello che volevo o così mi ostinavo a ripeterlo nella mia testa. Il tutto iniziò con un romantica serata fuori e messaggi dolci nel bel mezzo della notte. Non passò molto tempo da quando cominciò a pesarmi il fatto di condividere il mio appartamento con lui. Vivevamo una routin tipica della classica coppia perfetta, di quelle che si vedevano nei film: mattine con pancakes e il cioccolato, la sera con candele e rose, infine finivamo con il nascondere il terribile danno e le ferite che gli stavo provocando sotto le coperte. Antony era sempre più preso e più si innamorava, più io mi allontanavo. Lui usciva sempre per lasciarmi spazio per studiare e alla sera tornava con del cibo cinese e la solita rosa perché sapeva esattamente come comprarmi. Quei pomeriggi non li passavo studiando, preferivo chiamare Matt. Terribile da pensare a quanto mi faceva stare bene quel ragazzo e i suoi abbracci erano la cosa che mi rendeva più felice in quel casino che avevo combinato. Matt sapeva tutto di Antony e di certo non condivideva il mio comportamento ma non giudicava. Non gli raccontai mai quanto Antony mi facesse sentire più vuota di quanto non lo fossi già. Era un tale casino che solo Matt riusciva ad aggiustare. I nostri pochi pomeriggi passati insieme li trascorrevamo divertendoci e magari qualche volta uscendo dalla nostra solita routin andando a bere qualcosa in un bar qualunque. Non ci importava dove andassimo o dove ci trovassimo basta che c’eravamo noi due e tutto andava bene. In quel periodo non parlavamo molto di Diego, forse perché non avevo voglia di ricordarmene o magari dovevo solo mettermi l’anima in pace sul fatto di poter sperare in qualcosa. Matt aveva già capito tutto senza che io dicessi nulla, ed era questa la cosa sorprendente . Fortunatamente riuscivamo a capirci senza dire una parola e lui capì subito che non era Antony la persona adatta che mi avrebbe resa felice, lui sapeva esattamente cosa volessi, o per meglio dire chi volessi. Francesca non spariva mai dai nostri discorsi e io guardandolo percepivo nei suoi occhi quanto gli mancava, non passava molto che dicevo una stupidaggine e continuava a sorridere come sempre. Arrivati a casa tutto tornava normale, lui con il suo pensiero fisso impresso nella mente e io con i miei atteggiamenti di puro egoismo che credevo potessero farmi del bene e invece rovinavano me e la persone che avevo accanto. Una sera Antony non tornò a casa per vari motivi di lavoro, io avevo solo 20 anni cosa potevo capirne di tutti quei fogli, a malapena riuscivo a capire me stessa e i quel mucchio di libri dell’università. Quella sera ero sul mio solito balcone e fumare e a godermi quella vista che faceva sembrare tutto più bello e quella città così piena di opportunità che in quel momento sentivo mancarmi. Fumavo e pensavo, atroce miscuglio per persone evidentemente tristi. Pensavo a Diego e a quanto mi era rimasto in mente per tutto quel tempo che sembrava l’unica cosa di cui avessi bisogno senza nemmeno che ci conoscessimo. Fu proprio lì che capii che non era la mia mente ad essere confusa, nulla è stato mai così chiaro. Da quando Antony era entrato a far parte della mia vita pensavo a Diego più di quanto già non facessi prima anche se apparentemente mi sembrava solo una cotta da scolaretta con vari complessi mentali. Pensandoci mi sono sentiva insignificante e piccola rispetto al mondo, come se non fossi mai cresciuta allora decisi di prendere una scelta che credevo avrebbe risolto la situazione che avevo creato per il mio puro e stupido egoismo.
Chiamai Antony con tono dolce gli dissi:’’ Amore, quando torni a casa?’’
Lui sorpreso della mia chiamata risponde che sarebbe tornato anche subito se ne avessi avuto bisogno, mi disse che per me avrebbe fatto qualsiasi cosa. Era il solito tipo romantico e sdolcinato di qualche mese fa che baciai davanti quel teatro. Gli dissi di passare subito poiché dovevamo parlare. Dopo mezz’ora passata ad ammirare la mia splendida vista, sentii suonare il campanello e subito spensi la sigaretta ed andai ad aprire. Appena mi vide mi baciò come faceva di solito e io di getto gli dissi senza pensarci un attimo: ‘’Antony ricordi il nostro primo bacio?’’
Confuso disse:’’ si, piccola perché?’’
‘’Ecco, io volevo quelle attenzioni ma da qualcun altro. Mi dispiace, meriti di più di come ti ho trattato io.’’
‘’Era tutto finto?’’
‘’Non voglio vederla così, ma è bene finirla qui.’’
Non parlava, mi guardava. Lasciò la rosa che puntualmente mi comprava ogni sera sul tavolo prese tutta la sua roba e senza fare troppe domande uscì dalla porta. Io senza pensarci misi la rosa accanto alle altre in un vaso con dell’acqua e successivamente mi fumai una sigaretta. Mi scese una lacrima per le ferite che gli avevo provocato e come Antony uscì rapidamente da quella porta, in pochissimo tempo mi accorsi che uscì anche dalla mia vita con altrettanta facilità.
Ero sul balcone e come al solito squillò il telefono, credevo fosse un messaggio di Matt, magari voleva semplicemente parlare, ma guardando lo schermo vidi che era Diego. Ma guarda che strana la vita, è solo un intreccio di banali coincidenze pensai.
STAI LEGGENDO
Perché tu, nonostante tutto, eri l'unica cosa di cui avevo bisogno.
RomanceArianna, semplice studentessa universitaria, racconta la sua storia. Intrecci di pensieri dominano la sua mente e sembrano fermarsi solo quando entra a far parte della sua vita Matt. Nata come una semplice amicizia i due si accorgono che qualcosa st...