Capitolo 26

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So già che mi pentirò di quello che sto per fare ma devo. Ci devo riuscire perché è per lei, è per il suo bene. Quando l'ho vista cadere davanti ai miei occhi ho urlato talmente forte da meravigliare me stesso per tutta la voce che ho cacciato. Mi sono sentito terribilmente impotente, inerme mentre la vedevo cadere e non ho fatto in tempo a sorreggerla. Quando siamo andati all'ospedale il senso di colpa mi divorava dentro. È stata tutta colpa mia: se non l'avessi tirata in questa situazione, se non avessi fatto a pugni con Tancredi ora lei sarebbe qui con me, al mio fianco, a sorreggermi come ha sempre fatto dal primo momento, come io non ho mai saputo fare con lei. Gli altri sono tristi, hanno cercato di farmi cambiare idea. Mi hanno detto che non è colpa mia ma non è vero, è colpa mia. Mi hanno sostenuto un'altra volta perché da solo non ce la faccio, non riesco nemmeno ad andare avanti senza qualcuno al mio fianco, mi sento così debole. Da quella maledetta sera non ho capito più nulla. Ma ormai c'è una sola cosa che io possa fare con lei e devo trovare il coraggio di farlo, devo dimostrare a me stesso che ce la posso fare, ce la devo fare. Andrò a parlare con i suoi genitori e poi chiederò un un'immenso favore. Le darò un ultimo addio, le dirò per un'ultima volta "ti amo" e me andrò, scomparirò come sono comparso. Cancellerò qualunque traccia che la riporti da me a partire dai social, cancellerò tutte le nostre stories, i post e chiederò a fan di non creare fanpage su noi e non fare domande. In seguito, forse spiegherò loro cosa è successo. Lei forse starà male all'inizio ma quando tornerà a casa mi dimenticherà, dimenticherà la nostra breve ma intensa storia. Io, invece, so già che starò male ma andrò avanti con il pensiero di farla stare meglio. Mi mancherà ma mi farò forza e con me ci saranno sempre i miei amici.
<<Lo sai che stai per fare la tua più grande cazzata?>> mi dice Diego.
<<Non è vero, lei starà meglio>> rispondo.
<<Meglio?! Senza il suo fidanzato?>> dice Gian.
<<Troverà ragazzi migliori di me, ragazzi che la meritano>> rispondo continuando a restare della mia opinione.
<<Quando la smetterai di sottovalutarti? Quando Lele?>> dice Vale.
<<Bro, io non mi sottovaluto. Ma lei è troppo per me>> sto per continuare ma si intromette Edo.
<<Lele, io ho fatto una promessa e sono disposto a tutto pur di mantenerla. Non lo fare, sai anche tu che ti pentirai e che starai male>>
<<Se non lo faccessi sarei solo un'egoista, uno stupido egoista che pensa a far star bene sé stesso invece che il proprio amore>>
<<Starà male anche lei. Te lo metti in quel cervello che ti ritrovi?>> insiste Diego.
<<Senti Lele, so che non ti faremo cambiare idea perché sei troppo testardo. Sappi però che ci sarò quando avrai bisogno, l'ho promesso>> continua Sespo abbracciandomi.
<<Edo, cosa hai promesso? A chi hai promesso qualcosa?>> gli chiedo.
<<Prima che lei partisse mi ha chiesto di starti accanto, aveva paura che combinassi una delle tue cazzate. Proprio come stai per fare>>
<<E tu hai promesso?>>
<<Sì, le ho promesso di aiutarti in qualunque momento e lo farò. Io la promessa la manterrò>> mi risponde e io lo abbraccio.
<<Perché per una volta non pensa a lei? Perché?>> dico scoppiando nuovamente in lacrime.
<<Perché ti ama — arriva Cecia – E tu ami lei. Lele, io non ti vedevo felice da molto finché non è arrivata lei. Ascoltami, non ti impedirò di fare quello che ritieni giusto ma sappi che io continuerò a starti accanto nonostante io pensi che stai commettendo un errore>>
<<Io non so più che fare. Se continua a stare con me, soffrirà ancora di più. Per colpa di Tancredi, di Giulia ma soprattutto per colpa mia. Perché io sono solo uno stupido ingenuo che ha sempre bisogno di qualcuno accanto come un bambino. Mi sento debole e indifeso ed è per questo che Tancredi e Giulia stanno contro di me. Lei è in quella stanza, su quel lettino d'ospedale perché per difendere me si è messa Giulia e Tancredi contro. Io non me lo perdonerò mai e sarà peggio se continua a stare con me e riaccadrà di nuovo>> mi sfogo davanti a tutti continuando a piangere come un bambino.
<<Basta incolpati. È stata quell'essere di nome Giulia a lanciarla sulla strada. Okay?>> mi dice Zoe
<<È stata lei ma per colpa mia>> insisto.
<<Ragazzi, mi sembra ovvi che non cambierà idea quindi lasciamo scegliere lui. Noi resteremo comunque>> ferma il dibattito Ros.
<<Fai quello che ti senti di fare>> dice Marta cercando di calmarmi.
<<Noi saremo qui, come ci siamo sempre stati>> dice Elisa.
<<Grazie ma ora devo andare>>
Mia alzo, mi asciugo le lacrime e vado verso la sua stanza. La guardo lì stesa su quel lettino e mi do forza avvicinandomi ai suoi genitori.
<<Potrei parlarvi un minuto?>> chiedo.
<<Se è importante...>> dice il padre.
<<Non vi pentirete>> dico.
<<Dicci pure allora>> dice la madre.
<<Ho deciso di andarmene. Chiederò alle sue amiche di dirle che era un sogno di questi due giorni. Me ne andrò e scomparirò dalla sua vita. Non mi rivedrete più>>
<<Penso sia una buona idea, lei sarebbe tornata a casa da noi senza di te comunque. Almeno ti allontanerai di tua spontanea volontà>> dice il padre.
<<Spero che sarà felice. Vi chiedo solamente di ascoltarla di più, ne soffre>>
<<È troppo testarda ma ci proveremo>> dice la madre.
Annuisco leggermente e mi allontano. Faccio un respiro profondo: ormai è fatta. Vado dalle sue amiche e ci guardiamo qualche secondo prima che io parli.
<<So che nemmeno voi sarete d'accordo con quello che vi sto per chiedere ma vi prego di farlo>> dico.
<<Che intenzioni hai Lele?>> mi chiede Costanza. Forse ha capito le mie intezioni.
<<Quando si sveglierà lei dovrà sapere che tutto questo è un sogno, che non è mai accaduto. So che sarà difficile ma fatelo>>
<<Lele...>> inizia Giada ma la fermo prima che continui.
<<Vi prego...>> dico e me ne vado prima che possano dire altro.
Il giorno dopo siamo ancora qui ad aspettare che si svegli. Mi si avvicina Giada.
<<Si è svegliata. Le abbiamo detto che forse lo avrà sognato. Non so se hai fatto la cosa giusta ma voglio solo dirti che noi resteremo con lei. Stava male, le si leggeva negli occhi e piangeva>> mi dice e io l'abbraccio.
<<So che è stato difficile ma è meglio che lei pensi sia un sogno, è per il suo bene. Grazie>>
<<Non scomparire da noi. Non lo saprà>>
<<Ci sentiremo, lo prometto. Ma ora ho bisogno di  un po' di tempo>>
<<Quando vuoi. Ci sentiamo Lele>> lei si allontana e io mi alzo per andare vicino alla stanza della sua stanza. Vedo che dorme così entro. Mi avvicino al suo letto e le prendo la mano.
<<Ti amo, non lo dimenticare mai. Addio>> le do un bacio sulla fronte ed esco.
È finita. Starà bene, tornerà a sorridere e a me basta sapere questo per stare bene. Mi mancherà e starò male ma mi riprenderò.
Esco da lì non ce la faccio a restare se so che lei è a pochi metri da me e non posso vederla, toccarla o ascoltare la sua voce.
Dopo una settimana, lei è ancora in ospedale. La dimettono oggi e ho deciso che la andrò a salutare. La vedrò uscire con le sue amiche e i suoi genitori ma lei non mi vedrà, non più.
Eccola che esce dal cancello dell'ospedale: il sorriso sulle labbra, gli occhi raggianti. Accompagnata dalle amiche si allontana da quest'orribile edificio. La guardo un'ultima volta e poi me ne vado anch'io. So di aver detto "un'ultima volta" molte volte ma non è facile, è difficilissimo quando ce l'hai a poca distanza da te. Ormai è fatta, addio Gina.

Tutto cominciò su quel trenoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora