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Osservo il grande complesso di palazzi e sospiro. Sono brutti e tutti schifosamente uguali, eppure non mi lamento. Sono sempre meglio di Corviale, un comune di Roma in cui ho vissuto fino ad ora. Quello sì che era un posto di merda.
Una bambina mi passa accanto, è bellina: ha dei capelli mori abbastanza corti che ricadono in boccoli lucenti sulle sue spalle. Gli occhi scuri sono grandi e un sorriso è dipinto sul bel visino.
"Scusa, hai visto Vincè?" La sua voce è dolce ma decisa, mi sorride mentre parla e mi guarda dritta negli occhi.

"Non conosco alcun Vincè" le dico, lei abbassa leggermente lo sguardo, perde per un attimo il sorriso ma poi lo recupera subito, tornando a guardarmi negli occhi.

"Non ti ho mai vista qui" afferma, sembra confusa.

"Mi sono trasferita oggi, vivo lì." Le indico una dei palazzi e lei annuisce. "Sono uscita per vedere il quartiere." Concludo e lei sbarra gli occhi.

"Sei uscita da sola?" Annuisco. "Non dovresti."
Ma che cazzo? Questa bambina avrà cinque anni e viene a dirmi di non uscire sola. Dovrebbe essere il contrario.

"E perché non dovrei uscì?" Lei ridacchia leggermente e poi mi osserva mentre estraggo una sigaretta e la porto alle labbra.

"Perché sei sola e nessuno ti conosce. Qua t'ammazzano." Non rimango stupita dalle sue parole, anche a Corviale era così. Fortunatamente lì ci sono nata, quindi conoscevo tutti.

"E senti 'n po' ragazzina, perché tu sei in giro sola?" Le domando portandomi la sigaretta alle labbra per poi fare un lungo tiro.

"Perché io sono la sorellina di Vincè. Nessuno mi farà del male." Annuisco.

"Ma chi cazzo è questo Vincè sorè." Chiedo infastidita. Non sto capendo un cazzo.

"Te l'ho detto! È mio fratellooo" dice la ragazzina allungando la "o". Che tipetta .
"Oh, che sbadata. Io sono Giulia." Mi porge la piccola mano e io mi piego sulle ginocchia, abbassandomi alla sua altezza. La guardo negli occhi e lei non distoglie lo sguardo. Mi piace.

"Sono Bianca." Le stringo la mano e lei sorride mostrando i picccoli dentini. "E dimme Giù, quanti anni c'avresti tu?" Chiedo, buttando la cicca a terra.

La bambinetta mi fa un cinque con la mano e poi mi si avvicina. Prende la mia mano e mi trascina verso i grandi palazzi, più precisamente nel mio.
"Ti faccio vedere dove vivo io, così poi puoi venire a trovarmi."
Lascio la sua mano ma continuo a seguirla, quando passiamo davanti ad un parchetto vedo un gruppo di ragazzi che ci osserva insistentemente.

"GIULIA!" Un ragazzo alto, con una leggera barba e capelli neri si dirige nella nostra direzione. "Cosa ci fai qui? E chi è lei?" Chiede, guardandomi torvo.
Lo osservo con indifferenza, estraggo una sigaretta dal pacchetto per poi portarmela alle labbra, sotto il suo sguardo di fuoco.

"Se me continui a guardà così piglio fuoco fratè." Dico, lui aggrotta le sopracciglia e fa per ribattere ma la piccola al mio fianco lo interrompe.

"Tranquillo Marco, lei è Bianca. Si è trasferita oggi e-"

"Da Roma presumo." La interrompe Marco. Ghigno divertita e annuisco.

"Fammi finire Marco! Dicevo, l'ho trovata che girava sola allora l'ho salvata." Dice fiera, gonfiando il petto e io scoppio a ridere. Le posso una mano in testa scompigliandole i capelli mori e Marco ridacchia divertito.

"E tu cosa ci facevi in giro da sola?" Domanda allora il moro, accendendosi una sigaretta.

"Cercavo Vincè. Sai dov'è?" Il moro annuisce.

"Si ma non preoccuparti, torna questa sera." Questa volta è il turno della ragazzina di annuire. Dopo aver salutato Marco la bambina mi guida all'interno di un palazzo, sale le scale saltellando e io la seguo sbuffando.
Percorriamo un corridoio all'aperto e ad un certo punto ci stoppiamo, davanti ad una porta uguale alla mia.
"Qui ci vivo io - mi indica la porta - se vuoi qualche volta puoi venire." Dice dolcemente.

"Figo Giù. Io vivo proprio qui." Le indico una porta che sta un appartamento dopo il suo.

"Stratopico!" Scoppio a ridere.

"Che cazzo hai detto?"

"Lo dicono sempre ai cartoni! Vincè mi dice di dire le brutte parole ma la mamma non vuole." Ridacchio.

"Vabbè Bibi, io vado a fare merenda! Un giorno ci vediamo?"

"Bibi?"domando confusa.

"Si perché ti chiami Bianca. Bibi mi piace." Ridacchio per poi scompigliarle i capelli.

"Ci vediamo Giù" la saluto, poi mi volto e mi dirigo verso il mio appartamento. Abbasso la maniglia e, quando sto per entrare, la voce della bambina mi blocca.

"BIBI!" Mi volto e lei mi sorride dolcemente, poi continua. "Benvenuta a Rozzano."

Sorrido.

Rozzano || PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora