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Lascio lo straccio della cucina sul lavandino mentre mio padre borbotta qualcosa in sottofondo. Lo odio. Nemmeno prima che mamma se ne andasse era un padre modello, ma almeno non era un fottuto alcolizzato.
Fanculo.

Mi dirigo verso il bagno, tolgo i vestiti e mi faccio una doccia veloce, quando esco mi lego un'asciugamano intorno al corpo e vado in camera. Metto una canzone di Massimo Pericolo, il mio cantante italiano preferito, mentre scelgo i vestiti per stasera. Indosso dei semplici leggings neri e una felpa che qualche ragazzo probabilmente dimenticò qui. Prendo le air force, che una volta dovevano essere bianche, e torno in bagno.
Non mi trucco, mi da fastidio e poi devo solo scendere sotto casa, mica andare al compleanno di Obama cazzo.

Lego i capelli ancora umidicci in una crocchia disordinata e poi torno di nuovo in camera.
La stanza è ancora spoglia, c'è solo un materasso appoggiato a terra e un armadio in cui ho buttato tutti i vestiti a casaccio.
Prendo tabacco, cartine, filtri e il mio amato clipper e sono pronta. Proprio in quel momento il campanello suona, mi affretto ad uscire dalla camera e aprire la porta, prima di mio padre.
"Io me vado a fa 'n giro. Non so quando torno." Urlo per poi chiudermi la porta alle spalle.
Vincenzo è appoggiato con una spalla al muro accanto alla porta, tiene una sigaretta tra le labbra e mi osserva serio.

"Andiamo." Si volta e si incammina verso le scale, senza dire altro. Lo seguo, anche se le sue gambe sono molto più lunghe delle mie e quindi fatico a stare al suo passo.
Quando usciamo dal portone l'aria fredda ci investe, impreco contro me stessa per aver indossato solo la felpa e rabbrividisco.
Vincenzo mi osserva in silenzio mentre porto le mani nella tasca della felpa per tentare di riscaldarmi. Dopo qualche secondo sbuffa e si toglie il piumino nero della north face, poi me lo porge.
"Dai mettilo." Sembra scocciato.

"Certo che se ti scoccia così tanto puoi anche tenertelo." Lui sbuffa di nuovo e poi mi lancia addosso il piumino senza alcuna delicatezza.
Glielo rilancio.

Piuttosto muoio di freddo, non te la do vinta così fratè.

Lui sbuffa e indossa la giacca, mi fulmina con lo sguardo e io ricambio. Senza dire altro si incammina verso un gruppo di ragazzi seduti su un muretto. Lo seguo.
Quando arriviamo lì tutti gli sguardi sono su di me.
"Lei è Bianca." Non dice altro, si siede sul muretto e si accende una canna.

I ragazzi mi si presentano, riconosco Marco, il ragazzo che ho incontrato il primo giorno ed ho scoperto che è davvero simpatico. Poi c'è Tonino, una forza della natura, mi fa morire dal ridere. Poi Luigi, un ragazzo carino e dolce. Poi Martina, la ragazza di Marco. Me ne sono già innamorata, inizialmente può sembrare timida ma poi è una matta. I due stanno insieme solo da qualche settimana e vogliono vedere come va, ma lei dice di trovarsi davvero bene con lui. Poi ci sono Loris e altri ragazzi con cui non ho parlato molto, non ricordo nemmeno i loro nomi.

A parte me e Martina non ho intravisto ragazze in zona, il che è strano, ma va bene. Mi sono sempre trovata meglio con i ragazzi.
Vincenzo ora è seduto sul muretto, sta parlando con Marco e Loris mentre fuma una sigaretta.
Sto iniziando ad avere seriamente freddo e Martina sembra notarlo.
"Hai freddo ammó?" Un'altra cosa che ho imparato sta sera. Qui a Rozzano si chiamano tutti ammó, e lo amo. Sono tutti una grande e bellissima famiglia.

"Un po'." Ammetto.
Lei mi prende per un polso e mi porta dal suo ragazzo. Quando arriviamo davanti a loro gli sguardi dei tre sono su di noi.
"Ammó, Bianca sta gelando. Le dai la tua giacca?" Marco annuisce e fa per sfilarsi la giacca ma la voce di Vincenzo lo ferma.

"Tranquillo. Faccio io." Mi guarda con un sorrisino fastidioso e io alzo gli occhi al cielo. Mi porge la sua giacca nera e io la indosso sentendo subito sollievo. Si sente tantissimo l'odore di erba e questo fa aumentare la mia voglia di fumare. Purtroppo non so da chi prenderla, mi devo ricordare di chiedere a Vincenzo dove posso comprarla.

Rozzano || PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora