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"Bianca calmati! Cosa succede?" Martina è più in panico di me, mi urla addosso da quando sono uscita dal bagno in tutta fretta e non ha intenzione di smettere.
Gli altri sembrano essersi ripresi, ma sono comunque abbastanza confusi.
Beh, chi non lo sarebbe al posto loro?
Sono uscita dal bagno in tutta fretta, mettendomi a urlare che "sono nella merda fino al collo" e correndo di qua e di là, alla ricerca del mio portafoglio.

Evvai!
Sorrido mentalmente appena lo trovo, per poi correre verso la porta. Prima che io possa uscire però, qualcosa mi prende un polso. Mi volto di scatto andando a sbattere contro un petto di marmo.
"Ora ti calmi e ci dici cosa cazzo hai." la stanza è calata in silenzio da quando Vincenzo si è alzato.

"Non importa Vincè. Scusate se ho fatto sto casino ma devo proprio andare adesso." Senza dire altro sguscio via dalla sua presa e mi catapulto fuori. Corro per i corridoi deserti.
Sto letteralmente congelando ma non ci do peso, tanto sono praticamente arrivata. Entro in casa correndo e mi catapulto in camera, mi spoglio velocemente e indosso i primi vestiti presentabili che trovo. Un paio di jeans neri a vita alta e una canotta di seta con le spalline sottili. Purtroppo non ho altre scarpe, oltre alle air force rovinate, quindi sono costretta ad indossare quelle.
Prendo il piumino di Vincenzo, che è il più carino che ho, e lo indosso. Frugo ancora nell'armadio e questa volta ne estraggo uno zaino nero dell'eastpack, al suo interno ci trovo dei soldi, che mi dovrebbero bastare. Almeno, lo spero.

Respira, cazzo.

Ok. Bianca stai calma.
Facciamo il punto della situazione. Sono pronta, ho abbastanza soldi, ma non so se c'è un fottuto treno che arrivi a Roma in tempo.
Devo cercarne uno.
Apro il vecchio computer e inizio la mia ricerca disperata.

Un'ora dopo sto correndo sulle scale, ho lo zaino in spalla e il fiatone.
Guardo l'orario e noto che sono già le 4:30 di mattina, e il primo treno è alle 5:10.
Non ce la farò mai, cazzo.
Esco dal palazzo correndo, dopo qualche metro, però, mi blocco.

Ma io come cazzo ci arrivo in stazione?

Non ho abbastanza soldi per un taxi,  e figurati se ho una macchina.
Mi serve un passaggio.
Dopo il modo in cui me ne sono andata non posso certo tornare dagli altri e chiederglielo, è fuori discussione.

Noto un gruppetto a qualche metro da me, li osservo per qualche secondo e riesco a notare qualche viso conosciuto. Mi avvicino.
Quando sono quasi arrivata tutti si voltano verso di me, si guardano con dei ghigni poco rassicuranti, ma sono troppo disperata per cercare qualcun'altro.
"Hai bisogno di qualcosa, bellissima?" Mi domanda uno che non ho mai visto, ridacchiando con il suo amichetto.

"Mi serve un passaggio. Ora." Dico con tono deciso. Gli altri si osservano ridacchiando, di nuovo.

"Se ti accompagno? Cosa ottengo in cambio."
Eh che ne so, fratè.
Frugo nelle tasche del piumino, sperando di trovare quello che cerco. Esulto appena le mie mani percepiscono della plastica, la prendo e la mostro ai ragazzi che ho davanti.

È appena scoppiato a ridere?
Sta davvero ridendo?
Porca troia io ti voglio regalare dell'erba e tu ridi?
Ma che cazzo.

"Non me ne faccio niente della tua erba."
Sto per rispondergli male, ma noto nei loro sguardi una scintilla di terrore. Non guardano me, non più. Osservano qualcosa alle mie spalle, quindi mi volto, vedendo Vincenzo che viene verso di me a passo spedito.

"BIANCA." Urla . I ragazzi, che sedevano qui fino a qualche secondo fa, si alzano e inziano ad allontanarsi.

"EDDAI STRONZI! NE HO DAVVERO BISOGNO" gli urlo dietro, faccio per raggiungerli ma una mano mi blocca, afferrando saldamente il mio polso.
Vincenzo mi fa voltare e mi ritrovo a qualche centimetro dalla sua faccia più che incazzata.
Sorrido falsamente nel tentativo di intenerirlo.

"Non ti lascio finché non mi spieghi cosa cazzo stai facendo. Sono quasi le cinque porca puttana." Bestemmia per poi tirare un calcio al bidone della spazzatura. Non mi scompongo e lo fisso indifferente.

"Non sono cazzi tuoi." Mi volto, nel tentativo di allontanarmi ma, ancora una volta, mi afferra il polso con forza. Sospiro sconfitta.

"Devo andare a Roma." Sgrana gli occhi. Mi lascia il polso e mi osserva con sopracciglia aggrottate.

"Quando?"

"Ora" Sbuffa e si passa una mano tra i capelli. Lo osservo. "Ho trovato un treno, ma non faccio in tempo a prenderlo. Posso piglià quello dopo, ma non so come arrivare in stazione." Ammetto.

Sbuffa di nuovo e alza gli occhi al cielo.
"Dovrei essere io quella stressata." Sussurro a me stessa. Lui però mi sente e sorride.

"Hai la capacità di stressare anche chi ti sta attorno." Ridacchia.

Beh, questo è vero.

"Non è vero." Metto il broncio e incrocio le braccia al petto. Lui sorride ancora, poi torna serio e mi fissa.

"Ti accompagno io in stazione." Dice serio. Sto per rifiutare, lui però mi precede. "Non dire no, ti ci porterei di forza." Sbuffo un po', ma poi accetto.

Sorride.

Rozzano || PakyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora