secondo

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Taehyung era bravo, senza alcun dubbio.
Il talento gli era stato donato per diletto divino, a quanto pareva, perché di opere come le sue non se n'erano di certo mai viste. Perfette in tutti i minimi dettagli, erano opera di qualcuno che l'arte non l'aveva mai studiata. I suoi stessi amici non capivano come potesse effettivamente essere possibile; eppure era vero. Taehyung non aveva mai sfiorato un libro d'arte, tantomeno non sapeva chi fossero Monet o quello che tutti chiamavano Van Gogh, che disegnava tutte quelle linee ondulate e dai suoi quadri sembrava che nel suo cuore ci fosse solo del vento. 

Taehyung con l'arte non c'aveva niente a che fare.

Un paradosso, non è vero?

Un artista di strada che in realtà tutto era meno che tale. 

L'arte in tutta la sua esteticità, non era quello che le mani di quel ragazzo moro, dai capelli sempre un po' troppo lunghi, imprimevano sui fogli pieni di grana, che lui stesso tanto amava.
Taehyung era tipo da matite morbide, gessetti, carta ruvida e acquerelli.
Taehyung era il tipo di ragazzo che le mani pulite non ce le aveva mai; era il tipo che aveva sempre lo sguardo perso altrove, i pensieri da tutt'altra parte, ma le mani sempre a disegnare.

Taehyung era il vento che Van Gogh aveva sempre cercato di catturare.

SOSPIRI IN CARTOLINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora