Alla fine Taehyung aveva smesso di disegnare.
Col grande stupore di tutti i suoi amici, gliene parlò quasi subito, invitandoli nel loro solito posto. Era un bar incastonato fra una libreria ed un negozio di souvenir, su una delle vie principali della città: "őszi levelek", foglie d'autunno.
''ma non avevi mica detto che era quello che volevi fare nella vita? parlavi del futuro con due occhi più grandi dei tuoi stessi sogni'' commentò Yoongi, seduto davanti a lui, in quel bar mai troppo tranquillo ma sempre così confortevole. Avevano preso il posto all'angolo, il più appartato di tutti; accanto a lui c'era Hoseok, quello rumoroso del gruppo, che faceva suoni strani quando mangiava e aveva sempre il sorriso addosso, che, semplicemente, decise di starsene lì a guardare.
''si, lo so, ma è come se mi mancasse qualcosa, capisci? più disegno e più il mio desiderio si affievolisce. Sono stanco di starmene sempre qui. Voi non c'avete mai pensato? ad andare via, intendo. Via di qui, in un posto così lontano che non sapremmo nemmeno che lingua si parla, dove ci sono cibi che non abbiamo mai assaggiato e spiagge così chiare da sembrarci surreali''
Taehyung, senza saperlo neanche e lasciando il discorso a mezz'aria, smosse qualcosa nel petto di ognuno di loro. Perfino a Namjoon che, seduto accanto a lui, s'era innamorato di Budapest all'età di undici anni, quando i suoi genitori si erano trasferiti lì. Fu proprio lui quello che si perse di più nel suo stesso caffè, con le dita a sfiorare i bordi della tazza, quasi come volesse suonarla.
Una volta lui e Taehyung avevano visto una ragazza fare la stessa cosa, sulla strada davanti a quel parco dove vendevano lo zucchero filato, ed entrambi ne rimasero così stupiti da tornarsene a casa di corsa, consumando perfino la suola di quelle scarpe nuove che Namjoon custodiva come fossero un tesoro, e se ne stettero un pomeriggio intero a bere acqua e strofinare bicchieri dalle forme più strane, senza mai riuscire a produrre neanche un suono.
Eppure s'erano divertiti un mondo.Avevano per lo più dodici anni. Migliori amici ma fratelli al primo sguardo, s'erano guardati le spalle dai bulli alle medie e s'erano passati i bigliettini durante i compiti della Biró, la prof di ungherese delle superiori, che li notava ogni volta ma non li richiamava mai.
''io si'' sussurrò Hoseok, in silenzio oramai da quando s'era iniziato il discorso.
Lui invece il caffè non lo beveva mai.
Hoseok era tipo da succo di frutta e spremute d'arance e forse, pensò Yoongi un sacco di tempo fa, erano tutte quelle vitamine a dargli quella sua tipica energia. Non che lui ne capisse poi molto, di vitamine.Quei due, chissà come, s'erano fidanzati in terzo superiore.
Yoongi aveva sempre raccontato a Taehyung quanto lo detestasse, quanto fosse troppo rumoroso durante la pausa pranzo quando mangiava quel suo dannato bento perché si, come se non bastasse, aveva anche una famiglia perfetta dove sua madre gli preparava il pranzo prima di andare a scuola e lo salutava con un bacio in fronte con tanto di ''ti voglio bene, buona giornata''. Poi, forse a Gennaio dato il freddo che c'era, Taehyung l'aveva beccato in punta di piedi, con la schiena contro la parete all'angolo del corridoio secondario, mentre con gli occhi chiusi si godeva quelle che oramai chiamava ''porte del paradiso'': le labbra di Hoseok.
"L'angolo dei baci", lo chiamavano a scuola. L'angolo che aveva portato via il primo bacio di molti, probabilmente.
Nessuno di loro ne era certo, eppure di sicuro aveva rubato quello di quei quattro ragazzi che, a testa bassa, se ne stavano in quello strano silenzio.''dici davvero?'' rispose quello coi capelli color menta. Era Yoongi.
Aveva perso una scommessa con Namjoon e alla fine se li era fatti fare veramente, quei capelli osceni. Fu proprio il diretto interessato ad annuire, e Yoongi si chiese del perché non gliene avesse mai parlato prima ma, rispettoso, si limitò a portare una mano sulla sua, sotto il tavolo, carezzandogli le nocche e facendogli continuare il discorso.
''si, è da un po' che non riesco a smetterla di pensarci. In questo posto mi sento soffocare. Sono stanco della vita monotona di questa città, sempre troppo piena di gente ma mai piena d'amore. Sono stanco di non poterti tenere per mano mentre camminiamo sulla spiaggia o anche solo qui, in uno stupido bar. Poi qui non riesco a fare quello che amo, non riesco a ballare. Questa città non fa per me, non più oramai. Eppure mi sentivo stupido perché mai nessuno ne aveva parlato e, poi, avevo anche paura di ferirti...''
Terminò, con la voce più bassa rispetto a quando l'aveva iniziato, quel discorso, forse per la semplice paura della reazione che avrebbe potuto scatenare in quel ragazzo sempre troppo basso e sempre troppo incazzato.
''E perché mai? Non devi mai aver paura di dirmi niente, soprattutto queste cose, Hoseok. Dico davvero.
Se ti senti soffocare, qui, andiamocene. Andiamo dove vuoi, a me non importa, io ti seguirei ovunque.''Hoseok fece un sorriso così grande da superare perfino se stesso, ma il cuore di Taehyung, o almeno quel poco che ne era rimasto, si fece ancora più piccolo di prima.
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SOSPIRI IN CARTOLINE
FanfictionStanco di esistere e basta, Taehyung afferra in mano la sua vita e inizia a vivere, alla ricerca di quel ragazzo che guardava i suoi disegni come se fossero la cosa più bella che avesse mai visto, e che di se stesso aveva lasciato solo qualche carto...