terzo

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Taehyung era bravo, su questo non c'era ombra di dubbio. 

Taehyung era bravo, questo si, ma era vuoto, e i suoi disegni, che erano lo specchio di lui, perfetti ma fugaci, pieni di dettagli ma privi di contenuto, si riflettevano nei suoi occhi come un'ennesima goccia d'acqua salata nel mare. L'arte che componeva era diventata monotona perfino ai suoi sguardi, eppure nessuno sembrava notarlo. Forse, e dico forse, il fatto stava che Taehyung i suoi disegni li viveva non come arte puramente futile, che doveva per forza esser bella per considerarla tale, ma come sentimenti. Sentimenti imperfetti, invece, che graffiavano la pelle come le unghie nelle spalle le sere di Luglio, e che ti lasciavano sempre qualcosa dentro, qualcosa di più. Perché era quello ciò che lui faceva ogni volta: imprimeva ricordi, emozioni, sensazioni, su semplici fogli di carta che poi finivano in mani di chissà chi, appesi su chissà quale muro, a far d'abbellimento in chissà quale casa.

''sono stanco di sentirmi sempre così''.

Era stanco veramente, Taehyung.

Era stanco di quel posto, delle facce che erano sempre tutte diverse eppure che sembravano sempre tutte uguali, dello stesso tragitto ogni mattina, dello stesso mare in estate, di essere sempre lo stesso ogni dannato giorno. Aveva bisogno di cambiare, di fuggire via, eppure... dove sarebbe potuto andare?

Non aveva nemmeno voglia di starci a pensare.

SOSPIRI IN CARTOLINEDove le storie prendono vita. Scoprilo ora