Capitolo 1 - Book trailer -

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                                                                      «Ognuno ha il proprio passato chiuso dentro di sé, come le pagine di un libro imparato a memoria e  di cui gli amici possono solo leggere il titolo.»


Virginia Woolf

Sono sdraiata sul divano, morbido e accogliente. Indosso una t-shirt bianca, un paio di leggins neri e dei calzettoni antiscivolo. Stringo al petto una soffice coperta pregna del suo odore. Un dolore insopportabile serra il mio stomaco lacerando nuovamente il mio cuore. Fisso il soffitto bianco, freddo, vuoto. Il silenzio avvolge ogni singola particella d'aria. Tutto è così dannatamente insignificante, come quelle tende laggiù, che non hanno alcuna ragione di esistere, anzi, le pieghe stropicciate mi danno fastidio, a tal punto che mi alzerei dal divano solo per il gusto di togliere quell' ornamento di dubbia utilità. Mi sentirei persino più leggera senza alcun drappeggio che ostacoli la vista sul giardino e impedisca ai raggi di sole di filtrare liberamente nella stanza.

Le pareti di casa sono grigie, come la coperta e il malessere che provo. Nessun tratto di colore nella mia vita. E pensare che prima di quel maledettissimo incidente avevo tutto. Una bella casa, un marito che mi amava, una vita appagante e serena; almeno questo è quello che mi hanno raccontato. L'incidente mi ha strappato dalle mani una delle cose più importanti che una persona deve custodire gelosamente, proprio come fosse un tesoro dal valore inestimabile, la memoria. Andrew non vive più qui. Le sue morbide mani non accarezzano più i miei capelli. Le sue risate non risuonano più in questa casa. Non ci scambiamo più degli sguardi complici, non litighiamo più per la mia ossessione per l'ordine maniacale negli armadi o per i mozziconi di sigaretta dimenticati nell'atrio.

Mi alzo dal divano, l'unico porto sicuro che io conosca al momento per dirigermi in cucina e riempirmi una tazza di caffè che reca la scritta "Best wife ever". Quella scritta è lì a ricordare il mio fallimento a ogni sorso di caffè. L'afferro con crudeltà e la sbatto a terra, con forza, contro il pavimento di marmo lucido. Osservo i cocci della tazza provando un briciolo di piacere e disgusto al tempo stesso. Ha fatto la fine che si meritava. Ora devo rimpiazzarla con un'altra. Frugo eccitata tra tutte le tazze riposte nella credenza, ancora vergini e ne scelgo una. Questa sarà la mia nuova tazza: "Be happy". Chissà perché poi non abbia un comune set di tazze per il caffè. Il caos oltre che regnare nella mia credenza pervade il mio cuore e la mia mente.

Tutti i ricordi andati persi, i volti, i paesaggi, gli odori, i profumi... tutto svanito, evaporato. Come vorrei tornare indietro! La frustrazione talvolta lascia spazio alla disperazione, fino a sfiorare l'annichilimento. Devo essere forte, devo smetterla di autocommiserarmi e di sentirmi una donna "spenta" e sola. Mentre raccolgo i cocci della tazza, lo sguardo cade sulla parete della sala. Un tripudio di colori. C'è una foto che sovrasta il grigiore della parete. Analizzo la fotografia che immortala la coppia sorridente. I loro occhi brillano a evidenziarne l'intesa. Lei ha lunghi capelli mossi color cioccolato. Il suo sorriso è dolce e malizioso. È avvolta in un vestito aderente rosso che ne lascia intravvedere le forme sinuose. Ai piedi un paio di decolté nere con tacco vertiginoso. Lui non è da meno, tremendamente sexy. Gli occhi sono color verde-azzurro, il sorriso smagliante, capelli leggermente lunghi, mossi e castani. Labbra carnose che invogliano a morderle... Indossa una camicia di lino bianca, un paio di jeans sdruciti e sneakers. I due sono stretti in un abbraccio, davanti alla Tour Eiffel. Sembrano innamorati. Persino io riesco a percepirlo, eppure non sento nulla che mi leghi a quella foto. Mi soffermo nuovamente su Andrew, mio marito. Mi abbracciava così protettivo, così rapito, e io non mi ricordo nulla, neppure di aver mai visitato Parigi.

Sono già trascorse quattro settimane da quando Andrew se n'è andato di casa. Quattro fottutissime settimane e nulla è cambiato. Continuo a vivere tra i ricordi della vita che conducevo prima di conoscere Andrew. I cinque anni vissuti tra Londra e Oxford si sono volatilizzati dalla mia mente. Un battito d'ali e la mia esistenza si è fermata a cinque anni fa. A quanto pare solo i ricordi si sono congelati, tutto il resto è andato avanti. Il mio fisico porta i segni degli anni passati. Le impietose rughe attorno agli occhi sono lì a testimoniarlo quotidianamente, così come le smagliature e i rotolini di ciccia, me lo rammentano con crudeltà ogni qualvolta mi guardo allo specchio. La donna della fotografia si è trasformata sia nel fisico che nell'anima. Da moglie felice e innamorata ora mi ritrovo sola e piena di rimpianti.

La metamorfosi di VivienneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora