Capitolo 7

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«Nessuno è così forte da non rimanere turbato da una circostanza imprevista.»

G. Cesare

Oggi è una giornata piena di sorprese e il bello è che non è ancora terminata! Dopo una bella doccia rinfrescante passo in rassegna alcuni outfit. Non riesco a decidermi. Il mio guardaroba non è fornitissimo, se paragonato alla cabina armadio dell' appartamento di Belgravia. Ho dato in beneficenza tutti i miei preziosissimi capi e le mie fantastiche borse prima di perdere la memoria. Non riesco a spiegarmi come abbia potuto compiere un simile gesto. Nessuno mi ha raccontato di soffrire di un eventuale disagio o problematica psicologica, perché per aver donato i miei abiti, tanto sana di mente non potevo essere. Ho conservato solo alcuni vestiti che indossavo durante il periodo londinese in cui facevo la escort. L'unica spiegazione plausibile è che abbia deciso di dare un taglio netto ai ricordi, eliminando più tracce possibili riconducibili alla vita lussuriosa, o più semplicemente li abbia "eliminati" dalla vista perché non mi andavano più bene... L'idea che qualcuno con difficoltà economiche abbia bisogno dei miei vestiti, dovrebbe in certo qual modo rallegrarmi. La visione di un senza tetto con un cappotto di "Armani" inizialmente mi strappa un sorriso, ma dopo qualche istante suscita in me una leggera frustrazione. Non lo saprebbe apprezzare, ma almeno potrebbe regalargli quel tepore di cui necessita. Il pensiero di aver contribuito al benessere di qualcuno alleggerisce il peso della mia inopportuna benevolenza per qualche istante, finché non penso alle mie adorate borse. Perché regalarle? Perché regalare una costosissima Birkin di Hermès oppure la Heroine di Alexander McQueen piuttosto che Falabella di Stella McCartney?

È stata Victoria, una mia cara amica di Oxford a raccontarmi della fine che hanno fatto le mie borse e vestiti. Sono già uscita con lei in svariate occasioni e devo ammettere che, sebbene fisicamente e caratterialmente sia il mio opposto, è una donna intelligente, con un gran sense of humor. È bassa, sarà all'incirca alta un metro e sessanta ma sembra più "tappa", ciò dovuto alla sua corporatura. È grassottella, avrebbe bisogno di una dieta, ma si sente perfettamente a suo agio così, e devo dire che un po' le invidio questo suo menefreghismo...

I lineamenti del viso sono regolari, un bel nasino e delle labbra carnose, occhi a mandorla e verdi. Ha i capelli castani mossi da un taglio che non le rende giustizia. Sembra abbia un fungo in testa. La pelle del viso è liscia e luminosa, migliore della mia. Si dice che chi ha un viso paffuto, abbia la fortuna di collezionare meno rughe. Il seno è naturale ed enorme, dubito però che vista l'abbondanza possa essere particolarmente sodo, considerando oltretutto che ha allattato i gemelli.

Victoria è sposata con Robert, un architetto di Londra di origine italiana. Andrew lo conobbe durante gli studi di architettura che abbandonò dopo un paio d'anni per dedicarsi alla sua vera e unica passione: la fotografia. È riuscito a creare uno studio fotografico tutto suo e collabora spesso con altri studi fotografici a Londra, Manchester e Birmingham dove si concentrano i maggiori progetti pubblicitari.

Ho visto dei suoi scatti e sono letteralmente rimasta rapita dalla bellezza di alcuni. I ritratti fotografici di Andrew lasciano trasparire dalla fredda carta, delle emozioni che inizialmente sembrano quasi impercettibili. Osservando le foto senza alcun filtro emotivo, è impossibile non percepire le sensazioni che trapelano. Sulla bianca parete d'ingresso, è incorniciata quella che secondo me, racchiude tutto il suo talento. Il ritratto di una bambina africana. È seduta sulla polverosa terra con le gambe incrociate. È sporca. Sudata. Le treccine raccolgono i capelli sudici, impiastricciati. Uno striminzito vestito colorato copre l'esile corpo. Lo sguardo della piccola ti cattura. È visibilmente sofferente. L'umido luccichio dei suoi occhi racchiude le speranze riposte per una vita migliore. La profondità dello sguardo ti pietrifica.L'espressione della piccola mi mette a disagio, a tal punto da vergognarmi delle futili considerazioni sulla sorte dei miei vestiti che hanno per così tanto tempo occupato la mia mente. Andrew è un fotografo di talento che non ha ancora ricevuto la meritata considerazione da parte dei pezzi grossi del settore. Temo che ciò sia dovuto alla scarsa fiducia che nutre nei confronti della sua dote. È umile. Non ambisce a dannarsi l'anima come farei io per raggiungere dei traguardi che gli permetterebbero di fare il salto di qualità. Si limita a raccattare qualsiasi proposta lavorativa ed è qui che sbaglia! In un ambiente competitivo, è fondamentale selezionare le offerte, scegliendone le migliori. Non ho ricordi di aver affrontato la questione con lui, ma lo voglio fare, a costo di sembrare una cinica arrivista. Un giorno potrebbe riuscire realmente a ricevere una commissione da Jamie Dornan. Sarebbe magnifico! Già m'immagino delle cene nella loro tenuta con persone del jet set che implorano Andrew di realizzare dei servizi fotografici. Sogno a occhi aperti e sorrido compiaciuta al ricordo della faccia di Kendall dopo aver appreso dei nostri rapporti "amichevoli" con i Dornan!

La metamorfosi di VivienneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora