Capitolo 9

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«Non c'è cosa più frustrante della sensazione che si prova quando un ladro entra in casa tua, violando la tua privacy.» 

Lily Rose

Andrew ha appena telefonato all' investigatore privato, che si è reso subito disponibile. Dovrebbe essere qui fra qualche istante. Ha suggerito di non toccare nulla in casa, le prove non devono essere inquinate. Mentre aspettiamo che giunga, decido di andare a darmi una sistemata. Sono impresentabile. Mi reco nel bagno del piano terra, provo orrore all'idea di salire al piano superiore. Mi specchio. I capelli hanno perso la piega, i boccoli che ero riuscita a creare usando la nuova piastra si sono ammosciati, merito della pioggerellina che ci ha accolti appena arrivati a casa. Non riuscirò mai ad abituarmi a questo clima. Londra è decisamente meno piovosa. Il mascara è sbavato, ho speso ben trentacinque sterline per il nuovo Diorshow Pump waterproof! Purtroppo, l'ho comprato su uno store on line, Feelunique se non sbaglio, invogliata dalle promozioni che il sito offriva. Accidenti a me! Non comprerò più cosmetici on line! Da chi vado ora a lamentarmi della pessima qualità del mascara? Quando vivevo a Londra, acquistavo i cosmetici rigorosamente da Harrods. Ero una cliente affezionata, e ormai avevo anche una corsia preferenziale negli acquisti, a tal punto che, quando volevo, Audrey, la migliore visagista di Harrods, mi truccava in vista di occasioni speciali. Mi mancano le coccole e gli sfizi londinesi! A ogni modo, mi strucco, mi raccolgo i capelli e mi risciacquo il viso con dell'acqua fresca, pronta a voler affrontare la situazione di petto.

Torno nel salone e come al solito, Andew si dimostra essere un marito premuroso. Ha preparato due tazze di the caldo della miglior marca, il Vahdam Single Origin. Entrambi lo sorseggiamo come vuole la tradizione, nero, senza l'aggiunta di nulla per non alterarne le proprietà. Il the sembra assopire l'euforia che il whiskey aveva scatenato in me. Ci accomodiamo sul morbido divano dove ultimamente trascorro la maggior parte del tempo libero e aspettiamo che l'investigatore ci raggiunga.

Fantastico su di lui. Lo stereotipo che ho in mente è quello di un signore alla "Sherlock Holmes". Cerco di raffigurarlo nella mia mente. Indossa il classico Barbour, porta gli occhiali, ha i baffi e indossa un cappello. Potrebbe avere circa cinquantacinque, sessanta anni.

Mentre inizio a viaggiare con la fantasia, il che non mi dispiace, visto che così tengo la mente occupata, ecco suonare il campanello di casa.

«Eccoci Viv, non può che essere lui, il nostro Sherlock Holmes privato. Cerca di mantenere saldi i nervi.»

«Ovvio che sì Andrew, hai qualche dubbio?»

«Tesoro, il mio non era un rimprovero, ma sei una donna emotiva... meglio se provo a gestire io la situazione se non ti spiace.»

«No, no tesoro. Fai pure.» Rispondo con una smorfia e un pizzico di acidità.

Tra i due, Andrew è sicuramente la persona più equilibrata. Non so come riesca in certe situazioni a non perdere mai le staffe. Nemmeno quella volta che per distrazione, raccogliendo gli indumenti per metterli a lavare, ho gettato anche i suoi pantaloni con dentro il cellulare! Si era appena spogliato per farsi la doccia e stranamente, fui presa da un impulso irresistibile di fare una lavatrice. Mi ero intestardita di voler lavare tutti i panni con un unico lavaggio. Non contenta, una volta svuotata la lavatrice, ho catapultai letteralmente i panni nell'asciugatrice, noncurante di ciò che poteva esserci: il prezioso cellulare di Andrew! Questo è uno dei ricordi recenti che mi sono tornati alla mente, grazie alla terapia di James, e risale credo, alla prima settimana di convivenza con Andrew. Quando vivevo a Londra, erano pochi i capi che lavavo in autonomia, mi rivolgevo sempre alla Belgravia Laundry, una lavanderia cinque stelle ubicata in Cadogan Lane, vicino al ristorante dell'Hotel Hari dove a inizio carriera mi capitò di trascorrere un paio di notti con dei clienti.

La metamorfosi di VivienneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora