Capitolo 8

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«A volte succedono cose che non si è preparati ad affrontare.»

Suzanne Collin

Mi rendo conto che se qualcuno ci stesse spiando vedendoci muovere così furtivamente, avrebbe l'impressione di trovarsi di fronte a due ladri goffi e impacciati. Sono spaventata e incredula, voglio scoprire subito che diamine possa aver combinato chi si è introdotto in casa mia e se effettivamente se l'è data subito a gambe senza aver fatto dei danni, anche se mi sembra alquanto improbabile.

Si vedono in lontananza i cristalli di vetro frantumati al suolo, che luccicano illuminati dalla lampada esterna. Ci avviciniamo. Rimango aggrappata al braccio di Andrew terrorizzata. Il rumore dei vetri che si incastrano sotto al battente della porta che Andrew sforza per aprirla per permetterci di entrare, crea un tale rumore fastidioso, che mi fa rabbrividire, simile allo stridio che si genera graffiando con le unghie una lavagna. Siamo fermi immobili sull'uscio. Mi rendo subito conto che la storiella del poliziotto non era vera. Mi accorgo immediatamente che tutti gli oggetti sopra la console dell'ingresso sono a terra. I cocci dei vasi di fiori sparsi ovunque, il portafotografie con la foto di me piccolina in braccio alla mamma, rovesciato a terra. Volgo subito lo sguardo ad Andrew e comincio ad imprecare usando delle parolacce in italiano. Andrew invece mostra sempre il suo solito self-control. Quanto lo invidio!

«Che cavolo! Meno male che non aveva fatto in tempo a entrare. Che bastardo! Guarda, ha gettato tutte le cose per terra. A quale scopo?» Sbraito piena di rabbia.

«Tesoro, tranquilla. Sistemiamo tutto, non ti preoccupare.»

«Abbiamo appena fatto mezzo metro e guarda che macello! Chissà cos'altro troveremo ora!» Cerco di asciugarmi le lacrime che hanno rigato il viso, stropicciandomi gli occhi, il mascara è sbavato ovunque. Andrew mi guarda, sorride e tira fuori di tasca un fazzoletto.

«Aspetta tesoro, ora sei veramente buffa, sembri un panda» e comincia ad asciugarmi le lacrime che nel frattempo scendono copiosamente. Quest'uomo ha il potere di calmarmi in un istante. Un lungo abbraccio mi dà l'energia sufficiente per riprendere quella che sembra essere una caccia al tesoro, anzi no, una caccia al ladro.

«Mi avvio con passo felpato verso il salone. Non noto nulla di fuori posto, continuo a girare su me stessa al centro della stanza per poter scrutare ogni angolo della casa. Tutto, ad eccezione degli oggetti del mobile d'entrata sembra essere intatto.

Mi sento improvvisamente piccina, proprio come Alice nel paese delle meraviglie e, come nella fiaba, inonderò la casa di lacrime.

«Tesoro, vedi che non è successo nulla? Il ladro non ha fatto in tempo a prendere niente. Probabilmente si è subito infuriato ed è per questo che ha rovesciato i primi oggetti che ha incontrato.»

«Io non mi dò per vinta, qualcosa non mi convince, chiamalo intuito femminile, ma qualcosa non quadra. Ho una strana percezione.»

Decido di salire al piano superiore. Voglio scrutare qualsiasi angolo della casa. Andrew mi segue. I bagni sembrano integri. Mi precipito nella camera da letto. Spalanco la porta con la sensazione che scoprirò qualcosa di terribile... Purtroppo il mio sesto senso non ha sbagliato. Con profondo orrore, noto subito che il quadro con la foto incorniciata di me e Andrew a Parigi che si trova sopra al nostro letto, è stato squarciato. Due tagli diagonali che si intrecciano deturpano la tela. Appena sotto al quadro, sul muro una scritta rossa, che sembra essere stata tracciata con un rossetto: PUTTANA! La parola continua a rimbombare nella mia testa, il cuore palpita all'impazzata, le mani cominciano a sudare. Chi mai può aver scritto una cosa del genere?

«Oddio tesoro!» Mi afferra subito e preme il capo contro il suo petto, girandomi il volto per fare in modo che non lo veda.

«Troppo tardi Andrew, ho visto che è successo...» Rispondo quasi balbettando con un filo di voce.

La metamorfosi di VivienneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora