Capitolo quattro

49 16 18
                                    

Passavano i giorni, alla radio e in televisione di sentivano solo brutte notizie: morivano persone e animali di continuo. Questi avvenimenti stavano accadendo da un bel po' ma il luogo cambiava sempre: Colorado, Texas, lowa e ora qui, nel Missouri, nella mia Kansas City.

Ero sconvolta e molto triste, ormai non c'era più il movimento di un tempo: a casa si tornava prima, si limitavano gli spostamenti nelle zone più isolate la vita era cambiata per prevenzione, ma cercando di condurre sempre una vita normale.

Una mattina a scuola ero persa nei miei pensieri, mi trovavo seduta su una panchina nello spiazzale, gambe incrociate e testa appoggiata sulla mano che la manteneva ferma come se pesasse chissà quanti kg.

Non ero in ottima forma e avrei dovuto sostenere una giornata intensa di allenamenti perché a fine settimana ci sarebbe stata la prima partita di football della scuola, occorreva che io e la mia quadra ci allenassimo per lo spettacolo prima della partita.

-"Lea!" "Lea" sentii urlare il mio nome da una voce familiare.

Mi girai e vidi Melody, poco più dietro c'era Taissa.

-"Ehi ragazze, sedetevi" dissi abbassando le gambe dalla panchina e spostandomi verso un estremità della panchina facendo segno di accomodarsi.

Loro acconsentirono il mio gesto e iniziammo a parlare.

-"Lea che succede? Siamo preoccupate per te. In classe parli poco, ti alleni a stento, riguarda Dylan per caso?" Mi chiese Melody cercando di incrociare il mio sguardo.

-"No ragazze Dylan non ha nulla a che fare con questa situazione. Sono preoccupata per la partita, per questi brutti avvenimenti che accadono in città, Robert lo sento poco, è distante con me" dissi con qualche lacrima che scendeva dal mio viso

-"Lea noi sappiamo quando stai male e per questo ci preoccupiamo per te, ti aiuteremo a stare meglio, ci siamo noi non temere".

Le lacrime non smettevano di scendere, continuammo a parlare e riuscirono a tirarmi su di morale una volta che suonò la campanella entrai a scuola,avevo deciso di affrontare Roberto durante l'intervallo e così feci.

Arrivò il momento di andare a parlare con Robert, le ragazze mi rassicurarono e mi abbracciarono e fu così che tirai un sospiro profondo e presi coraggio.

Andai verso di lui, era alle prese nel mettere in ordine il suo armadietto, nulla mi avrebbe fermata, ero pronta e iniziai con una semplice domanda:

-"Possiamo parlare?" Chiesi a testa bassa

-"Lea non c'è nulla da dire" mi disse guardandomi per un secondo e continuando a posare i libri.

-"Robert la smetti di ignorarmi!" Chiusi il suo armadietto obbligandolo a guardarmi e urlando catturando l'attenzione di qualche ragazzo che passeggiava ancora per i corridoi.

In quel momento sentii una suoneria, era il cellulare di Robert, lo sfilò dalla tasca, lesse il messaggio e si guardò intorno

L'istinto prese il possesso di me, gli sfilai il cellulare e vidi un messaggio di una ragazza dove parlava della notte che lei e Robert avevano trascorso e di quanto fosse stata bene .

Mi pietrificai, le mani iniziarono a tremare, senti il cuore a mille e le lacrime rigare il viso. Lui si avvicinò a me alzandomi la testa con l'indice ma io indietreggiai.

-"Lea devo parlarti..." disse abbassando lui la testa

-"No, ora non parli, quando l'ho chiesto io non ho avuto risposta ma questa vale più di qualsiasi altra parola" dissi in lacrime.

Sugar Blood.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora