𝐏𝐑𝐎𝐋𝐎𝐆𝐎

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New York apparve all'orizzonte come un gigante dormiente, avvolta da un alone di nebbia che ne offuscava i contorni

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New York apparve all'orizzonte come un gigante dormiente, avvolta da un alone di nebbia che ne offuscava i contorni.

Il ponte di Brooklin attraversava l'East River come uno squarcio nell'oscurità delle acque sottostanti, mentre nuvole di fumo biancastro, simili a esalazioni spettrali, si sollevavano dalle strade della città quasi stessero respirando, rigettando lo smog accumulato durante il giorno.

Vorrei poter dire che New York era la città perfetta che sembrava, ma mentirei.

I grattacieli, scintillanti contro il cielo notturno, riflettevano un mondo di apparenze, nascondendo sotto la superficie una realtà ben più diversa. E quel bagliore accattivante, altro non era che il riflesso distorto di un'anima corrotta, di un cuore nero e marcente che pulsava al ritmo della decadenza.

New York non era una metropoli qualunque. Sotto l'aspetto autoritario da colosso della finanza e dell'industria, negli ultimi tempi celava uno squallore di criminalità che non aveva eguali.
Quei pochi che sapevano ignoravano la questione, quei pochi che potevano fare qualcosa, invece, non ne avevano i mezzi.

Il crimine si era infiltrato in ogni crepa, e dove non ne aveva trovate ne aveva formate.
Aveva indossato giacca e cravatta, distintivi e uniformi. Si era mascherato dietro giuramenti fatti con la mano sul cuore e promesse destinate a svanire come fumo nel vento. Si era fatto largo tra le strade affollate, i grattacieli imponenti e i locali più importanti.
E così, negli anni, aveva divorato la città dall'interno, come una piaga silenziosa che sapeva ormai di non poter essere più asportata.

Il confine tra chi stava dalla parte della legge e chi la trasgrediva non esisteva più: era tutto un groviglio confuso di interessi, minacce e menzogne.

La paura aveva reso muti gli abitanti: chi vedeva girava il viso dalla parte opposta, chi sentiva si faceva un po' più in là e tirava dritto per la propria strada. Chi si opponeva, invece... veniva tolto di mezzo.
La polizia, o chi di loro rimaneva ancora fedele al distintivo, faceva il possibile, ma da sola non poteva niente verso coloro che avevano reso New York il centro pulsante di quel marciume.

Forse, avrei dovuto inchiodare le ruote dell'auto sull'asfalto e sterzare finché non mi fossi ritrovato nella direzione opposta.
Ma non potevo.
Così, tutto quello che feci fu assottigliare lo sguardo e schiacciare il pedale dell'acceleratore finché il rombo del motore non invase l'abitacolo, insieme ai pensieri dai quali non avevo mai tregua.

Perché avevo un conto in sospeso in quella città, e fino ad allora, sarei stato il loro peggior incubo.

Quanto è strano tornare a pubblicare questa storia? Ma soprattutto quanto è strano pubblicare un prologo completamente diverso dal precedente? Per chi ha seguito e amato la storia nell'altra versione, vi dico già di non preoccupatevi, perché la tr...

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Quanto è strano tornare a pubblicare questa storia? Ma soprattutto quanto è strano pubblicare un prologo completamente diverso dal precedente?
Per chi ha seguito e amato la storia nell'altra versione, vi dico già di non preoccupatevi, perché la trama non ha subito grandissimi cambiamenti, anzi... ♥

Se il capitolo vi è piaciuto, non dimenticate la stellina. A voi non costa nulla e per noi che scriviamo è importantissima per aiutare a farci conoscere.
Ci vediamo con il prossimo capitolo, e come sempre vi lascio i link ai miei profili social.

𝗜𝗻𝘀𝘁𝗮𝗴𝗿𝗮𝗺: 𝖱𝖺𝗏𝖾𝗇𝖢𝗁𝖾𝗋𝗂𝗌𝗁_
𝗧𝗶𝗸𝗧𝗼𝗸: 𝖱𝖺𝗏𝖾𝗇_𝖢𝗁𝖾𝗋𝗂𝗌𝗁

𝐈𝐍𝐕𝐎𝐋𝐎𝐍𝐓𝐀𝐑𝐈𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora