𝟒. 𝐒𝐄𝐆𝐍𝐈 𝐈𝐍𝐃𝐄𝐋𝐄𝐁𝐈𝐋𝐈

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AMBER

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AMBER


Non appena rientrai a casa mi precipitai su per le scale, dritta in camera mia, con il cuore che ancora mi batteva frenetico. E mentre mia madre mi chiamava dal piano inferiore, mi rintanai nella mia stanza, poggiandomi con la schiena contro la porta. Chiusi gli occhi, mi liberai della borsa che lasciai scivolare a terra, e mi portai la mano sulla bocca, soffocando contro il palmo il dolore di quella corsa.

«Amber?»

La voce di mia madre mi arrivò alle orecchie insieme ai suoi passi che salivano le scale.

Mi voltai di scatto e afferrai la chiave nella serratura, ma all'improvviso mi bloccai. Non potevo chiudermi dentro, o avrebbe capito che qualcosa non andava.

Raccolsi la borsa e corsi in bagno qualche secondo prima che bussasse alla porta.

«Amber?»

«Hm?» risposi, cercando di mantenere la voce ferma.

«Tutto ok?»

«Sì» mi affrettai a dire. Non ero mai scappata in quel modo in camera mia, per cui dovevo inventarmi qualcosa, e alla svelta. «Puoi entrare, è aperto.»

Sentii la porta aprirsi, poi mia madre che si avvicinava. «Sicura?»

Il panico mi strinse la gola, così dissi l'unica cosa sensata che mi venne in mente in quel momento. «Sì, mi è soltanto tornato il ciclo.»

«Oh» rispose lei, «Ok, ti aspetto giù, fai con calma.»

Tirai un sospiro di sollievo quando la sentii uscire e solo allora mi spogliai del vestito, riempiendo il lavabo con acqua calda e sapone per le mani e gettandocelo dentro.

L'acqua si tinse di rosso all'istante e quasi me ne spaventai.

Inspirai. Feci un passo indietro. Mi poggiai con entrambe le mani al bordo del lavandino in marmo e alzai lo sguardo allo specchio contornato da una fila di led bianchi che non fecero altro che evidenziare lo stato in cui ero ridotta.

Se i miei mi avessero vista così, non ci sarebbe stata nessuna scusa a cui pensare.

Il mascara mi era colato fino alle guance, disegnando sbavature scure e irregolari che tracciavano il percorso delle lacrime, mentre le mie iridi azzurre erano contornate da sclere ancora visibilmente scosse, arrossate e segnate dal pianto. Anche i polsi e il collo erano ancora caldi e arrossati, segni indelebili di quello che era appena successo e soprattutto di quello che sarebbe potuto accadere.

Mi lavai il viso con abbondante acqua fredda, lasciando che il getto pungente alleviasse per un istante il bruciore delle lacrime e la tensione che mi serrava la fronte. Poi inspirai e lentamente abbassai il viso, racimolando il coraggio per l'unica che non ero stata ancora in grado di fare.

𝐈𝐍𝐕𝐎𝐋𝐎𝐍𝐓𝐀𝐑𝐈𝐎Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora