CAPITOLO 22

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<Che problema c'è se sono vergine?> dico timida.
<Cazzo, non ne posso più.> dice agitandosi.
<Posso sapere cosa sta succedendo?> continuo a chiedergli.
<Zitta per favore.>. Inizia a mordersi le unghie, sembra un bambino. E poi "per favore"?.Wow, per favore non era mai uscito dalla sua bocca. Non dimenticherò mai questo momento. Ma non riesco a stare zitta, ci sono troppi dubbi e troppi segreti in questo ragazzo e voglio scoprirli tutti.
<Voglio sapere che cazzo sta succedendo.>
<Merda, non ne posso più.> dice continuando ad agitarsi. Prima dice che vuole andarci piano, poi che non può toccarmi e ora diventa pazzo se gli dico che sono vergine. Devo capire perché.
<Perché prima mi dici che non puoi toccarmi e ora che ti ho detto che sono vergine stai facendo il panico?>
In un momento si ferma dopo aver appena sentito le mie parole.
<Io...Ti ho detto...Che devi stare zitta. Se io non ti autorizzo a parlare tu non parli. Voglio una cazzo di sottomessa nella vita, fin quando non farò il mio ultimo respiro. È l'unica cosa che voglio. Ma no, devono sempre capitarmi le peggiori. Cristo ma perché non te l'ho chiesto all'inizio se fossi vergine. Forse perché non me lo sarei aspettato, o forse perché eri troppo bella per esserlo.>. Il suo respiro rallenta pian piano e inizia ad uscire una voce più flebile dalla sua bocca, quasi come se si fosse calmato del tutto. Ho i brividi. Nessun ragazzo mi aveva mai detto di essere bella. Soprattutto non me lo aveva mai detto mentre ero nuda davanti a lui.
<Ero?>
<Dio un giorno ti tappo la bocca con lo scotch.>
Ecco, è tornato il solito Carter.
<Mi scusi signore.>
<Ecco ora sbrigati.>
<No...>, mi sentirei davvero una puttana a fare queste cose ad una persona che non è il mio ragazzo. Cioè non l'avrei fatto comunque, non so come ci si comporta, non vorrei sbagliarmi o fargli male. Ma non faccio in tempo a fare i miei pensieri. Prende la mia testa dai capelli e inizia a spingere sempre più giù. Inizio a lacrimare e non vedo l'ora che smetta, è così poco attraente. Sento che inizia a fare dei piccoli gemiti e intanto continua a tirarmi i capelli, mi sta facendo malissimo ma non posso fare niente ora. Ho gli occhi chiusi quando all'improvviso mi lascia andare tirandomi capelli all'indietro e facendomi quindi cadere a terra. Ma perché?
<Perché fai così?> dico quasi piangendo.
<P-perché si, basta vattene.>
<Non posso continuare così, mi dispiace.>
<Cosa intendi Bennett?> dice con voce seducente non facendomi però cadere più nella sua trappola.
<Intendo che non capisco. Perché hai bisogno di una ragazza che stia alle tue sporche regole. Perché non riusciresti ad avere una ragazza normale. Non provi un po' di pena? Ma non per me, per tutte quante le ragazze che sono state ai tuoi piedi per non si sa quanto tempo e che ora non ci sono più. Beh penso che se non ci sono più un motivo c'è.>
<Tu sei difficile da gestire. È proprio questo che mi fa desiderare di averti ancora.>
Vedo che si alza e subito dopo riesco a vedere solo che si inginocchia portando il suo viso davanti al mio  mentre mi copre la bocca con dello scotch e mi lega le mani con una corda.
<Vediamo se ora parlerai ancora, Grace. Ovviamente non puoi perché ti ho legata e imbavagliata ma so che avresti continuato a parlare se solo avessi potuto. Siamo sinceri, qui il rapporto deve funzionare in un solo modo, io che ti ordino, tu che obbedisci. Devi avere paura di me e di quello che sono. Fidati è un consiglio, almeno non ti punirò più. A pensarci bene, non avevo mai punito così tante volte in un giorno una sottomessa. Ora alzati in piedi e mettiti in ginocchio sotto le scale. E muoviti.>. Durante tutto il suo discorso resta con il tono più compiaciuto che abbia mai sentito in tutta la mia vita. Di nuovo senza poter fare nulla.

Piangere fa bene, dicono. Aiuta a sfogarsi, ma non so quanto possa far bene piangere davanti al proprio capo. Non riesco a tenere tutto dentro di me.
<Non piangere.> mi dice serio.
Continuo a singhiozzare. Voglio andarmene di qui. Non ne posso più. È come se fossi intrappolata in una gabbia.
<Non piangere. Ti prego.>
Voglio i miei cazzo di vestiti. Non resisto neanche un secondo in più così, per terra e nuda. Sto iniziando a sentire freddo. Non mi sento più le gambe e ho l'affanno. Peggio di così non può andare. Cerco di fargli capire che ho bisogno di parlargli così strappa con forza il nastro adesivo dalle mie labbra.
<Ti prego ho freddo. Mi servono i miei vestiti.> gli imploro continuando a piangere.
A quel punto non parla, mi slega e mi
prende in braccio. Non riesco a fare a meno di guardarlo, è super sexy. Mi sta portando nella mia stanza, credo.
<Resterai fino a domani nella 136 e non uscirai fin quando non te lo dirò io. Buonanotte Grace.>
Mi guardo intorno e prima che Carter chiuda la porta mi ricordo di dirgli che la mia borsa è di sotto. Beh a pensarci bene non è colpa mia questa volta, è lui che mi ha scaraventata sul parquet appena sono entrata in casa. Sarà sicuramente per terra nel soggiorno.
<Forse sono troppo buono con te, bambolina.>
Si avvicina sempre di più a me mente continua a ripetere quest'ultima frase più e più volte finché non sento che le sue labbra hanno appena sfiorato le mie.

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