Capitolo 5

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Mi guardai allo specchio dell'ascensore sospirando e mordicchiandomi leggermente le labbra.
In quel periodo, iniziato praticamente subito dopo la mia scaramuccia con Conte, non ero nel pieno delle mie forze fisiche e le profonde occhiaie che solcavano il mio viso, dovute non di certo a piacevoli nottate di passione come tutti penserebbero, esaltavano maggiormente la mia brutta cera rendendo ancora più evidente la mia stanchezza psicofisica.
Per carità, non osavo lamentarmi, anzi, ero grata a qualsiasi entità superiore per essere finalmente riuscita a trovare un lavoro stabile, che potesse assicurare una serenità economica sia per me che per mia figlia, ma mi sembrava quasi che Conte -quel grandissimo bastardo- avesse deciso di punire indirettamente la mia insolenza riempiendomi fino al collo di pratiche e di contratti da stilare, tanto da non riuscire più nemmeno a scendere con gli altri per la pausa pranzo.
Di questo, ovviamente, lui era perfettamente consapevole, eccome se ne era consapevole. Puntualmente, infatti, prima di andare a sgranocchiare qualcosa mi lanciava dei sorrisetti beffardi e mi faceva un cenno di saluto con la testa.
Per mia fortuna, però, c'era Caterina che sistematicamente, quasi come se fosse un orologio svizzero, un quarto d'ora dopo che Conte  aveva lasciato lo studio mi poggiava un sacchetto con un pasto caldo (spuntato da chissà dove) direttamente sulla scrivania, senza fare commenti e limitandosi semplicemente a sorridermi apprensiva.
Quella donna era un angelo.
Quella mattina -come d'altronde tutte le altre da dieci giorni a quella parte- arrivai largamente in anticipo allo studio, senza nemmeno fare colazione o prendere un veloce caffè proprio per cercare di avvantaggiarmi con il lavoro da sbrigare, che sicuramente sarebbe aumentato nel corso della giornata.
In lontananza vidi Rachele e Matteo arrivare mentre  battibeccavano come al solito fra di loro spingendosi e ridacchiando. Erano davvero adorabili quei due ed ero felice di essere diventata fin da subito una loro buona amica.
In quel famoso pranzo nella pizzeria di fronte al palazzo avevo avuto modo di conoscerli entrambi meglio.
Matteo, logorroico all'ennesima potenza, mi aveva raccontato ogni minimo dettaglio della sua vita privata ed io, per quanto possibile mi fosse data la mia indole cauta e riservata, avevo cercato di rivelare qualcosa in più su di me (anche perché altrimenti non mi avrebbe mollata con le sue domande insistenti).
Mi aveva raccontato di essere fidanzato da qualche anno con Maurizio, con cui aveva diviso l'appartamento ai tempi dell'università, e che erano intenzionati a sposarsi il prima possibile.
Mi aveva anche fatto vedere delle loro foto insieme ed erano veramente una bella coppia, quasi provavo invidia.
Rachele, invece, era una tipa più free, sciolta, che non amava prendere impegni con qualcuno e preferiva di gran lunga divertirsi in avventure occasionali; senza avere "le stupide e asfissianti pressioni" di una relazione, come diceva lei -non che avesse tutti i torti, vista la brutta fine del mio primo e unico matrimonio-.
Rachele poggiò sulla mia scrivania un bicchiere coperto da un pezzettino di carta stagnola e un sacchetto, strappandomi velocemente il foglio che avevo tra le mani prima che riuscissi a riafferrarlo.
-Tieni lady, mangia pure senza fare troppi complimenti.- disse ridacchiando e facendomi l'occhiolino -Ah, ed evita di fare le ore piccole per delle stupide pratiche, piuttosto... - finse di pensarci su -potresti dilettarti in un altro tipo di pratiche.- concluse alzando il tono di voce e sorridendo maliziosa.
-Shh, ma sei pazza?! Lo sai che Conte già mi considera una poco di buona, ci manca solo 'ninfomane' e siamo al completo!- dissi guardandola truce e tirandole uno schiaffo sul braccio.
La donna di fronte a me scoppiò a ridere, ma prima che potesse replicare sbucò la sua ormai familiare figura, elegante come al solito.
Parli del diavolo, spuntano le corna...
-Qualcuno stava forse parlando di me?- chiese, marcando il pronome iniziale e rivolgendomi un'occhiata divertita.
Certo che quest'uomo è proprio lunatico: il giorno prima mi rimprovera e mi lancia sguardi che nemmeno mio padre quando tornavo tardi di sera o indossavo le minigonne, il giorno dopo sembra quasi volermi essere amico.
-No, signore, avrà sentito sicuramente male- dissi con tono freddo e distaccato, ancora risoluta per le sue affermazioni e il suo atteggiamento immaturo e vendicativo.
Si fermò qualche secondo a guardarmi, i nostri sguardi iniziarono una tacita lotta e i nostri occhi fiammeggiavano.
Tutto il resto della stanza sembrava essere sparito completamente, eravamo rimasti solo io e lui.
Matteo e Rachele stavano guardando la scena scioccati.
-Bene, buon lavoro a tutti...- disse improvvisamente, senza però levarmi gli occhi di dosso -soprattutto a lei, signorina Carla, vedo che ne ha molto.-
Scomparve velocemente da dov'era apparso.
-Ma che stronzo!- disse Rachele scattando sull'attenti -ma come si...-
-Secondo me gli piaci.- disse Matteo, rischiando quasi di farmi affogare con il caffè che stavo bevendo e catturando immediatamente l'attenzione di Rachele.
-Ma che dici! Ti è dato di volta il cervello stamattina?!- urlai automaticamente non riuscendo a contenermi.
-Beh, cara Carla, io gli uomini li conosco bene...- iniziò il suo discorso sorridendo malizioso -e ti posso assicurare che gli sguardi che ti lanciava li ho visti attentamente, molto attentamente, ma soprattutto...- disse voltandosi verso l'altra donna -dimmi un po', Ra', mica tu hai mai sentito Conte chiamare qualcuno in questo studio con il proprio nome di battesimo? Esclusa Caterina, certo, ma per lui è quasi come una madre- chiese retoricamente, conoscendo perfettamente la risposta a quella domanda.
-E tra l'altro, nessun neoassunto ha mai avuto l'onore di occupare questa scrivania- disse battendo la mano sul legno e indicandola -proprio per la sua fantastica vista e la sua posizione strategica. Di solito se la contendono sempre quelli che riescono a vincere più processi.- concluse, rubando un pezzettino della brioche che si era ormai freddata.
-In effetti...- sussurrò Rachele.

L'avvocato ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora