Capitolo 10

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Accompagnai Dindi fuori scuola, porgendole lo zaino e la sacca con i ricambi per il weekend.
-Allora, piccola...- le accarezzai la folta chioma bionda -sei pronta?-
La bambina annuì flebilmente, con la sguardo basso.
-Lo so che non ci vuoi stare con papà e la sua nuova compagna...- iniziai, ma mi interruppe subito.
-Io voglio stare con te e Giuseppe, mamma! Con te e zio Peppe, hai capito!?- sottolineò più e più volte.
Sospirai.
-Mmh e scommetto che vuoi lo zio anche per suo figlio, non è così?- cercai di sviare l'argomento, iniziando a farle il solletico, il suo punto debole ovunque.
-No... mamma! Dai!- non riusciva a trattenere le risate mentre tentava inutilmente di divincolarsi.
-Sì! Sì, è così. Hai ragione.- mi implorò di smettere col fiatone, quasi con le lacrime agli occhi per le risate.
-Ecco, ora entra che si è fatto tardi. Quando torni te lo prometto che li invitiamo a cena.-
Mi lasciò un bacio veloce sulla guancia prima di scomparire velocemente verso il vecchio edificio color pesca.
Misi in moto e sorrisi, pensando a quanto quell'uomo fosse diventato importante nella mia vita in così poco tempo.

-Oh, lady, non vorrei dirlo ma...- mormorò Matteo con un enorme sorriso vittorioso stampato sul volto, mentre lanciava delle occhiatine divertite verso Rachele che era particolarmente concentrata a girare il suo caffè extra zuccherato -ma te lo avevamo detto!- concluse quest'ultima soddisfatta, alzando un sopracciglio a mo' di sfida.
-Smettetela, dai!- esclamai imbarazzata, strappandole il bicchiere dalle mani e sorseggiando quel caffè che ahimè non ero riuscita a prendere, quella mattina, per i miei ormai soliti ritardi.
-Beh, passando alle cose importanti... come sta messo il Conte là sotto?- sussurrò Matteo malizioso a pochi centimetri dal mio volto.
Mi sentii avvampare violentemente anche solo all'immagine di lui a petto nudo.
-Rachele, questo caffè fa schifo, ma quanto zucchero ci hai messo?!- ignorai completamente la domanda, allungandomi velocemente verso il cestino sotto la scrivania.
-Mmh...- ci pensò qualche secondo, facendo finta di accarezzarsi la barba che non aveva -tanto zucchero quanto le ore che voi due avete passato a fare del buon sano sesso...  dai, Ca', le occhiaie fra poco ti arrivano sotto al mento!- ridacchiò, beccandosi una pacca sulla spalla da Matteo che la seguì a ruota in una risata sguaiata.
-Voi due- puntai un dito contro il loro petto, facendo attenzione che nessuno lì intorno origliasse -siete completamente fuori strada. Non abbiamo fatto niente di niente, c'è stato un semplice bacio e fine.-
-Un bacio tipo...- fece Matteo, infilando con nonchalance una mano sotto la gonna di Rachele che aveva iniziato a ridere maggiormente -così?!- mi fece il labbruccio.
Scossi la testa sospirando, quei due erano impossibili.
Senza rendermene conto iniziai a ridere così tanto anch'io, che dovetti aggrapparmi con una mano alla spalla di Rachele per non cadere.
Esternamente, visti in quello studio pieno di uomini seri, in giacca e cravatta, potevamo essere tranquillamente paragonati ad una nota stonata di un brano di classico o ad un passo sbagliato, fuori tempo, in una coreografia.
-Voi due siete matti.- dissi col fiatone, cercando di riprendermi e assumere un atteggiamento consono al luogo in cui eravamo.
-Tutti i migliori sono matti...- mi fece un occhiolino Matteo.
Sorrisi maggiormente quando intravidi Giuseppe attraversare a grandi falcate il corridoio che conduceva al suo studio.
Feci per allungarmi verso di lui, ma mi bloccai immediatamente e il sorriso sul volto mi si spense con la stessa velocità con cui era nato: dietro di lui vi era una figura bionda, alta, distinta, che lo seguì a ruota nella stanza, richiudendo velocemente la porta dietro di sè non prima di aver ordinato a Caterina di non voler essere disturbati per nessun motivo al mondo.
-Nessuno.- la sentii ribadire ancora una volta.
Strizzai gli occhi, avvertendo maggiormente la sensazione di averla già incontrata da qualche parte; cercai di fare mente locale.
-Ma certo...- sussurrai, ignorando gli sguardi confusi che mi lanciavano Matteo e Rachele.
Era la stessa donna che avevo incontrato fuori scuola, la stessa che mi fissava con uno sguardo assassino, la madre di Niccolò.
Era la sua ex moglie.
-Sua moglie...- mi lasciai sfuggire con voce incrinata, mentre mi rendevo effettivamente conto, per la prima volta, quanto fosse per me difficile accostare mentalmente la figura di Giuseppe accanto ad un'altra donna.
-Carla...- vidi una mano agitarsi velocemente sotto ai miei occhi.
-Carla!- urlò Rachele, scuotendomi per le spalle.
Ripiombai immediatamente con i piedi per terra, guardando dritto negli occhi la donna di fronte a me.
Socchiusi la bocca, cercando le parole giuste da dire, ma l'unica cosa che vi uscì fu un respiro spezzato.


L'avvocato ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora