Capitolo 7

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Godetevi la meravigliosa foto qui sopra senza fare troppi complimenti!

-Hai delle assistenti così belle e nemmeno me le presenti?- chiese indicandomi e rivolgendomi un sorriso smagliante.
-Non sono un'assistente, sono un avvocato.- replicai infastidita dal suo atteggiamento spavaldo.
Fece scorrere indisturbatamente il suo sguardo lungo tutta la mia figura.
-Oh, mi scusi signorina...?-
-Pontillo.- risposi con tono distaccato, puntando il mio sguardo su Giuseppe, che non ricambiò l'occhiata, poco distante dalla scena.
Sembrava apparentemente calmo, come al solito, ma le nocche bianche della sua mano chiusa a pugno lo tradivano rivelando quanto in realtà stesse ardendo d'ira.
-Pontillo come?-
-Direi che il tuo teatrino possa anche concludersi qui, non è vero Filippo?- intervenne ironicamente Giuseppe avvicinandosi maggiormente ma mantenendo la sua maschera di pura indifferenza.
-Andiamo Peppe, quanto sei scorbutico.- si voltò nuovamente verso di me, mi afferrò delicatamente la mano e vi posò un leggero bacio sul dorso.
Quell'uomo era dannatamente fastidioso ma al contempo affascinante.
-E' stato un piacere, signorina Pontillo, avremo sicuramente modo di rivederci.- sussurrò vicino al mio orecchio per poi farmi un occhiolino e sparire velocemente nella direzione di suo fratello, di cui riuscii a scorgere per l'ultima volta, prima che abbandonasse anche lui lo studio, le pupille dilatate e fiammeggianti d'odio.

-Come stai? Non ti fai più sentire, ti sei trovata dei nuovi amici eh?-
-Scusa Eli, hai ragione, ma ultimamente sono molto impegnata...- risposi mentre spegnevo i fornelli e mi chinavo verso la pentola per odorare il paradisiaco profumo del sugo che avevo appena preparato.
Era domenica e come da tradizione stavo preparando la parmigiana di melanzane, che Dindi adorava, con l'antica ricetta che mi aveva lasciato mia nonna poco prima di andarsene.
L'unica eredità che avessi mai ricevuto in tutta la mia vita.
-E questo 'impegno' ce l'ha un nome?- ridacchiò sommessamente.
Conoscendola, riuscivo perfettamente ad immaginare anche a distanza la tipica ruga che le si formava sulla fronte quando inarcava le sopracciglia e il sorrisetto malizioso che le era spuntato sul volto.
-Sì, ieri era un accordo di divorzio, oggi è un clausola vessatoria e magari domani chissà, potrà essere un bel processo civile...-
-Pronto? Chi sei tu? Che ne hai fatto della mia amica Carla? Perché improvvisamente mi sembra di parlare con un alieno?-
Scoppiai a ridere.
-Dai, lo so che sei un'ignorante in materia, ma questi termini li conosce persino Dindi!-
-Ha ha ha, divertente. Comunque dai, oltre alle tue amate clausule vessatrici-
-Vessatorie- la interruppi cercando di farle distogliere l'attenzione dalla questione principale, fallendo però miseramente.
-Sì, sì, quel che è. Dicevo, dovrà pur esserci qualcuno, no?-
Sospirai, restando in silenzio per qualche secondo.
"Pessima mossa."
-Bingo! Ti ho sgamata! Dai, racconta tutto a zia Eli.-
-Ma no, Eli, davvero non c'è niente... solo, hai presente quello a cui ho distrutto la macchina?-
-Il tuo capo!- la sentii illuminarsi.
-Ecco, ci sono uscita un paio di volte ma solo perché c'erano i bambini di mezzo, sia chiaro. Frequentano la stessa classe.-
-E quindi?- chiese incitandomi a continuare.
-E quindi niente, Matteo e Rachele dicono che forse gli piaccio, ma io sono convinta del contrario. Si tratta di incontri di circostanza, niente di più. Anzi, gli ho arrecato anche fin troppo disturbo.-
-Sì, ma non mi hai ancora detto una cosa. Lui ti piace?-
-Non ti sento bene! Mi dispiace ma devo andare, altrimenti il sugo si brucerà!- esclamai velocemente osservando davanti a me i fornelli spenti.
-Ok, questa volta ti lascio andare, ma sappi che non abbiamo finito... e comunque sei una bastarda, i nuovi amici veramente te li sei trovati!- si lamentò con finto tono risoluto.
-Sì, scema, ma la mia preferita sei sempre tu, lo sai.-
Attaccai.

Il motivo per il quale non ero riuscita a rispondere a quella semplice domanda, non lo sapevo nemmeno io.


Il mattino dopo mi recai in studio decisa a voler parlare di persona con Giuseppe.
Nonostante non mi fossi preparata un discorso e non sapessi minimamente da che parte cominciare, sentii necessariamente il bisogno di dovergli dare delle spiegazioni, soprattutto sul motivo di quella distanza così ravvicinata con suo fratello e del perché le sue mani fossero strette ai miei fianchi.
D'altronde lui era il mio capo, dovevo pur fare una bella figura davanti ai suoi occhi, no? Non potevo lasciare che fraintendesse, anche se poco tempo prima ero proprio io quella che gli urlava contro di non dover saltare a conclusioni affrettate e di non impicciarsi della mia vita privata.
Volevo inoltre ringraziarlo per la grande disponibilità che aveva mostrato sia nei miei confronti sia verso quelli di mia figlia: era quindi per me assolutamente necessario parlargli.
Arrivai finalmente davanti alla porta del suo ufficio, presi un respiro profondo e feci per bussare, ma la porta si spalancò improvvisamente davanti a me, lasciando che il mio braccio si bloccasse a mezz'aria.
-Oh, parli del diavolo e spuntano le corna! Buongiorno signorina Pontillo.- mi ritrovai di nuovo Filippo a pochi metri da me, con un sorriso smagliante stampato sul volto.
-Buongiorno...- sussurrai incredula, facendomi da parte per lasciarlo passare.
"Aspetta, cosa?! Hanno parlato di me?"
-Prima o poi io e lei la dovremmo smetterla di incontrarci in questo modo!- esclamò prima di andare via con delle cartelline strette in una mano.
Entrai nella stanza e mi fermai ad osservare dei piccoli ciuffi ribelli che cadevano morbidamente sulla fronte di Giuseppe, che era chino su dei fascicoli e ignorava completamente la mia presenza.
Prima che potessi aprire bocca, mi invitò, sempre non degnandomi di un minimo sguardo, a sedermi sulle sedie davanti alla sua scrivania, proprio come avevo fatto durante il colloquio di lavoro.
-Cosa c'è di così urgente che la porta a disturbarmi nel mio ufficio privato?- chiese, alzando finalmente lo sguardo dai quei maledettissimi fogli.
Non l'avesse mai fatto.
I suoi occhi erano freddi, bui, spenti, e la sua espressione era seria, più seria di quelle che aveva in tribunale e che gli avevano conferito il soprannome di "Avvocato di ghiacchio."
Sussultai.
-Beh, ecco, io...- farfugliai imbarazzata, iniziando a sentire l'ormai classico calore che saliva velocemente alle mie guance.
-Allora?-
Lo vidi alzare un sopracciglio, appariva quasi infastidito.
-Beh, ecco... ieri credo abbia frainteso, la vicinanza fra me e Fili... suo fratello.-  sussurrai.
-Esattamente, cosa dovrei aver frainteso?- ridusse gli occhi a due fessure, mentre stringeva con più forza la penna che aveva fra le dita.
-Non volevo dire che... io stavo uscendo dal bagno, e ci siamo scontrati, stavo per cadere e lui mi ha afferrata, tutto qui.-
Che teatrino, quasi mi vergognavo di me stessa. Perché gli stavo dando tante spiegazioni? D'altronde a lui interessava poco e niente.
Mi osservò per qualche secondo, mentre il suo petto si alzava e si abbassava velocemente.
-C'è qualcos'altro che deve dirmi, signorina Pontillo?-
"Bene, non mi chiama più neanche per nome." pensai affranta.
-Volevo anche ringraziarla per quello che ha fatto per me e per mia figlia in questi giorni, sa, lei è veramente felice adesso...-
Mi interruppe velocemente.
-Sia ben chiaro: l'ho fatto solo per mio figlio Niccolò, dato che è molto affezionato alla bambina. Oltre a questo, il nostro rapporto si limiterà d'ora in poi ad un semplice scambio professionale. Niente di più.-
Lo guardai con la bocca spalancata, mentre potevo sentire il mio cuore frantumarsi in tanti piccoli pezzettini.
Che stupida che ero stata a recarmi lì senza preavviso ma soprattutto per un motivo così futile.
Mi schiarii la voce e mi alzai.
-Chiaro, signore. Mi scusi per il disturbo, non accadrà più.- uscii dallo studio velocemente, ma riuscii comunque a percepire il suo sguardo sulla mia figura fino a quando non richiusi la porta alle mie spalle.

Sentii le lacrime salirmi agli occhi.

NDA: Ehilà, come state? Il nostro Giuseppi è parecchio incazzato in questo capitolo, ma state tranquille: gli passerà.
Fini ad adesso, anche se è un capitolo abbastanza di passaggio, è stato il mio preferito da scrivere.
Che ne pensate?
Mi piacerebbe sapere la vostra opinione magari, se vi va, con un commento e una stellina.
Alla prossima!

L'avvocato ConteDove le storie prendono vita. Scoprilo ora