Parte 2ª - Anime

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Anime che si conoscono da sempre anche se non si conoscono e quando si conoscono per davvero si riconoscono.
(Fabrizio Caramagna)

Kagami e Luka si rividero dopo le lezioni del mattino, chi per tornare a casa, chi per andare al lavoro.
La giovane nipponica non avrebbe mai immaginato di attendere quel momento con trepidante attesa. Forse apparentemente sembrava sempre fredda e distaccata, ma realmente non vedeva l'ora di poter stare da sola con Luka.
Così appena terminate le lezioni non perse tempo e corse fuori la scuola, senza fermarsi se non quando fu di fronte al musicista. Lui aveva sempre quel suo sorriso tranquillo in viso a testimoniare che andava tutto bene e lei se ne sentì sicura solo ritrovandolo accanto a se.
"Ti accompagno?" Chiese
Lei annuì. "Non devi andare a lavorare?" Gli chiese titubante.
"Credo di avere qualcosa di più importante da fare oggi." Rispose lui porgendole il casco.
Lei lo prese infilandolo poi gli passò la borsa che raggiunse la chitarra del giovane Couffaine.
Una volta pronta osservò il ragazzo che non le toglieva gli occhi di dosso e attese che salisse in bici per raggiungerlo. Al contrario lui la prese per le mani e la attirò a se, ormai stanco di aspettare chinò il viso sul suo e cercò le sue labbra di cui era rimasto orfano negli ultimi sette giorni.
Adorava la bocca di lei, era piccola e carnosa e si adattava alla perfezione alla sua. Kagami non sembrò delusa da quel suo gesto, anzi quando le lasciò le mani per cingerle la vita sottile ella gli circondò il collo ricambiando ogni bacio che le stampava e quando cercò bramoso la sua lingua la nipponica si sciolse in quel bacio sempre più voluttuoso.
"Ehi ragazzi doveste cercarvi una stanza." Li raggiunse una voce femminile.
Reticente a quella voce Luka si staccò lentamente e con una smorfia si voltò verso la sorella. "Juleka..."
Con fare del tutto tranquillo Kagami fece un cenno di saluto alla compagna degli ultimi tempi andando a sedersi sulla bici. "Com'è andato il tuo primo giorno di liceo?" Le chiese.
Un lieve sorriso apparve sul volto della giovane. "Sono in classe con un bel po' dei vecchi compagni e con Rose e Marinette." Raccontò guardando i due. "Avete fatto pace!"
"Non abbiamo mai litigato." Affermò il fratello maggiore e Kagami annuì.
Aveva ragione lui, non avevano litigato e non perché allontanare non lo era. Semplicemente loro avevano affrontato tutto sempre parlandosi e confrontandosi. Quando Luka l'aveva lasciata non avevano litigato, lui le aveva semplicemente chiesto di capire cosa fossero l'uno per l'altra e le aveva dato tempo.
"Allora cos'era?" Chiese Juleka salendo in sella alla sua bicicletta e seguendo il fratello verso l'uscita.
"Capirsi!" Si intromise Kagami.
"Solo il tempo e la distanza può farci comprendere cosa si prova per una persona." Confermò Luka passando il semaforo.
"Non riuscirei a stare lontano troppo tempo da chi amo." Ammise la sorella.
Kagami strinse forte le mani intorno allo stomaco del ragazzo e sospirò. "È snervante, mi è mancato tanto." Confessò allora lasciando tutti senza parole a cominciare da se stessa.
Ad un vicolo Luka si rivolse alla sorella. "Ci vediamo dopo, devo portare Kagami a casa." Disse salutando la sorella.
Lei sorrise a entrambi e prese la direzione di casa, non sembrava ma era molto felice per suo fratello. Li aveva visti insieme quei due negli ultimi mesi e sapeva che ci fosse qualcosa, finalmente di qualsiasi cosa si trattasse erano venuti allo scoperto.

Fermo di fronte al mandarin hotel Luka parcheggiò la bici e mentre Kagami scendeva e prendeva la borsa ed i caschi di entrambi il giovane musicista la bloccò con la catena.
Una volta che furono nella suite e dopo essersi accertati che Tomoe non ci fosse i due si chiusero nella stanza di lei e finalmente potettero confrontarsi.
Luka aveva passato un periodo in attesa, sperando di non aver toppato di nuovo. Kagami gli piaceva, molto più della sua prima ragazza dove era stato un susseguirsi di prime volte, la prima ragazza, il primo bacio, la prima volta e infine la prima delusione. Con Veronique non aveva sofferto, con lei era  stato semplicemente un farsi trascinare dall'altra persona, lei lo aveva voluto e lui si era concesso senza lasciar andare troppo il cuore, curioso piuttosto dalle sensazioni e dalle emozioni che un rapporto a due aveva scatenato in lui. Ovviamente la delusione era stato il sentimento predominante, lui era stato il suo fidanzato bambino, lei una ragazza del liceo con un ragazzo del college. Qualcosa da mettere in mostra, una conquista di cui parlare con le amiche e di cui vantarsi. Se a Luka all'inizio era andata bene come a qualunque ragazzo di quattordici barra quindici anni, dopo aveva iniziato a stancarsi, ammetteva che il sesso gli piaceva e lo faceva con piacere. Ma aveva capito che era uno strumento e anche per lui lei stava diventando questo. E gli strumenti Luka lo sapeva, dovevano essere trattati con amore, dovevi sentirli per potere iniziare a suonare ed il corpo di una persona lo aveva capito Luka doveva essere suonato. Le note con Veronique stonavano quindi  anche se facendola arrabbiare l'aveva lasciata.
Ecco Veronique non si era disperata per aver perso un'amore ma perché si era sentita umiliata da quell'affronto.
Non si erano lasciati bene, Luka aveva capito che nel suo egoismo era lei a dover lasciare lui e non viceversa. Poi aveva conosciuto Eléne una ragazza al primo anno di liceo proprio come lui, con lei non era andata oltre i baci, sentiva che mancava qualcosa e se doveva dire cosa, avrebbe risposto che insieme erano una chitarra scordata e che nonostante ci si lavorasse su le corde prendevano e saltavano. Luka aveva pensato che sinceramente stava bene senza una ragazza, fin quando sarebbe stata la musica a guidare la sua anima e a riempire le sue giornate non aveva bisogno di una ragazza.
Così anche con Eléne era finita, aveva continuato col suo percorso fatto di musica fin quando non aveva conosciuto Marinette, lei le era entrata dentro come una musica dolce e limpida, pulita senza segreti e che lo incantava. Marinette era straordinaria, dolce nella sua timidezza e se ne era infatuato all'istante. Quando cercava di raccontarla in musica era riuscito ad esprimersi spesso, anche se gli mancava qualcosa che potesse concludere quella melodia così apparentemente perfetta. Ecco, mancava l'imperfezione in Marinette, eppure Luka sapeva che Marinette non era perfetta, sempre se la sua timidezza e goffaggine potessero essere definiti come imperfezione, la rendevano solo più umana. Aveva un difetto che era grande, ma non lo si poteva definire così solo perché era innamorata di Adrien. Quello era stato l'ostacolo, pensare a Marinette era comunque vedere tra loro due il biondo. Ci era voluto del tempo per definire Marinette in musica, alcune note gli venivano in mente durante le lezioni o mentre provvedeva al suo lavoro part-time o ancora quando era chiuso in camera sua a suonare. Ci era voluto tanto e alla fine era riuscito ad ottenere la musica perfetta, perfetta come lei d'altronde. Aveva compreso che non era amore il suo quando aveva rinunciato facilmente a lei, non si rinuncia facilmente all'amore era come un testo di cui non si poteva fare a meno, come una musica che ti entra in testa e la suoni sempre e le altre nonostante le ascolti non riescono a prenderne il posto. Era stato molto arrendevole con lei, forse proprio perché sapeva che lei non era mai stata sua e ne aveva avuto la prova quando aveva compreso che il suo amico Adrien era legato a lei indissolubilmente, che fossero eroi mascherati o dei semplici adolescenti loro erano legati a prescindere ed erano perfetti insieme nelle loro imperfezioni. Perché sia Marinette che Adrien avevano delle imperfezioni e lui ancora non ne aveva trovate nella corvina.
Si diceva che ci si innamora realmente quando scorgi la vera essenza di una persona, trovandone prima i difetti e poi i pregi. Con Kagami era stato così, era entrata nella sua vita nell'anonimato, l'ombra di Adrien l'uno indifferente all'altro troppo concentrati solo sulle persone a cui si accompagnavano. All'inizio non le aveva dato peso, per lui lei era la ragazza di Adrien e loro erano... cosa erano stati? Erano usciti insieme ai due incuranti l'uno dell'altra e poi ecco che una volta soli si erano trovati.
Kagami era una musica che appena la conoscevi ti entrava nella mente e non ti abbandonava più, non era solo rock, non era pop, non era metal, era Kagami con tante sfaccettature che lui riusciva a vedere e scoprire ogni giorno di più. Come le lentiggini che ricoprivano il suo viso dall'ovale perfetto, erano tante ed ognuna di loro poteva essere una nota, un ritmo che venivano a comporre una musica che ti entrava dentro. Kagami era musica allo stato puro, non si fermava lei, andava avanti imperterrita come un fiume in piena, come un incendio divampato all'improvviso che cresceva a dismisura. Lei era energia allo stato puro, si adeguava a tutto, non aveva paura della solitudine anche se l'aveva vissuta, non aveva paura di non piacere perché lei a prescindere sapeva di farlo. Non perché fosse perfetta, Kagami non era perfetta, era testarda ed orgogliosa, le piaceva tenere il comando perché era un suo modo per avere tutto e tutti sotto controllo. Proprio per questo senza saperlo ella cadeva, cadeva e si faceva male e se sembrava non potesse riprendersi invece poi reagiva ed affrontava l'esito del suo errore rialzandosi. Lui l'aveva vista Kagami, l'aveva visto dentro. Attraverso i suoi occhi color nocciola, attraverso le efelidi che adornavano le gote, attraverso il corpo che si muoveva rapido e preciso durante un allenamento di sciabola. Solo al pensiero di quando aveva seguito il suo allenamento fremeva, l'aveva vista sì. Ma soprattutto l'aveva sentita, i suoi gesti e i movimenti fluidi, gli affondi, erano musica allo stato puro oppure era solo lei ad essere musica in tutto e per tutto. Non aveva mai scritto così velocemente una melodia come era accaduto mentre la osservava  allenarsi  all'accademia.
Ed era lei, lui sapeva che era lei a sprigionare quell'energia, fino ad allora non era mai stato attratto dalla scherma e i suoi stessi colleghi non facevano su di lui lo stesso effetto che aveva fatto Kagami.
Se Marinette era stata una musica che suonava, Kagami era la musica che lo prendeva completamene, perché lei per lui era musica allo stato puro.
Kagami era la persona che lo faceva vivere che accendeva in lui un desiderio immane di confrontarsi, aveva sempre da punzecchiarlo se qualcosa per lei non andava e lui divertito le rispondeva. Si confrontavano e riuscivano a trovare un punto di incontro che li... completava.
"Hai ragione tu." Disse incrociando il suo sguardo. "Ci completiamo." Non poteva restare a crogiolarsi in ciò che era stato, del tempo perso e di quanto quel momento fosse stato tanto atteso.
Ella annuì chinando il viso, gli occhi miravano le sue mani intrecciate. "L'ho capito subito, volevo solo comprendere che fosse vero e non un'ancora di salvezza dai sentimenti non ricambiati." Disse per poi sollevare il capo. "Tu non sei l'altro, non una seconda scelta, bensì la scelta." Si confidò ella, lui non era un chiodo schiaccia chiodo, non doveva decidere tra il giusto e sbagliato ma su tutto. "Sei la comprensione, con te tutto ciò che ignoravo ha avuto un senso e un nome."  L'amore non era essere uguali ed avere tutto in comune come aveva pensavo essere con Adrien. "L'amore è essere simili ma diversi, amo sentirti suonare, ancor di più adoro osservarti suonare. Diventi una cosa sola con la tua chitarra, il tuo viso riflette pace interiore. Mi sento così completa già solo standoti accanto, per non parlare di quando mi tocchi, riesci a trasmettermi tutta la tranquillità che spesso sento mi manca." Avrebbe voluto parlare di quando anche la baciava, facendola sciogliere come neve al sole in un niente.
Luka le prese le mani e gliele strinse annuendo. "Mi annienti! Quando ti vedo esprimerti con la sciabola mi fai sentire talmente piccolo di fronte la tua grandezza, sei un mare impetuoso in ogni tuo gesto ed in ogni cosa che fai, perché ci metti l'anima." Carezzò il palmo della sua mano mentre ella poggiava la fronte contro la sua.
"Perdonami se non ho saputo risponderti subito o se non sono venuta subito a cercarti e dirti ciò che provavo. Io volevo solo..."
"...essere sicura e non agire di impulso." Terminò lui per lei per poi sorridere. "Quando lo fai diventi una mina vagante." La prese in giro.
Lei offesa lo guardò nascondendo la delusione, poi come sempre in sua presenza decise di reagire ed esternare ciò che provava. "Perdonami se mi lascio prendere la mano,  ma se lo faccio è perché ci tengo, e Papillon se ne approfittava." Ci tenne a precisare.
Lui questa volta rise apertamente e le sfiorò la guancia con una mano senza lasciarle andare le sue con l'altra. "Eccoti e quando fai così mi piaci molto."
Kagami si sentì inavvertitamente arrossire, poi guardandolo sorridere senza malizia complice si unì a lui nel riso e senza che egli prendesse l'iniziativa si buttò sulla sua bocca e lo baciò. E quando lui non si ritrasse un sospiro esalò dal suo cuore, Luka non l'aveva rifiutata, non lo faceva mai. Solo che fino ad allora tra i due era sempre stato lui a prendere l'iniziativa e non sapeva cosa aspettarsi visto che ancora non avevano terminato di parlare.
Eppure si lasciarono andare a quel bacio, Luka la strinse a se attirandola di più verso il suo corpo e lei rispose a quel bacio che rispetto agli altri sembrava ancora più bello. Forse perché entrambi orfani delle bocca l'uno dell'altra o forse perché finalmente consapevoli che si erano trovati e non per un capriccio adolescenziale. Loro si volevano come coppia, loro erano una coppia!
Si sentì spingere leggermente fin quando Luka non prese posto sul divano rosso al centro della sua stanza e non se la mise sulle gambe. Le sue labbra presero a darle piccoli baci sulle sue guance. "Amo le tue lentiggini." Disse mentre sembrava di volerne catturare una ad ogni bacio. Lei sorrise stringendo le mani sulle sue spalle mentre lui la faceva tremare ad ogni gesto.
"Potrai baciarle tutte, purché tu sia solo mio." Gli rispose.
Luka allora le prese il viso tra le mani e le diede un bacio a stampo. "Sarò l'unico che potrà baciarle tutte, che potrà baciarti e toccarti. Sono tuo come tu sei mia." Le disse solenne il ragazzo.
Al che Kagami assentì stringendosi a lui. "Solo tua, come hai detto a Pika Pika io sono la tua ragazza e questo nessuno potrà mai contrastarlo."
Lui le poggiò la mano sulla schiena e le sorrise impercettibilmente. "Oh mi sentisti?" Chiese
Lei annuì, lo sentì e lo avvertì, come il suo cuore che in quel momento era esploso dalla felicità. "Si Luka, non posso non sentire il mio ragazzo quando si lascia andare alle emozioni, lui che è sempre così tranquillo e silente." 
Lui aprì la bocca ad O stupito, poi la richiuse sorridendo. "Il tuo ragazzo non ama certi comportamenti."
Kagami annuì e si strinse a lui cercando di nuovo le sue labbra, erano una coppia e nessuno si sarebbe potuto mettere tra loro, lei lo amava e anche lui le aveva detto di amarla e non poteva essere più contenta di questo.

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