Capitolo 1

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Erano passati 5 mesi dalla rapina alla Zecca dello Stato e la vita di Ariadna era completamente cambiata. Ogni giorno si svegliava e davanti a se aveva un panorama che sapeva di Paradiso: spiaggia, mare, palme e sole. Tutto poteva sembrare perfetto, ma per lei quella fino ad allora era stata una prigione dorata.
Non sapeva dove fosse precisamente, Berlino non glielo aveva detto.
"A cosa ti serve sapere dove stai andando? Avremo tutto." Così le aveva detto e lei aveva sorriso amaramente.
Aveva progettato tutto nei minimi dettagli, dal volo alla permanenza sull'isola.
Lei era quasi sicura di trovarsi vicino l'India ma non era sicura. Quel posto le ricordava la località che da bambina i genitori sceglievano per godersi almeno una settimana di ferie. Tempi che ora così lontani da sembrare vissuti da un'altra persona. Ciò che le era successo le aveva completamente stravolto l'esistenza e si chiedeva ogni singolo istante per quale motivo non le fosse toccata la sorte di qualsiasi altro ostaggio. Di sicuro tutti avevano vissuto la medesima esperienza all'interno della Zecca, ma dopo? Qualche incubo ogni tanto, una seduta dallo psicologo e tutto sarebbe tornato alla normalità. Sarebbe potuto sembrare un finale poco allettante per qualsiasi persona, ma non per Ariadna. A lei toccava abbracciare il suo incubo ogni giorno, farci l'amore e condividerci il letto. Sapeva che Berlino non le avrebbe dato pace, la voleva con sé a qualunque costo e assecondarlo nella sua follia le era sembrato il modo migliore per avere salva la vita e assicurarsi un patrimonio da capogiro. La ferma convinzione dell'uomo nella loro storia le fece pensare che probabilmente qualcosa in lui non andava; come poteva pensare che fosse felice?
I mesi passavano e le condizioni di salute di Berlino peggioravano, anche se stava resistendo molto di più di quanto gli era stato prospettato. Ariadna provava sempre più pena per lui e quel sentimento la spaventava: secondo le sue previsioni avrebbe dovuto provare sempre più sollievo e senso di liberazione.
Non tutte le giornate erano uguali alle altre, alcune volte sembrava stare bene, altre non aveva voglia neanche di mangiare. Stava seduto sulla spiaggia e guardava il mare assorto, si chiedeva che cosa pensasse, se avesse qualche minimo senso di rimorso per quello che aveva fatto e non solo con lei.
Sapeva poco di lui, ma sicuramente un ladro manipolatore e spietato come lui avrebbe avuto molto su cui riflettere in punto di morte. Le aveva fatto del male e questo non avrebbe potuto mai perdonarglielo, ma vedendolo chiudersi nel suo silenzio con lo sguardo perso nel vuoto le faceva pensare a quanto la vita gli avesse giocato un tiro mancino. Non sapeva quanti anni avesse ma non superava i 45, sicuramente troppo pochi per andarsene. Non aveva mai voluto dirgli quando fosse il suo compleanno, probabilmente una scelta dovuta al narcisismo che lo caratterizzava.
Le giornate di silenzio per la giovane stavano diventando sempre più difficili da vivere e non se lo sarebbe mai aspettato; mesi prima avrebbe detto di averli desiderati come l'aria e invece ora no.
Il sentimento di pena stava diventando sempre più qualcosa di diverso che non riusciva a descrivere. Cosa sarebbe successo dopo? Qualcuno sarebbe andato al suo funerale? Sapeva che il Professore fosse suo fratello e che in qualche modo si tenevano in contatto, probabilmente lui si sarebbe occupato di tutto. Quei pensieri affollavano spesso la sua mente e il perché la inquietava. Che stesse cominciando a provare qualcosa per il suo aguzzino? Monica si era innamorata di Denver e lei non era mai stata in grado di capire come ci fosse riuscita. Sicuramente Denver non era Berlino, ma allo stesso modo per lei era inconcepibile. O meglio, era stato.
Pensava a questo mentre era sdraiata sulla sua amaca e guardava il sorgere del sole. Le capitava spesso di svegliarsi prestissimo, proprio in tempo per godersi quello spettacolo. Aveva sempre pensato che da quel momento in avanti avrebbe scelto per le sue vacanze posti ben diversi da quello, benchè indubbiamente le piacesse tutto quello che la circondava.
"Non ti preoccupare, andrà tutto bene" senti la voce di Berlino e si spaventò. Non lo aveva sentito muoversi, ma cosa c' era da stupirsi? Era un ladro.

"Di che parli?" Rispose sedendosi. Berlino si fece spazio accanto a lei e si sedette.

"Dei tuoi pensieri"

"Non sai a cosa penso" rispose ed era vero. Berlino aveva capito quale fosse la sua insofferenza con il tempo, ma sembrava non importargli. La voleva lì accanto a lui, con o senza il suo pieno consenso. Era un uomo intelligente e aveva compreso che in fondo la stava comprando. PRobabilmente, però, non era consapevole del fatto che in lei qualcosa stesse cambiando.

"Vieni, voglio fare il bagno e poi godermi questa splendida giornata." Disse e le prese le mani trascinandola verso l'acqua. Ariadna non voleva ma si fece portare, cosa aveva imparato a fare in tutto quel tempo. Assecondarlo era la sua unica scelta e così aveva fatto per tutta la sua prigionia.
Era una giornata "sì" per lui, lo vedeva di buon uomore e questo stranamente la rendeva dello stesso stato d'animo. La baciava come non faceva da giorni e la stringeva a se trascinandola giù in acqua. Aveva imparato in quei mesi a nuotare bene, glielo aveva insegnato lui e le piaceva andare a raccogliere i ricci per poi cucinarli. Non li aveva mai mangiati, mentre lui ne andava ghiotto. Berlino sembrava conoscere tutte le cucine dl mondo, aveva girato molto nella sua vita e i suoi viaggi erano stati l'argomento di molte cene sulla spiaggia, sebbene trattenesse i particolari più sensibili ed intimi. Erano racconti di una vita avventurosa piena di adrenalina e salti nel vuoto. Ne parlava come se fosse un romanzo a tratti romantico perché così Berlino era in fondo: un uomo passionale, che viveva di ideali e fuoco. Una mente fervida che fino a qualche anno prima avrebbe potuto progettare una rapina alla Banca di Madrid e che invece ora si nascondeva su un'isola forse dell'Atlantico o del Pacifico. A lei sembrava essere troppo poco per uno come lui. Non avrebbe mai scelto quella soluzione se solo non avesse avuto la necessità di fermarsi prima di morire; di raccogliere i pensieri e di vivere una pace mai vissuta prima.

Ariadna era tornata a respirare in superficie. Nonostante le sue condizioni Berlino sapeva trattenere il fiato molto più di lei. Aveva visto qualcosa che aveva attirato la sua attenzione, ma non aveva fatto in tempo a capire cosa perché i suoi polmoni avevano comicniato a chiederle aria.
Non lo vedeva tornare a galla e per un momento se ne preoccupò. Prese aria e si immerse vedendolo immediatamente nuotare verso la superficie, ma non aveva nulla tra le mani.
Usciti Ariadna corse a predere il telo per coprirsi; era ancora mattina presto nonostante il sole fosse sorto e aveva freddo. Andres invece era entrato in quella che ormai per lei era diventata casa (o qualcosa che ci si avvicini almeno): una bellissima costruizione in legno sulla spiaggia, con un portico ampio e finestre con tende bianche. Chissà cosa ne sarebbe stato alla fine quando entrambi se ne sarebbero andati. Chi l'avrebbe occupata al loro posto? Questo pensava mentre cercava di riscaldarsi avvolta nel telo, ricordando tutte le giornate passate su quel portico. Sembrava passata una vita dall'ultima volta che aveva respirato l'aria viziata della sua Madrid.
Andres uscì gia vestito: indossava una camicia di lino e dei pantani corti, aveva mantenuto il suo stile nonostante la loro vita trascorresse su un lido semideserto. Le aveva fatto comprare abiti di stoffe pregiate e leggere, l'aveva vestita come una dea greca e la viziava come se fosse tale. Non si poteva dire che la stesse trattando male, ma era pur sempre una specie di bambola per lui;non si poteva definire una relazione vera e propria. Si limitava a soddisfare i suoi desideri nell'attesa di poter tornare alla sua libertà. Poche volte aveva raggiunto l'orgasmo, sebbene facessero sesso spesso. Berlino era un amante generoso, nonostate le premesse non lo avrebbero mai fatto pensare. Ariadna però non viveva l'intimità come una qualsiasi donna innamorata o semplicemente desiderosa di soddisfare i propri istinti. Si era trovata la maggior parte delle volte a fingere di aver raggiunto l'apice del piacere nella speranza che il tutto finisse velocemente.

"Devi coprirti, altriementi prenderai il rafreddore". Che grande contraddizione: il suo carceriere che si dimostrava con lei premuroso come un uomo innamorato. Sembrava a volte anche esserlo veramente, ma non poteva che essere un amore malato. Per lei amare significava lasciare liberi: solo liberi si ama veramente e quella non era libertà.

Nonostante tutto - La Casa Di CartaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora