18. Non è mai troppo tardi - III Parte

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Spostai la mia attenzione sul quel volto, era Denise e con lei c'era anche Finn. Quest'ultimo mi aveva appena visto, perché fece un cenno alla mia collega e allungò una mano per salutarci.

«Ci sono Denise e Finn alle tue spalle...» rivelai a Samantha. La mia accompagnatrice si voltò anche lei perplessa; gli intrusi si stavano avvicinando al tavolo accanto al nostro: uno con l'espressione ostile, l'altra con un sorrisetto furbo.

«Ma che coincidenza, anche voi qui?» esordì Denise.

«Vi conoscete?» chiese il cameriere.

«Sì!» rispondemmo all'unisono io e Finn e con la stessa rabbia nel tono della voce.

«Se volete possiamo avvicinare il tavolo, così cenate insieme» propose il cameriere. «I signori hanno ordinato da poco» aggiunse indicando me e Samantha.

«Sarebbe perfetto, voi che dite?» urlò quasi Denise.

Quando piombava quella ragazza nella mia vita, stranamente diveniva tutto più surreale. Cos'era un suo piano per spiarci meglio? Per ammirare di persona come stava andando l'esperimento? Si era tirata dietro Finn per non risultare patetica? Non lo sapevo, ciò che però mi sorprese fu la risposta di Samantha.

«Per me va benissimo!» La guardai sconcertato, davvero voleva trasformare quella serata in un appuntamento a quattro? A giudicare dalle occhiate che si stava scambiando con Finn, non solo voleva, ma da lì a poco sarei diventato io l'intruso.

Il cameriere non se lo fece ripetere due volte, spostò subito il tavolo dei nostri amici accanto al nostro.

«Fate pure con calma, vengo a prendere gli altri ordini tra un decina di minuti.»

«Grazie mille» replicò Finn, prendendo posto vicino a Samantha, di conseguenza mi ritrovai a fianco la dottoressa Stranamore.

«Che ci fate qui?» esplosi senza nemmeno rendermene conto.

«Finn voleva parlare con Samantha di una questione importante» rispose Denise per lui. Da quando era la sua portavoce?

«E non poteva farlo domani?»

«No.» A rispondermi fu il diretto interessato, capii allora che mi stavo sbagliando. Che non stavano lì per me, ma per qualcos'altro...

«Di cosa vuoi parlarmi?» Samantha studiò il suo vicino di tavolo con curiosità, mentre dal mio lato l'illustratrice incominciò a scuotere la gamba e il piede con una certa impazienza. Le sfiorai il gomito preoccupato e la sentii fremere. Avrei voluto chiederle spiegazioni, ma non era il momento adatto.

«Ti va di uscire un attimo con me fuori?» le chiese Finn, sbottonando la camicia con difficoltà. Era tutto rosso in viso e goccioline di sudore gli imperlavano le tempie, stava male ed era evidente, e non per qualche malessere preciso, ma per lo sguardo che gli stava rivolgendo la mia accompagnatrice.

«Va bene, andiamo.» Samantha si alzò e con un'espressione dispiaciuta si rivolse a me, mi stava chiedendo scusa silenziosamente, ma non doveva. Non mi doveva nulla. Le sorrisi comprensivo e la invitai a seguirlo.

 Le sorrisi comprensivo e la invitai a seguirlo

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