Nice to meet you

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Un giorno stava da Zach e uno stava con me in giro per la città, o a casa mia. In ogni caso era davvero raramente da sola.
"So gestirmi, non ce bisogno che vi alterniate i giorni per stare con me, non ti sembra un po' eccessivo? Da Zach me lo aspetterei, avevo ancora qualche speranza su di te" mi disse dal sedile del passeggero della mia auto una settimana dopo, "fidati, sono pure peggio di lui. In ogni caso staresti a casa, meglio stare qui che fingere di avere la febbre, non trovi?" La strada verso casa mia era quasi finita, erano solo le 8:20 am, saremmo stati lì un po' prima di cominciare la giornata come al solito. "Hai dormito un po'?" Sapevo che aveva problemi di sonno a prescindere, aggiungendo quell'episodio le ore si sarebbero smezzate. "Ho dormito, è solo troppo presto stamattina. Farei una petizione per far cominciare la scuola un'ora dopo" poggiò la testa sul finestrino osservando le gocce che cadevano verso terra. "Vuol dire che staremo per un po' sul divano senza fare niente, hai fatto colazione?" Scosse la testa, "non ho avuto il tempo nemmeno per un caffè stamattina, ne ho bisogno più di ogni altra cosa".
"Siamo quasi arrivati, manca sempre meno a quel caffè" la vidi accennare un sorriso, le presi una mano e la avvicinai alle mie labbra stampandoci un bacio, "eccoci" accostai e scendemmo entrambi.

Come previsto ci stendemmo sul divano a chiacchierare e poi guardare un po' di TV per un'oretta, sembrava star bene quella mattina. "Sarà la pioggia" si giustificò lei, "la pioggia mette tristezza" aggiunsi io, "nah, pioggia è bella da guardare, almeno c'è un po' di movimento rispetto al sole, c'è un minimo di rumore in sottofondo. Inoltre sono ricordati i baci sotto la pioggia, non al sole" rispose lei, forse aveva ragione dicendo che la pioggia non fosse così male, ma continuavo a preferire il sole o la neve.

La osservai: portava i suoi soliti jeans, quel giorno chiari, e un maglione largo bianco di lana. Come al solito era truccata pochissimo, solo un po' di mascara e una sistemata alle sopracciglia.
"Sui baci sotto la pioggia hai ragione" la presi per mano e la portai davanti ad una grande finestra nel mio soggiorno. "Guarda fuori" le dissi prima di posare le mie labbra sulle sue lasciandomi trasportare dal momento.
Smise di guardare fuori dalla finestra quando chiuse gli occhi, fu lei la prima ad allontanarsi lentamente, "si, intensivo una cosa del genere".
Si allontanò di un passo continuando a guardarmi negli occhi, ma quando socchiuse le labbra cominciando a parlare portò lo sguardo altrove, "domani torno a scuola, non voglio avere un anno orribile come lo scorso, rivoglio la mia normalità e lasciar stare tutto il resto. Credo che Zach te ne abbia parlato, mi sorprenderei se non avesse detto niente sull'anno scorso, lo fa sempre" evitava il mio sguardo, forse perché trovava difficile parlarne.
"Non molto, solo che è stato un anno difficile. Con 'lasciar stare tutto il resto' intendi anche me?" Mi sentii egoista, l'unica cosa che le avevo chiesto era se avesse intenzione di andarsene anziché dirle che sarebbe andato tutto bene.
"No, a dire il vero no. Non cambio idea in una settimana, se ti ho detto che mi interessi non me ne andrei mai così in fretta, sarebbe da stupida" feci un sospiro di sollievo.

"Quali sono i tuoi piani per la normalità allora?" Domandai curioso, "tornare a scuola e fare le audizioni per musical" anch'io seguivo quel corso ai tempi del liceo, il mio insegnante supportava molto i miei tour e le mie canzoni prima di diplomarmi.
"Amavo quel corso, quando fate le audizioni?" Chiesi io,
"domani, quest'anno si mette in scena Romeo e Giulietta, mi inventerò qualcosa" restò in silenzio a riflettere per qualche secondo "oppure mi dai una mano tu" si morse il labbro inferiore.
"Questo non lo faccio, con la musica ci ho chiuso" affermai, "ma intanto avrai per sempre una chitarra tatuata sull'avambraccio. Comunque che ti importa, mica devi cantare tu" sbuffai dovendo ammettere che aveva ragione. "d'accordo, basta che non fai una delle mie. Sai cantare?" Supponevo di si, altrimenti non mi avrebbe chiesto aiuto. "È una vita che non lo faccio, ho preso delle lezioni anni fa" le feci cenno di iniziare.
"Too late, my time is come. Send shivers down my spine-" Si bloccò, "non guardarmi così, dai" esclamò imbarazzata.
"No, andavi bene. Ricomincia".
"Too late, my time is come. Send shivers down my spine, body's aching all the time. Goodbye everybody, I've got to go, gotta leave you all behind and face the truth" non mi aspettavo che fosse tanto brava a cantare, aveva una voce così piacevole da ascoltare: arrivava agli acuti senza stonare e senza nemmeno una voce troppo forte, mi lasciò abbastanza sorpreso.
"C'è qualcosa che non sai fare?" Le domandai, se fosse riuscita ad insegnarmi a ballare e a non farmi cadere ogni due minuti l'avrei potuta chiamare genio.
"Come sono andata?" Domandò, "decisamente promossa, hai pensato di fare il provino per la protagonista?" Scosse la testa testa, "dovresti pensarci, sei davvero brava" mi sorrise timidamente come risposta.

What if I told you that someone was me | s.m.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora