~Capitolo 18~

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ATTENZIONE, REVISIONE ARRIVATA AL CAPITOLO 17. LA QUALITÀ DELLA SCRITTURA È MOLTO PIÙ BASSA, QUINDI VI CONSIGLIO DI PROSEGUIRE DOPO L'AGGIORNAMENTO DELLA REVISIONE

Angelica

"Fatemi uscire!"
Strillavo quelle parole, mentre cercavo di aprire la porta della stanza in cui mi avevano rinchiusa.
"Porca troia!"
Mi arresi all'evidenza
Era chiusa a chiave, e probabilmente anche sbarrata dall'esterno.

Mi trovavo in una camera da letto.
Il pavimento era stranamente bianco, con i muri sempre neri. Un grosso camino era incassato nella parete.
C'era un armadio di legno, una toiletta con un grande specchio, e un letto a baladacchino.
La finestra, dall'altra parte della stanza, era molto ampia, sempre in stile gotico.
Le tende erano nere, come quelle del letto.

'Tutto molto macabro'
Disse la mia coscienza
'Vedi di abituartici, staremo qui per un bel po'
'Ma non dire stronzate, Angelica! Abbiamo solo mezza giornata per uscire dall'inferno quindi vedi di pensare ad una soluzione'
Aveva ragione.
Beck poteva sopravvivere nell'ambiente infernale solo per quattro giorni, e purtroppo il tempo era agli sgoccioli.
Sapevo che lui non se ne sarebbe andato senza di me, quindi non potevo rimanere lì a disperarmi.

Repressi le lacrime e iniziai a pensare
Mi diressi verso la finestra, ma scoprii che mi trovavo ad almeno duecento metri da terra.
Guardai in su e vidi il tetto del castello, vicinissimo.
Tornai a scrutare la stanza.
Un'idea folle si affacciò nella mia mente.
'So quello che stai pensando e non approvo per niente'
'Se hai un altro piano ti ascolto'
Ribattei io
'Purtroppo no'
'Come immaginavo'
Quindi mi misi a lavoro.

Presi le lenzuola del letto e le legai insieme, in modo da creare una fune.
Aggiusi anche le tende del baldacchino, che tagliai con il pugnale che avevo ancora dal combattimento.
Poi feci un cappio abbastanza ampio e con il nodo scorrevole.
Mi riaffacciai alla finestra, guardando verso il tetto.
Ci vollero vari tentativi, ma alla fine riuscii ad agganciare il cappio al comignolo del camino, che spuntava sulle tegole.
Tirai un paio di volte per assicurarmi che fosse fissata solidamente.
Degludii lanciando un ultima occhiata sotto di me
'O la va o la spacca'
'Non farci uccidere'
Mi disse la mia coscienza
'Siamo già morte'
Quindi salii sul davanzale e mi alzai in piedi.

Mi ricordava quando da piccola andavo sull'altalena in piedi, con mia madre che si preoccupava che potessi cadere da un momento all'altro.
Diedi le spalle al precipizio e strinsi la fune nelle mani.
Presi dei grandi respiri, con i piedi che sembravano incollati al davanzale.
'Stavolta non mi dici di muovermi?'
Chiesi alla mia coscienza
'Non voglio essere l'artefice del tuo suicidio'
'Non hai delle ultime parole da dirmi?'
'Se riusciamo ad uscire da qui non ti insulterò mai più'
'Andiamo allora'

Fortunatamente i miei genitori mi avevano fatto entrare negli scout.
Insieme a Greyson imparai a intagliare il legno, riconoscere il muschio sugli alberi, fare nodi e soprattutto ad arrampicarmi.
Quindi non fu troppo arduo salire lungo la fune.
La parte difficile era scordarmi che ero a duecento metri da terra e senza nessuna protezione.
Un passo falso e sarei caduta, per poi spiaccicarmi al suolo.
Purtroppo però non ero più allenata e le braccia già mi facevano male, troppo deboli per riuscire a sostenere il mio peso.

Dopo un minuto finalmente arrivai vicino al comignolo del camino.
Mi ci attaccai e mi tirai su con tutte le mie forze.
Riuscii ad sedermi, bloccata tra il tetto e il comignolo.
Mi fermai un secondo a riflettere
'Non guardare giù!'
Mi avverti la mia coscienza
Ma ovviamente quando ti dicono di non fare qualcosa sei ancora più tentato.
Lanciai uno sguardo di sotto e per poco non caddi dallo spavento.
La terra era lontanissima, ed io ero lì sopra in bilico.
'Allora sei proprio deficente'
Mi insultò lei
Io la ignorai e, con le mani che avevano cominciato a tremare, mi legai la fune intorno alla vita.
Così se fossi scivolata ero sempre assicurata al comignolo.

Certo la prospettiva di rimanere appesa a penzoloni non mi allettava, ma era sempre meglio che cadere.
Dopo essermi convinta che non aveva senso fermarsi adesso, continuai ad arrampicarmi verso la parte piú alta del tetto.
Riuscii a salire afferrando le tegole, e mettendo i piedi nelle fessure.
Arrivai in cima, e mi sedetti a cavalcioni sul tetto spiovente.

'E ora?'
Chiesi alla mia coscienza
'Chiama Beck! Lui sa volare e non c'è altro modo per scendere da qui'
'Ma così dovrà uscire allo scoperto'
'Non importa! Avete pochissimo tempo per uscire dall'inferno, non è più il momento dei sotterfugi'
Capii che aveva ragione, quindi chiusi gli occhi per concentrarmi e stabilire un contatto con lui.
Immaginai il suo viso, il suo sorriso dolce, i suoi occhi sempre così rassicuranti
"Beck! Sono sul tetto del castello, vieni a prendermi, dobbiamo andarcene"
Ripetei mentalmente quelle parole, fino a quando la sua immagine nella mia testa aprì la bocca, come per parlare
"Arrivo"

Spazio Autrice
Beh adesso le cose iniziano finalmente ad andare per il verso giusto, ma io sono un po' infame quindi non si sa mai cosa potrebbe succedere ahaha
Non è ancora il momento per tirare un sospiro di sollievo cari lettori!
Comunque volevo veramente ringraziarvi per essere arrivati a questo punto della storia, vi prometto che finirà presto e non dovrete più sopportarmi ahahahah
Ok no, spero di esservi simpatica;)
Ricordatevi di votare e commentare se vi sta piacendo la storia!❤

Angelica all'inferno {IN REVISIONE}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora