È sbagliato.

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Stava leggendo il suo solito libro, come ormai faceva tutti i giorni. Questa quarantena se ha insegnato qualcosa è quanto tempo abbiamo a disposizione in una sola giornata e quanto, soprattutto, possa essere lunga una semplice giornata. E la lettura era ormai, e da sempre, l'unica cosa in grado di trasportarla in un altro mondo, in una vita che non era sua e quindi dove non aveva i soliti pensieri. La sua lettura viene interrotta dal suono di una notifica sul suo cellulare. Odiava quando gli scrivevano mentre stava leggendo, ma dal suono riconobbe già chi era e ne rimase comunque felice. Stavolta non era infastidita. "Scendi, tra due minuti sono da te" era questo che lesse non appena prese il telefono in mano rimanendo per qualche secondo bloccata da qualsiasi cosa. "Cosa? Sei impazzito?" Riesce a rispondere perché era semplicemente l'unica cosa che riusciva a pensare in quel momento. È impazzito. Del tutto. "No, sono serio. Scendi" arrivò subito dopo. "Va bene, arrivo" rispose lei ormai rassegnata sapendo che non gli avrebbe mai fatto cambiare idea e allo stesso tempo contenta perché aveva una voglia matta di vederlo. Chiuse il suo amato libro, lasciando quel mondo in sospeso per un po' e ritornò alla sua vita. Alla sua incasinata vita. E i pensieri, che prima erano svaniti, d'un tratto ritornarono ammassati dentro di lei. Era seduta sul letto vissando il vuoto non rendendosi neanche conto di quanto tempo fosse passato e di sua madre che nel frattempo era entrata in camera e parlava con lei. "Ci sei? Oii, ci sei?" Finalmente si riprese e ritornò al mondo "eh si, scusa. Dimmi" disse mentre indossava le sue scarpe bianche che tanto adorava. "Devi scendere giù?" Le chiese sua mamma e lei intenta a prepararsi rispose "si, perché?". "Me la butti tu la spazzatura allora" disse sua madre con tono gentile e calmo. "Va bene" rispose lei. Sua mamma andò finalmente via e lei poté così prendere le sue amate sigarette. Prese la spazzatura e scese giù. Lui era già lì ad aspettarla. "Merda" pensò lei. Presa dai troppi pensieri non si era preparata psicologicamente a lui. Non era pronta. È un vizio che ha sempre avuto. Prima di fare qualsiasi cosa lei deve prepararsi psicologicamente per quello che deve fare. Pensa a ogni possibile conseguenza, a quello che potrebbe succedere semplicemente perché le piace avere tutto sotto controllo. Lui era lì a guardarla mentre lei posava la spazzatura davanti casa sua in modo che la mattina dopo sarebbero andati a prenderla. Prende la sua sigaretta, l'accende e solo dopo si gira verso di lui. "Cosa ci fai qui?" Dice non appena si gira verso di lui. "Non so, avevo voglia di vederti. Tu no? Tu non volevi vedermi?" Lei sorride, abbassando la testa, pensando al fatto che lui aveva voglia di vederla. In fondo ne era contenta. Ma lui non doveva saperlo. Lei doveva essere incazzata. E con tono incazzato (fingendo) rispose "questa non è una cosa che ti riguarda. E poi, perché volevi vedermi?". Lui, sorpreso della sua risposta, la fissa per un po' senza dire nulla. Poi accenna un sorriso e le dice "sei incazzata con me, vero?" Era una domanda a cui lei non voleva rispondere, quelle tipiche domande che speri non ti facciano mai e che, puntualmente, arrivano. Come ogni cosa in cui speri e poi ne succede sempre il contrario. Ormai la sua vita andava così. Si riprese dai suoi soliti pensieri e d'un tratto, senza guardarlo e tutto d'un fiato disse "ho tutto il diritto di esserlo. Cazzo. Ti chiedo perché succede quello che succede tra noi, perché voglio sapere che cazzo siamo io e te, che stiamo facendo e soprattutto tu che cazzo stai facendo perché io non ci sto capendo più niente. Io non ti capisco più ormai, per quanto ci provi non ci riesco mai. Provo ad avere risposte e tu cosa fai? Sparisci. Così, dal nulla... guarda che se devi dirmi che quello che succede non ha nessuna cazzo di importanza devi dirmelo. Io ormai sono abituata alla gente che mi tratta così, non mi sfiora nemmeno più. Non ci resto neanche più una merda. Ma tu dimmelo" e riprende finalmente fiato e aspira l'ennesimo tiro dalla sua sigaretta che per un attimo aveva dimenticato di avere. Lui spalanca gli occhi e la fissa intensamente. Passa qualche secondo e finalmente lui si decide a parlare "tu davvero pensi questo? Tu davvero pensi che io lo faccia solo per divertimento? Sei seria?" Con un tono alquanto deluso, più di quanto lui stesso potesse immaginare. Lei alza lo sguardo verso di lui e solo ora si rende di quanto siano lontani e di quanto quella lontananza le faccia male. Aveva bisogno di sentirlo vicino. Aveva voglia di sentire il suo fiato sul suo collo. Aveva bisogno di sentirlo accanto a lui. Ma no, doveva essere incazzata. "E cos'altro dovrei pensare se tu sparisci così dal nulla? Non è quello che penso io, è quello che tu mi fai pensare comportandoti così cazzo e continui a non capirlo." Dice lei in tono calmo, più calmo di quante avesse pensato ma se ne rende conto troppo tardi. Lo sguardo di lui improvvisamente cambia, diventa più cupo, più triste. Abbassa lo sguardo e dice "mi dispiace. Non volevo che tu pensassi questo. Ma cazzo, io non ci riesco. Non riesco a dirti quello che penso seriamente." Lei si avvicina lentamente a lui sentendosi in colpa per averlo trattato così male. Si ferma al punto giusto. Tanto vicino da sentirne il profumo ma non così vicino dal non resistere e baciarlo. "Almeno provaci, ti prego." Le dice lei in tono molto dolce. Lui alza lo sguardo verso di lei e la guarda intensamente. Occhi dentro occhi. Fuoco contro fuoco. Lui inizia ad avvicinarsi fin quando sono talmente vicini da sentirne addirittura il respiro e inizia dicendo "è che cazzo, tu mi mandi in tilt ogni volta. Mi fai impazzire. Mi fai perdere la testa quando ti ho accanto. Che non riesco a non baciarti quando sei vicino a me. Non riesco a non abbracciarti e non provare quel senso di protezione. Non ci riesco proprio. Tu mi fai provare cose che io stesso non mi riesco a spiegare.." lei lo guarda ormai con le lacrime agli occhi. Non era abituata a sentirsi dire da qualcuno cose così tanto belle. Ne aveva ricevute davvero poche di belle parole lei e senza mai spiegarsi il perché. Non sapeva cosa dire e l'unica cosa che le riuscì di fare fu quella di lasciarsi andare totalmente. Quindi si avvicinò a lui iniziando ad accarezzargli la guancia, lui le mise una mano sui fianchi stringendo sempre più forte fin quando finalmente quelle labbra si toccarono di nuovo. Ne avevano voglia entrambi, ne avevano bisogno entrambi. Era uno di quei baci da "non lasciarmi andar più via." Lei si staccò e sussurrò "è sbagliato, non dovremmo" avvicinandosi di nuovo a lui non resistendo. "Lo so" disse lui continuando a baciarla. Erano così uniti, così vicini. Ogni parte di lei desiderava ogni parte di lui e viceversa. Fu uno di quei momenti che sembrano durare un'eternità. Che sembrano non finire mai e a te va bene così perché vorresti davvero che non finisse mai...
... poi lei ritornò in sé, spense il telefono e andò a dormire con la speranza che un giorno potrebbe succedere davvero e, allo stesso tempo, con la tristezza di chi sa che non capiterà mai. Soprattutto a una tipa incasinata come lei.

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