III

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Inutile specificare che quella notte non chiuse occhio, tant'è che agli allenamenti non riusciva a tenersi in piedi e ottenne il permesso di allontanarsi dalla palestra.

Sollevato si diresse in bagno e, appoggiato al muro, sospirò.

Fece scorrere lo sguardo sulle mattonelle bianche, senza una precisa meta.

«Deku» si sentì chiamare ad un tratto.

Il ragazzo riconobbe subito la voce, simile ad un ringhio.

Si voltò verso il ragazzo che era apparso sulla porta del bagno.

Lo squadrò, con sguardo assente. Il ragazzo indossava una canottiera nera ed era tutto sudato, a causa dell'intenso allenamento. I capelli biondi erano sparati da tutte le parti, come al solito.

Bakugou Katsuki, quando si vide esaminare in quel modo, perse un po' della sua spavalderia.

«Cosa ci fai qui, deficiente? Non riesci a sostenere un cazzo di allenamento?» sbraitò, cercando di ricomporsi. Quell'occhiata lo aveva scosso, parecchio. Come al solito, quando sentiva vacillare la propria posizione, si mise ad insultarlo.

«Che hai, ti sei rammollito? Andrai a farti coccolare dalla mamma?» non gli venivano insulti migliori. Una parte di lui gli faceva presente che erano giorni che Deku si comportava in maniera strana, segno che, nonostante fossero passate delle settimane, non aveva ancora superato la morte di All Might e che insultarlo non gli avrebbe fatto bene.

Neanche lui era riuscito a passarci sopra così in fretta, sia chiaro, ma aveva un controllo maggiore delle proprie emozioni.

Aveva tramutato il dolore in rabbia e desiderio di vendetta, quindi aveva iniziato ad allenarsi molto più intensamente del solito, a ritmi serrati, per migliorare ogni volta un po' di più, per poi riuscire, un giorno, a fare finalmente giustizia.

Giustizia.

Se solo avesse saputo cosa vagava per la mente dell'amico.

Se solo avesse saputo che tipo di giustizia seguitava ora Deku.

«Non è carino da dire, Bakugou» rispose Deku, cercando di assumere un tono di voce dolce, come al suo solito, ed improvvisare un sorriso, ma ciò che ne conseguì fu qualcosa di veramente inquietante.

Il sorriso era tirato, falso, e la voce restò atona.

In più lo aveva chiamato per cognome, e non Kacchan.

Bakugou visse gli attimi peggiori di tutta la sua vita. Era letteralmente terrorizzato perché si percepiva lontano un miglio che qualcosa in quel ragazzo non andava.

«Deku...» mormorò preoccupato, abbandonando per una volta il tono rabbioso ed aggressivo. Fece qualche passo in avanti «Va tutto bene?» chiese, cercando di assumere un tono di voce dolce.

Deku fece un passetto indietro, allontanandosi da lui.

«Va tutto bene. Tutto alla grande» tirò un nuovo sorriso falsissimo e fissò gli occhi su di lui, con il suo sguardo vuoto.

Bakugou non sapeva che fare.

Non si era mai ritrovato di fronte una situazione simile.

Aveva tentato di essere gentile e già questo era strano. Ma il modo in cui si stava comportando il ragazzo non era strano... era inquietante e preoccupante. Molto, molto preoccupante.

Indietreggiò di qualche passo, distogliendo lo sguardo dal ragazzo.

Non sapeva cosa dire, cosa fare.

Pensò che chiamare aiuto sarebbe stato utile.

Ma aiuto di chi? Chi poteva sapere come comportarsi?

Lui era quello che avrebbe dovuto conoscere Deku meglio di tutti, frequentandolo da quando erano bambini.

Anche se, forse, non gli era mai stato veramente vicino.

Aveva vissuto credendo di conoscerlo ed ora si ritrovava davanti una situazione così tanto assurda da impedirgli di fare una qualsiasi azione.

Se ne sarebbe dovuto semplicemente andare? Avrebbe dovuto chiamare un professore? Avrebbe dovuto... abbracciarlo? Di cosa aveva bisogno Deku? Come si sarebbe potuto far aiutare?

Non riuscì a scovare una risposta, niente di niente.

Poiché il silenzio tra i due persisteva Midoriya decise di romperlo, con un piccolo sospiro.

«Torna agli allenamenti e non preoccuparti per me, sono solo un po' stanco» disse con sicurezza, voltandogli le spalle.

Bakugou restò lì per pochi secondi ancora, poi si decise a fare dietrofront.

Sarebbe andato a chiamare un professore, magari avrebbe potuto aiutarlo.

Non disse un'altra parola e corse nell'aula, lasciando Midoriya nuovamente da solo.

Non avrebbe dovuto farlo.

Non avrebbe mai potuto immaginare quello che sarebbe accaduto dopo.

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