IV

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«Buongiorno» Deku sentì una voce proveniente dalla finestra, a cui dava le spalle.

Si voltò di scatto, confuso e spaventato.

Non riconobbe quella voce, eppure sembrava familiare, in un verso o nell'altro.

L'aveva già sentita.

Si voltò verso la sinistra e per poco il cuore non gli saltò in gola dallo spavento.

Un ragazzo era seduto sul davanzale. Indossava una lunga giacca nera ed una sgualcitissima maglietta bianca, bruciacchiata in più punti.

Una zazzera di capelli neri gli copriva parte della fronte, ma i suoi occhi azzurrissimi erano ben visibili ed erano puntati su Midoriya.

Ma la cosa più spaventosa di tutte era la pelle del nuovo arrivato: completamente bruciata e lacerata nella parte sotto la bocca e sotto agli occhi. Anzi, più che pelle bruciata sembrava quasi una "toppa", tenuta con dei piccoli gancetti di ferro, che gli bucavano le guance e gli zigomi.

La pelle rossastra e violacea gli copriva anche le braccia, fino ai polsi, e probabilmente parte del petto, ma la maglietta non lasciava intravedere nulla.

Deku non poté fare a meno di arretrare un poco, le gambe che tremavano.

Dabi scese dal davanzale, sghignazzando.

«Che c'è, hai paura?»

Avanzò verso di lui.

Deku scosse rapidamente la testa, cercando di darsi un contegno. Irrigidì i muscoli e deglutì. Si mise dritto con la schiena e lo guardò negli occhi, cercando di non vacillare.

«No» affermò con sicurezza e lui stesso si stupì. Da dove veniva tutto quel coraggio?

Dabi alzò un sopracciglio, compiaciuto del brutale cambiamento nel suo atteggiamento. Autocontrollo. Eccellente.

«Sei pronto?» gli chiese, rivolgendogli un sorriso un po' storto.

«Per cosa?» chiese Deku, perplesso. Le mani non tremavano più. Iniziava a sentirsi strano, diverso... una nuova emozione stava emergendo, pronta a prendere il controllo. Un sentimento nuovo, con il quale Deku non era mai entrato a contatto.

«Venire con noi» rispose Dabi con tranquillità.

"Venire con noi", queste parole rimbombarono nella testa del ragazzo.

Andare con loro. Allearsi con la lega dei villain.

Aveva meditato a lungo sul primo incontro avuto con Shigaraki e la sera prima era giunto ad una conclusione.

Ma ora che l'opportunità gli si parava effettivamente davanti si ritrovò quasi spaesato.

Era davvero pronto a compiere quel passo?

«Allora?» incalzò Dabi, tendendogli una mano.

Il suo sguardo fermo, azzurro incastonato nel verde.

Deku gli prese la mano.

«Vengo con voi» un fremito, come una scossa elettrica, lo attraversò, dallo stomaco fino alla nuca.

Rimorso? Timore? Trepidazione?

Non riuscì ad identificarlo.

Mentre Dabi gli stringeva la mano venne avvolto da una nube nera. Più che una nube sembravo tante fiamme scure, che lo stringevano per i polsi, le gambe, il busto, il collo.

Per qualche attimo si ritrovò nella più completa oscurità e si sentì soffocare.

Quando le fiamme si diradarono non si trovava più nei bagni della scuola.

Era in una sala spoglia, sembrava un seminterrato.

L'unica luce proveniva da una lampadina mezza scarica, che andava a singhiozzo.

Uno squallido divano si trovava su un lato ed una porta nera era situata là vicino.

Era chiusa, quindi non poté vedere cosa ci fosse dietro. Probabilmente le scale per salire al piano di sopra, ipotizzò.

Ovviamente non vi erano finestre, solo un lungo tavolo sul lato opposto della stanza e degli sgabelli scheggiati sul bordo.

Era ancora insieme a Dabi, ma non erano più soli.

Vi era una ragazza, sdraiata sul divano, che giocava con vecchio coltellaccio, sfilacciando tutto il tessuto.

«Sei tornato!» esclamò balzando in piedi e conficcando il coltello in uno dei braccioli. A Deku non parve un posto molto igienico per conservarlo.

Appena la ragazza lo inquadrò si bloccò.

Lo squadrò da capo a piedi, la bocca semi aperta.

«Izuku!» emise un gridolino, gettandosi verso di lui.

Midoriya rimase immobile, confuso. Perché ogni volta che incontrava Himiko Toga lei doveva gettarglisi addosso in quella maniera? Non la allontanò, non sapendo come comportarsi. Un tempo la avrebbe aggredita, ma ora le cose erano leggermente cambiate.

«Non credevo accettassi davvero, che bello averti qui!» lo abbracciò, stritolandolo. Lo guardò con i suoi giganteschi occhi dorati, sorridendo come una pazzoide.

«Lascialo respirare» disse un'altra voce, proveniente dalla porta scura.

Questa era stata aperta, rivelando un lungo corridoio buio. Appoggiato allo stipite, vi era un uomo, in un'attillata tuta nera e grigia. Sembrava osservare Deku con curiosità e impertinenza.

Il ragazzino ne risultò molto infastidito. Perché tutti dovevano esaminarlo in quella maniera?

Il nuovo arrivato doveva essere Twice. Midoriya non aveva mai visto il suo viso sotto la maschera. Si chiese se quella tuta gli conferisse qualche potere particolare o se fosse semplicemente molto brutto.

«Izuku Midoriya» una voce proveniente dal fondo del corridoio attirò la sua attenzione. La avrebbe riconosciuta ovunque. Erano settimane che assillava i suoi incubi e sentirla nuovamente, così vicina, gli fece uno strano effetto.

Twice si spostò ed un altro uomo avanzò verso di lui.

La solita carnagione pallida, cadaverica, i capelli grigiastri scompigliati e le ferite sotto agli occhi: Tomura Shigaraki fece il suo ingresso nella stanza.

Alle sue spalle vi era un uomo fatto di tenebre, due occhi gialli sembravano sospesi nel vuoto sopra un grande collare d'acciaio. Kurogiri avanzava dietro al capo della lega dei villain.

Shigaraki sorrise a Deku, al quale vennero i brividi.

Erano tutti lì, il passo era compiuto.

Non sarebbe più ritornato indietro, neanche se avesse voluto.

Probabilmente, se avesse mostrato qualche ripensamento, gli altri lo avrebbero fatto immediatamente fuori.

Cercò di inquadrare come questo lo facesse sentire.

Sarebbe dovuto essere spaventato. Non aveva alcuna via di uscita.

Ma lui non voleva scappare, non aveva paura.

Colmo di eccitazione si apprestava ad intraprendere quella nuova vita. Senza rimorsi, senza timori.

Shigaraki concluse:

«Benvenuto nella lega dei villain».

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