'Ti prego, fa che non sia come penso. Ti prego, ti prego, ti prego.'
Cercai di non pensare all'uomo seduto di fianco a me, la cui presenza mi stava dando alla testa fin da quando avevo messo piede nello studio di Mike.
E non volevo pensare a mio cugino, la persona alla quale volevo più bene al mondo, che macchinava alle mie spalle con quel presuntuoso bastardo di David Queen.
Volevo non sentire, né vedere più niente, ma le sue parole arrivarono implacabili, ferendomi come coltelli affilati.
<<Ho chiesto a David di sposarti.>>
La sua voce appena sussurrata, ma perfettamente udibile a tutti e tre.
E la rabbia che montava, feroce, insieme al senso di umiliazione che provavo nel venire a conoscenza, di nuovo, che un altro membro della mia famiglia aveva tentato di vendermi come un oggetto.
E con un terzo incomodo ad assistere al tutto.
<<Lauren...>>
'No! Quella voce no! Stai zitto, maledizione!' pensai stringendo i pugni.
Strizzai gli occhi, cercando di impedire alle lacrime di colare giù per le guance.
Non volevo piangere, non davanti a lui.
Ci fu un fruscio accanto a me, e il profumo di David mi avvolse completamente.
La sua bella mano si allungò, posandosi leggera sopra un mio pugno serrato.
Mi ritrassi infastidita e alzai la testa, sfidandolo a farlo ancora.
<<Non gli ho detto di sì, Lauren. Non ho deciso nulla perché volevo farlo insieme a te. Perché era mia intenzione essere sincero fin dall'inizio.>>
Dio, faceva male agli occhi, per quanto era bello.
Purtroppo le sue parole erano false, vacue, pronunciate al solo scopo di incantarmi.
<<Oh... volevi essere sincero?>> risposi sarcastica.
David annuì, guardandomi cauto.
<<Sapevi già tutto, vero? La sera della festa, quando ci siamo incontrati in giardino. Tu sapevi benissimo chi ero, dì la verità.>>
<<No. Ti giuro. Non avevo idea che fossi tu quando quello schifoso ha tentato di metterti le mani addosso.>> sbottò.
<<Che cosa? Oliver?>> squittì Mike indignato.
<<Zitto! Non dovevi dirlo, maledizione!>> sbottai coprendomi il volto con le mani.
<<Come sarebbe a dire che non doveva dirlo?>>
<<Lo so, scusa, mi è sfuggito. Non l'ho fatto apposta.>> si giustificò David.
<<Quello schifoso mette le mani addosso a mia cugina e io non dovevo saperlo?>>
<<No! Non dovevi! Esattamente come tu non dovevi permetterti di spiattellare i fatti miei al qui presente Mr Queen.>> strillai, sempre più incazzata.
<<L'ho fatto per te, perchè ti voglio bene. E ora che so questa storia di Black, sono ancora più convinto di aver fatto la cosa giusta!>> replicò.
<<No, Mike. Hai tentato di vendermi anche tu.>>
<<Lauren, ti sbagli. Ho tentato di salvare la tua vita da quel verme schifoso. E non me ne pento. Lo rifarei subito domani, se ci fosse una speranza di mettere Oliver all'angolo.>> rispose con veemenza.
<<Ah, sì? E gli hai raccontato per filo e per segno tutti i dettagli della cosa, al qui presente Mr Queen? Che deve rimanere sposato con me per due anni almeno, glielo hai detto? Che dobbiamo pure consumare il matrimonio, glielo hai detto? Io dico di no!>> sibilai maligna, voltandomi a guardare Mr Bellezza impallidire come un cadavere.
<<Non te l'aspettavi una cosa del genere, eh playboy? Pensavi di sposarmi, prenderti tutta la baracca e poi divorziare da persone civili? Beh, ti sbagli.>> lo canzonai.
David lanciò a Mike uno sguardo corrucciato, e mio cugino rispose con un'alzata di spalle, come a volersi scusare per non avergliene accennato prima.
<<Tu volevi aspettare di parlare con Lauren...>> rispose.
<<Suppongo che tu abbia ragione... ma non posso negare di esserne rimasto a dir poco esterrefatto. E non ce l'ho con te, Mike.>> disse, e tornò a guardare me, una luce strana nei suoi bellissimi occhi verdi. <<Sono sconvolto dal fatto che non mi aspettavo, nel modo più assoluto, di sentire una cosa del genere adesso, nella New York del duemila. Voglio dire, era già assurdo prima, ma questo... Cristo Santo, scusate se ve lo dico, ma vostra nonna era una stronza.>>
Mike sospirò, appoggiandosi stancamente allo schienale della poltrona girevole.
<<Ora capisci perchè l'ho chiesto a te?>> sussurrò in tono grave.
David annuì, posando i suoi smeraldi su di me.
Aveva riassunto la sua postura di capo-supremo-che-comanda-su-tutti, impeccabile e implacabile nella sua bellezza carismatica, da farti tremare le ginocchia anche da seduta, e un formicolio al basso ventre mi indusse a stringere con forza le cosce fra loro.
Si accarezzò il labbro superiore con l'indice, gesto che mandò i miei poveri ormoni in visibilio.
<<Mike, potresti lasciarmi un attimo da solo con Lauren, per favore?>> chiese in tono deciso, professionale, come se stesse appena chiedendo il risultato di un rendiconto alla sua segretaria.
'Cosa? Da sola con lui? Oh...no, no...' urlai dentro di me, agitandomi ancora di più.
Sentii il cuore sbattere frenetico contro la cassa toracica, la fronte imperlata di sudore e non certo per il caldo che c'era fuori.
<<Non abbiamo nulla da dirci, io e te.>> sibilai, il più velenosa possibile.
<<Invece sì, ci tengo. Mike, esci per favore.>> disse David alzandosi dalla poltrona.
Mio cugino rimase un attimo interdetto, ma non sembrava preoccupato dalla richiesta di David, anzi.
Sembrava che la cosa lo divertisse.
Guardò prima me, poi David, infine scosse mollemente la testa.
<<Va bene. D'altronde ve la dovete sbrigare fra di voi. Io devo solo pensare a riempire le scartoffie alla fine. Prendetevi tutto il tempo che volete.>> disse, sorridente, e io avrei tanto voluto fargli cadere tutti i denti con un pugno ben assestato, ma ero talmente fuori di me dalla rabbia che non riuscivo a muovere un muscolo, nè a dire alcunché.
<<Non temere, non ti farò del male.>> sussurrò David al mio orecchio, mentre Mike ci lasciava soli.
Davvero pensava che avessi paura di questo?
Quanto si sbagliava.
Un rumore metallico, inconfondibile, mi indusse ad alzarmi in piedi di scatto, come se la poltrona avesse appena preso fuoco.
David aveva chiuso la porta dello studio a chiave, sicuramente per impedirmi di darmela a gambe nell'istante in cui sarei arrivata al massimo dell'incazzatura.
Con la gola secca e le palpitazioni a mille, lo osservai attonita mentre si infilava la piccola chiave dorata nella tasca dei pantaloni scuri di alta sartoria, che gli fasciavano alla perfezione le lunghe gambe muscolose.
E ora eravamo soli, io e lui, che avanzava verso di me, possente ed elegante come un puma maschio in cerca della sua femmina.
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Affari Matrimoniali
ChickLitA volte un testamento può rivelarsi del tutto scomodo, soprattutto quando ti impone un matrimonio combinato. Un'eredità da dieci milioni di dollari. E un'isola da sogno. Lauren Smith dovrà trovare, secondo i desideri del suo amato nonno, qualcuno c...