capitolo quattordicesimo: 𝐷𝑟𝑒𝑎𝑚

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Il bambino era bellissimo, aveva i capelli rossicci e le lentiggini, gli occhi  verde acqua e cresceva a vista d'occhio. Ormai erano passati sei anni dalla sua nascita e tutto era andato per il meglio.
Il piccolo Andrew - così decisero di chiamarlo - stava giocando con un pupazzetto a forma di giraffa, mentre le due ragazze erano intente a cucinare il pranzo e apparecchiare.
Dayla si lasciò abbracciare dalla bionda e ridacchiò, lasciando a mezz'aria il cucchiaio di legno sporco di sugo

«Devi andare per forza a lavoro...? E se ci dessimo per malate?»

Propose Ilaria, baciandole la nuca e stringendola contro di sé.
L'altra scosse il capo e le accarezzò il palmo della mano che era appoggiata sul proprio ventre

«Anche se è il mio compleanno, non posso mica fare come quando andavamo a scuola»

La guardò dolcemente e la baciò teneramente sulle labbra, spostandole una ciocca bionda dietro all'orecchio.
La partner le mise una mano dietro alla schiena, spegnendo il fuoco e poi stringendole una natica nella mano.
Dayla si separò da lei, alzando l'indice e muovendoglielo davanti al viso per poi indicare il piccolo.
La minore le sorrise e alzò le mani in segno di resa.
Misero la pasta nei piatti e servirono in tavola, chiacchierando animatamente sul compleanno di Giada - una compagna di scuola del piccolo - che si sarebbe svolto nel weekend

«Ho un'idea, di sé stasera organizzassimo una cena solo io e te e lasciassimo Andrew dai nonni?»

Propose Ilaria, sorridendo all'altra.
Il piccolo dalla chioma di fuoco batté le manine

«Sii! Voglio andare dai nonni!!»

Disse con la vocetta acuta ed un sorriso bellissimo sul viso.
Le due si guardarono e ridacchiarono

«E nonni sia»

Acconsentì la corvina, alzandosi e mettendosi a lavare i piatti. Una volta finito, si preparò per andare a lavoro.
Si mise un top nero e dei jeans semplici ed uscì, salutando la ragazza con un bacio sulle labbra e il piccolo con uno sul naso

«Ciao mamma»

Disse il piccino, abbracciandola, lei gli accarezzò i capelli e gli sorrise, per poi dirigersi al locale dove si sarebbe esibita quel pomeriggio

«Ehi, broh, come vanno le cose? Sta bene il piccolo?»

Chiese un ragazzo dai capelli mori, che teneva raccolti in un codino basso, con i vestiti incredibilmente larghi e scoloriti

«Ehi Vale! Si, tutto ok, stasera sta con i nonni così io e Ila ci godiamo una serata tranquilla»

Rispose la corvina, sorridendogli, e lui le diede una pacca sulla spalla facendole l'occhiolino

«Auguri, Dayla, e buona fortuna per la serata»

Disse l'uomo, con il miglior sorriso che potesse sfoggiare, anche se non era bellissimo quando sorrideva.
L'altra le fece un cenno d'intesa con il capo e si avviò a sistemare il microfono, le casse e la tastiera sul palco.
Circa un paio d'ore dopo, il locale si riempì di volti sconosciuti, alcuni sorridenti, altri annoiati o addirittura arrabbiati e lei li intrattenne con la propria voce, che risuonò melodica nella stanza non troppo ampia.
La musica le fece dimenticare qualunque cosa. Era sempre così, si sentiva nel suo mondo quando cantava, in un involucro impenetrabile che escludeva tutto il mondo circostante, ed esso smetteva di esistere finché la musica non cessava.
Aprì gli occhi e le mani di tutti la applaudirono, qualcuno si alzò in piedi ed altri dovettero tirare fuori i fazzoletti per asciugarsi gli occhi rossi.
Sono stata apprezzata! È una sensazione così... Bella
Sorrise soddisfatta e fece un lieve inchino, per poi scendere dal palco e venire abbracciata da Valerio

𝑵𝒊𝒏𝒆𝒕𝒆𝒆𝒏Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora