Monchies

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Il tempo pareva essersi congelato: da un lato Bastien e Jace, dall'altro Damaris che stringeva a sè Maya, puntandole minacciosamente un coltello alla gola.

"Fermo Damaris, ragiona, possiamo risolverla diversamente, lascia andare la ragazza" disse Jace, cercando di prendere tempo.
"Hai ragione stupido ragazzo, io è te che voglio, avvicinati lentamente e la lascerò andare!" rispose sogghignando Damaris.
"Bastien, Damaris ha ragione, ha senso, forse dovremmo accettare. Sono disposto a consegnarmi" sussurrò Jace a Bastien.
Ma il gigante con tono perentorio e lo sguardo fisso su Maya rispose: "E secondo te che ti farà? Ti vuole uccidere Jace, non posso permetterlo, è fuori discussione".

La situazione era bloccata, non si vedevano vie di fuga.
Succede però, a volte, che la fortuna giri dalla parte giusta, che un singolo fatto possa cambiare il corso degli eventi. E questa era una di quelle volte, forse.
All'improvviso, dall'albero alle spalle di Damaris, qualcuno, o meglio, qualcosa, emise un grugnito.
Damaris, accortosi di ciò, volse lo sguardo e rimase pietrificato.
Tutto successe in un secondo, Damaris urlando lasciò andare Maya e cercò di darsi alla fuga ma, sotto gli occhi esterrefatti dei ragazzi, un animale si lanciò da uno dei rami più alti, atterrando direttamente sopra al ragazzo in fuga.

Era alto circa due metri, aveva le fattezze di una scimmia, ma non era una scimmia comune. Gli occhi erano color sangue, i denti erano lunghi, aguzzi. Le zampe erano più lunghe di quelle di una normale scimmia e molto muscolose.
"Cosa dianime è quel coso?" esclamò terrificato Bastien.
"E' un Monchies, un animale rarissimo, pensavo non esistesse e fosse frutto di una leggenda" rispose Jace, lo sguardo serio ma allo stesso tempo sbalordito.
E invece eccolo lì, davanti a Jace, Bastien e Maya, intento a fare a brandelli il corpo del malcapitato Damaris.
Il Monchies si cibava infatti di carne, qualsiasi tipo di carne, ed era estremamente feroce.
Dopo essere atterrato su Damaris, la scimmia sollevò il corpo del ragazzo sopra la propria testa e con una semplicità disarmante staccò di netto il cranio lanciandolo lontano. Dopodichè portò la famelica bocca direttamente alla gola zampillante e si abbeverò con il caldo fluido rosso che ne fuoriusciva.

"Dobbiamo sfruttare la situazione, scappiamo ora!" disse Maya
I tre cercarono allora di allontanarsi senza far rumore ma d'improvviso, una freccia saettò dal nulla e andò a conficcarsi nella schiena, all'altezza della spalla sinistra di Maya che, con un urlo, cadde a terra.
Bastien prontamente le si mise davanti, pronto a farle da scudo, volgendosi verso la nuova minaccia.
Da un cespuglio poco lontano uscì Morzug, malconcio a causa dei danni subiti nel precedente combattimento, che teneva in mano un arco raccolto chissà dove.
"Dove credete di andare? Vi ucciderò tutti" disse furiosamente a denti stretti.

"Maya! Come stai?" esclamò Bastien, "Dannazione, Jace, Maya sta perdendo troppo sangue, la freccia è penetrata in profondità, come facciamo?" continuò disperato.
"Calma Bastien, una cosa alla volta. Se non ci liberiamo di Morzug e soprattutto di quel coso moriremo tutti" disse Jace indicando l'enorme scimmia che ancora si stava placidamente cibando delle carni di Damaris.
"Hai ragione Jace! Io mi occupo di quel cadavere vivente armato di arco, tu porta Maya lontano da qui. Appena è al sicuro torna indietro ad aiutarmi nel caso in cui mi servisse una mano." disse Bastien, lo sguardo, che non prometteva nulla di buono, rivolto verso Morzug.
"Va bene, faremo così allora" disse Jace in uno sguardo d'intesa con l'amico e, prima di andarsene, concluse: "Ah, Bastien... stai attento!"

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