7. Verità Nascoste.

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Marco, era classico romano di buona forchetta, sfilò un pezzo di frittata con le patate posizionata al centrotavola. Giuseppe allungò lo sguardo su di esso ridendo.
"Marco, da quando ti piace la frittata di patata? Sapevo che amassi tantissimo quella con i piselli!"
Marco si strozzo davanti a questa affermazione. Diventó paonazzo e Anita, con la sua prontezza, diede vigorosi pugni al centro delle scapole per farlo deglutire.
Chiara non stava minimamente capendo nulla. Giuseppe scoppió in una fragorosa risata, Anita cercó di soccorrere Marco che riuscì poi a deglutire.
"Giuseppe, prima di fare certe affermazioni, avvisami!"
Marco schiarì la voce e poi sorseggió un bicchiere d'acqua.
Anita guardò in cagnesco il premier.
"Però Giusé, anche tu ci metti!"
"Anzi volevo pure avvisarlo!" rispose con un calice di vino in mano.
"Però dai, questa battuta... Sai bene!" asserì guardandolo male.
"Ma no Anita anzi... Sai benissimo cosa ne penso del mio fratellino Marco!"
Chiara non aveva capito nulla di quella situazione ma sicuramente sarà un loro segreto.

*****
La passione per la cucina, Chiara, l'aveva presa da sua mamma Nunzia.
Ogni weekend era d'obbligo fare le confetture di ogni genere.
Chiara, un pó per nostalgia o per passare decisamente il tempo, decise di fare delle confetture di limone.
La sua camera era inebriata da quel profumo di agrumi.
Bussarono alla porta e Chiara ebbe un sobbalzo.
Aprì lentamente la porta... Era Marco!
"Ah, tu sei Marco? Che spavento!"
L'uomo annusó appena entrò nella camera.
"Chiara, cosa hai cucinato di buono?"
"Ehm, nel giardino del palazzo, ho notato che i limoni erano abbastanza maturi e quindi ho deciso di farci delle confetture!"
L'uomo si piegò in due dalle risate. Chiara, timorosa, lo guardó.
"Ho sbagliato qualcosa?"
"No no Chiara! Sei una ragazza eclettica!"asserì mettendo la mano sulla spalla della ragazza-"Ti devo parlare! Riguardando la serata della cena, hai un minuto?"
"Certo Marco, parliamo qui?"
"No tesoro, andiamo in giardino!"

*****

Marco alzò lo sguardo visionando il cielo. Era un cielo tetro e cupo. Sembrava più il primo giorno di inverno che di primavera. Fece un tiró di sigaretta e sospirò. Chiara alzò il sopracciglio confusa.
"Chiara, ti voglio puntualizzare sulla storia della frittata dell'altra sera..."
La ragazza, d'istinto, mise la mano destra sul cuore.
"Sei tollerante alle patate?"si stava seriamente agitando!
"No, nel senso reale della domanda, non sono intollerante ma nel senso astratta della cosa... Ehm si, sono intollerante!"
Chiara sbruffó alzando la mani al cielo.
"Non c'è nulla di male dire che sei omosessuale,Marco! Anzi! Possiamo confidarci i nostri casi umani per quanto riguarda gli uomini!"
La giovane sghignazzó dandogli una botta sulla spalla ma l'uomo iniziò a camminare avanti e indietro, era sempre più nervoso.
"C'è qualcos'altro sotto?"
Rivolse lo sguardo verso Chiara attentamente.
"Io e Rocco Casalino abbiamo avuto una relazione!"
Lo disse tutto in un fiato. La ragazza era rimasta senza parole. Uno come Marco, socievole, solare e simpatico, aveva avuto una relazione con Rocco Casalino il suo esatto opposto? Com'era strana la vita.
"Sono stato io a lasciarlo. Dall'ora è diventato veramente represso!"
Si morse il labbro dal nervoso e, di conseguenza, si accese un'altra sigaretta.
"Come vi siete lasciati?" azzardó con questa domanda pungente.
"Perché sono un paranoico del cazzo, Chiara! Sono stato io a lasciarlo perché sono un codardo ma c'è una cosa più importante da dirti! Riguardante te!"

Chiara era confusa e serró gli occhi automaticamente.

"Hai presente Enrico Monza? Il proprietario del Soubrette?"
La ragazza lo annuì confermando tutto incrociando le braccia.
"Quel gran figlio di puttana, ti ha rovinata! Quella serata, dove io e Anita eravamo a bere, enunció che parecchi produttori musicali avevano chiesto di te! Lui andò in escandescenza contro di essi perché tu eri il suo Re Mida! Gli facevi guadagnare un sacco di soldi!"
Chiara era afflitta, addolorata e sofferente che iniziò a piangere a singhiozzi.
Il canto era la sua ninfa vitale e il sogno di prendere il volo,era sempre custodito nel cassetto. Quell'essere le aveva strappato le ali per via del suo egoismo e della sua cattiveria.
Marco, davanti a quella scena di disperazione, si sentì quasi male. Abbracciò Chiara tremante come una foglia.
Doveva sapere la verità.
Doveva sapere che in quel luogo non doveva più tornarci.

*****

Quella notte sembrava più buia del solito. Buia per l'umore a palazzo Chigi. L'umore di inquietudine e di fobia.
Anita era nello studio di Giuseppe ad aspettarlo. Girovagava nella stanza.
Quell'immagine alla TV non ci si poteva dimenticare facilmente.
Un Giuseppe Conte con un profonde occhiaie pronunciate che si commosse davanti alla popolazione italiana.
I suoi occhi erano rossi dalla disperazione più totale.
Anita non lo aveva mai visto in quelle condizioni. Era sempre stato un uomo pacato e mai fuori dalle righe.
Il suo bagaglio di esperienze di vario genere, lo faceva sentire sicuro di sé.
Quella sera, no! Aveva capito che era un uomo così fragile e debole.
Giuseppe aprì lentamente il suo studio con gli occhi gonfi e alzò la testa.
"Anita... Io..."
Anita, da brava donna con il cuore infinito di mamma, lo abbracció forte.
Sulla sua spalla percepì le calde lacrime di un uomo distrutto psicologicamente.
"Anita, ho paura! Perché doveva capitarmi questa situazione? Mi sento così piccolo, così inerme!"
La donna gli asciugò le lacrime con il suo fazzoletto di cotone preso direttamente dalla sua borsa.
"Perché serviva un uomo come te, Giuseppe! Un uomo istruito, sensibile e pacato. Io non saprei proprio come comportarmi in questa circostanza ma tu stai lavorando giorno e notte per il bene del nostro paese! Non farti scoraggiare da nessuno!siamo sessanta milioni di testa, c'è chi ti amerà e c'è chi ti odierà ma l'importante è che sei sicuro delle tue scelte! Devi ragionare prima da italiano e poi da presidente!"
Giuseppe abbracció la donna ma questa volta era un abbraccio ricco di gratitudine e riconoscenza. Era la sua seconda mamma.
"Grazie Anita! Sei il mio rifugio! Hai ragione, sei come una mamma!"
Anita sorrise accarezzando il suo viso.
"Sono le due di notte , Giuseppe! Dovresti andare a letto!"
"Vado in terrazza e poi vado a dormire! Vai tu, sicuramente starai stanca!"
La donna si avvicinò alla porta dandogli la buonanotte.

*****

Giuseppe si strinse nel cappotto per raggiungere il terrazzino. Quella notte era piuttosto fredda per essere primavera.
Mentre salì le scale, udì uno strano lamento proveniente proprio dal terrazzino.
L'uomo non riusciva a capire. Aprì di scatto la porta e vide Chiara seduta per terra, con la testa sulle sue ginocchia a piangere come una forsennata.
"Chiara!"
Si precipitó su di lei sollevando la testa. Il suo volto era rigato dal mascara sciolto e i suoi occhi erano gonfi che faceva fatica ad aprire.
Lei si buttò letteralmente tra le sue braccia.
Giuseppe la strinse forte a sé, mettendo la mano sinistra sulla sua testa.
"Cosa ti è successo?"le sussurrò con le labbra vicino alla sua fronte.
"Sto male, Giuseppe!" non riusciva a sollevare la testa.
Lui mise la mano sul mento e, di conseguenza, spostò i capelli dalla sua faccia.
"Ora mi racconti tutto!" ribatté guardandola negli occhi.

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