28. Giustizia è fatta.

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Un profondo sospiro e con gli occhi carichi di emozione, Giuseppe si incamminó verso l'uscita esterna del carcere.
Il chiaro di luna illuminarono i visi di Valentina e Carlo.
Furono le undici di sera.
Giuseppe era stato recluso ingiustamente per quattordici lunghi giorni. I giorni più brutti della sua vita.
"Giuseppe..."
Valentina, in lacrime, abbracciò l'uomo.
"Finalmente presidente! Giustizia è fatta!"
Carlo diede una pacca generosa sulla  spalla del premier. L'uomo non riuscì a parlare dall'emozione ma la prima cosa che voleva fare, era andare dalla sua fidanzata Chiara.
Salirono velocemente sull'auto di Carlo, direzione Palazzo Chigi.

Durante il tragitto, Giuseppe preferì parlare di tutt'altro.
Parló di cibo, desideró tanto andare a mangiare pesce al suo ristorante preferito.
Desideró abbracciare fortemente il suo ometto Niccolò. La ragione della sua vita!
Fu emozionato al pensiero di udire il battito cardiaco di suo figlio alla prossima visita ginecologica della sua amata Chiara e, soprattutto, non vide l'ora di tornare a lavoro per gli italiani, nonostante le continue offese e le critiche poco costruttive che ricevette giorno per giorno.
Furono interrotti dalla chiamata proveniente dal cellulare della donna.
Il viso di Valentina diventó pallido e Giuseppe la scrutó dallo specchietto retrovisore.
"Vale, cosa succede?"
"Hanno ucciso Enrico Monza!"
Carlo diede un forte pugno al volante dalla rabbia e, in una manciata di secondi, cambiò strada.
"Dove andiamo?"-asserì la donna sconvolta
"Andiamo a casa di Enrico Monza. La vicenda si fa sempre più grave!"

Il poliziotto penitenziario parcheggió a cento metri dall'abitazione di Enrico Monza e scesero velocemente dalla macchina.
"Andate voi! Io aspetto qui!"-asserì Giuseppe mentre appoggiò la sua schiena al mezzo.
"Grazie Giuseppe."
Sorrise Valentina per poco e scapparono rapidamente verso l'abitazione del proprietario del Soubrette. Videro la guardia tramortito sul pianerottolo.
"Carlo, chiama velocemente un'ambulanza!"
"No signora Fico. Sta già arrivando!"
Si affacciò alla porta di ingresso, un maresciallo dei carabinieri. La donna, con il fiatone, l'osservó.
"Da quando tempo state qui?"
"Da dieci minuti! I vicini hanno chiamato subito la polizia appena hanno sentito i colpi di pistola!"
Entrarono prontamente nell'abitazione di Enrico Monza. Quest'ultimo, coperto da un lenzuolo, era in un lago di sangue.
Carlo osservò i presenti.
"Chiamate tutte le forze dell'ordine possibili e circondiamo la zona. Rocco Casalino sarà sicuramente nei paraggi!"
"Rocco Casalino?"-asserì il maresciallo alzando il sopracciglio.
"Lui ammazza così le sue vittime!"
Il maresciallo, uscì velocemente il cellulare e chiamó il suo luogotenente.

Anita diceva sempre che, la prima qualità che differenzió Giuseppe dai suoi colleghi avvocati, era l'astuzia. L'uomo serró gli occhi appena vide un uomo vestito con una tuta completamente nera, correre speditamente in una direzione vaga. Incominciò a rincorrerlo e, dalla camminata, intuì che fosse il malvagio Rocco.
Quest'ultimo, appena si voltó, cadde per terra e Giuseppe lo bloccò mettendo il ginocchio sulla schiena.
"Ora sei nei guai, brutto bastardo!"
"Il Conte ha salvato nuovamente l'Italia. Peccato! poteva esserci Anita a lodarti per la tua impresa!"
"Cosa vuoi dire?"-l'ira funesta lo fece sudare freddo. L'alzó in malo modo mettendo le spalle contro il muro.
"I mix di barbiturici nella flebo di quella vecchiaccia ha funzionato. Una scopata con l'infermiere e la corruzione è fatta!"
Giuseppe si ricordó del sogno premonitore di Anita che chiese giustizia per la sua morte.
Non ci vide più dalla rabbia e, con le lacrime agli occhi, sferró pugni a pieno volto su Casalino che incominció a sanguignare violentemente.
Carlo raggiunse in tempo, bloccando il premier imbestialito.
"Calmati Giuseppe, così lo uccidi!"-prese Giuseppe intorno alla vita.
"Ora ci andrai in galera per davvero, Giuseppe Conte!"-rispose Casalino frastornato.
"Tranquillo, il posto è tutto tuo."-raggiunse Valentina e poi abbracciò il suo ex marito disperato.
I carabinieri circondarono Rocco Casalino e Carlo mise le manette.
Finalmente quel incubo finì per una volta per tutte.
"É Chiara? Io ho bisogno di lei! Dove sta ora?"-l'uomo cercó il suo cellulare toccandosi la giacca e poi lo vide scarico.
"Tranquillo, Chiara è a palazzo. È arrivata con un giorno di anticipo. Marco è in caserma a denunciare Rocco. Oramai è la figlioccia di Ernesto!"-sorrise la donna scrutando il cielo ricco di stelle.
"Andiamo subito a testimoniare tutto in caserma, voglio andare da Chiara."

Il diciassette giugno fu una data difficile da dimenticare. La gioia del presidente del consiglio fu immensa. Finalmente la sua amata Anita, poté riposare in pace.

*****

Quella notte per Giuseppe, fu di profonda riflessione.
In quasi cinquantasei anni di vita, capì che la fiducia, specialmente nel campo della politica, dev'essere limitata o meglio, non fidarsi di nessuno.
L'invidia e malvagità erano all'ordine del giorno. Riversó tutta la sua fiducia in Rocco Casalino.
Deluso e amareggiato, si leccó le ferite e mise una pietra sopra.
Non era nemmeno il tempo di piangersi addosso perché tra un paio di mesi potrà vedere il suo secondo figlio, frutto dell'amore tra lui e Chiara.
L'amore erano solo un numero. Nonostante i ventiquattro anni di differenza, Chiara insegnò all'uomo di vivere giorno per giorno al massimo delle proprie forze.
Durante il tragitto verso il palazzo, il battito fu accelerato e i suoi occhi scuri ricchi di gioia.
Scese dall'auto velocemente salutando Valentina e Carlo.
Ernesto sorridente, con la schiena appoggiata al gabbiotto, scrutó l'uomo.
Giuseppe ricambió il sorriso e si abbracciarono fortemente.
"Bentornato a casa, Presidente Conte!"
"Grazie Ernesto."
Una lacrima di gioia, rigó tutto il perimetro del viso stanco ma contento allo stesso tempo.
"Chiara si è addormentata al vostro terrazzino. Sentirla cantare è sempre una gioia!"-asserì il portinaio commosso.
"Non vedo l'ora di vederla, Ernesto."
"Allora vai! Vai dalla tua regina!"
Giuseppe diede una pacca sulla spalla al portinaio e corse velocemente per l'immenso corridoio.
Tanti ricordi nella sua mente:dalle corsette di Chiara al palazzo fino al caffè del pomeriggio in caffetteria.
Gettò la giacca sulla scalinata del terrazzino e aprì la porta lentamente.
Chiara dormiva beata a supino con il pancino a bella vista.
Il panorama fu meraviglioso.
L'alba tinse gli edifici di rosa tenue e il cinguettio degli uccelli, fu il tocco finale di quell'atmosfera magica.
L'uomo si inginocchió di fronte alla ragazza e le accarezzò dolcemente il viso.
Quest'ultima aprì le lentamente gli occhi, ebbe un sussulto.
Giuseppe era lì, era accanto a lei.
"Amore mio, sei tu? Non sto sognando?"-gli accarezzò dolcemente il viso.
"No amore, è tutto vero. È finito tutto! Ora possiamo stare insieme per sempre!"
Chiara si buttò letteralmente sul suo collo e pianse di gioia.
Finalmente Giuseppe poté vivere la sua Chiara senza vincoli.
Quel terribile l'incubo ebbe il punto definitivo.

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