26. Più forti che mai.

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V.M 18

In quel tratto di viaggio verso il carcere,per Chiara fu un momento di riflessione profonda. Il suo uomo stava lottando contro la mala giustizia.
Con la testa posata sul sedile del lato passeggero, scrutó il paesaggio fuori dal finestrino. La strada statale era immersa nella natura, si poté visionare i campi di grano.
Valentina notó il silenzio assoluto della ragazza, in quei giorni stava soffrendo tanto e, visto la sua gravidanza, era preoccupata.
"Tesoro, Giuseppe è tranquillo. Lui sa che uscirà il prima possibile da quel postaccio. Stai tranquilla."-esordì lanciando uno sguardo veloce a Chiara perché stava guidando.
"Pensare che dovevamo vivere questa gravidanza con gioia, invece..."
"Farò uscire Giuseppe. Ti prometto che andrete assieme alla prima vista dal ginecologo!"
Chiara sorrise dolcemente. Sapeva che Valentina era un avvocato con le contro palle. Astuta, perspicace e sagace.
Non era gelosa della relazione avuta con Giuseppe anzi, aveva una forte ammirazione. Per Niccolò avevano instaurato un rapporto pacifico e di profonda stima.
Il sole cocente illuminò il cancello della prigione, erano le dieci del mattino ed era l'ora delle visite con i parenti.
Il poliziotto riconobbe l'auto di Valentina e aprì il cancello.
Il cuore di Chiara batté fortissimamente. Fece un lungo sospiro e socchiuse gli occhi quando uscì dalla macchina. La donna diede un bacio sulla fronte e, a braccetto, entrano nella struttura.
Carlo Maria Anastasi, poliziotto penitenziario di un certo spessore e laureato nella facoltà di psicopatologia e criminologia alla Sapienza di Roma, aspettò con ansia l'arrivo dell'avvocato. Era davanti al cancello del corridoio dove Giuseppe risiedette.
"Ciao Valentina! Lei è la fidanzata di Giuseppe?"-scrutó la ragazza
"Si Carlo!"-rispose la donna abbracciandola a sé-"Lasciamoli da soli, Chiara ne ha bisogno!"
"Grazie Valentina!"-finalmente sorrise più di una volta e si indirizzó verso la sala d'attesa.
Appena Chiara fu lontana, l'uomo si avvicinò a Valentina guardando prima a destra e poi a sinistra.
"Valentina, ho scoperto una cosa agghiacciante!"
"Cosa?"
"Rocco Casalino frequenta Enrico Monza prima della violenza subita da Chiara!"
La donna indietreggió allibita mettendosi la mano sinistra sulla bocca.
"Questo non è nulla, c'è di peggio. Dai database risulta che, Enrico Monza, abbia avuto dei contatti anche con il povero Salvatore Romeo!"
"Possiamo parlare in una parte tranquilla?"
"Si, il mio ufficio è qui di fianco!"

Alla visione di Chiara, Giuseppe si emozionó tanto.
In cella, le sue emozioni furono ancor più accentuate e capì che l'amore vero poteva arrivare a qualsiasi età.
Lei indossò un vestito nero abbastanza mini con dei piccoli pois e le sue amate adidas Stam Smith.
Mancava poco all'estate, feceva molto caldo ma quei tratti pelle scoperte della mora fece impazzire l'uomo.
Chiara si buttò sul suo collo e il bacio tra loro fu così profondo ma allo stesso tempo, eccitante.
Lui prese a cavalcioni e andò dritto nella sua cella.
Era solo in quel corridoio per via della sua carica istituzionale ma quella volta Giuseppe pensó che fosse un vantaggio.
Le mani dell'uomo erano ben salde sulle natiche e, appoggiandosi contro al muro, le baciò il collo.
Chiara cercó di sbottonare la sua camicia ma quando Giuseppe massaggió il suo clitoride, lasciò la presa per un paio di secondi e poi ricominciò a sbottonarla tutta.
Lui l'adagió sulla brandina e lei tolse il suo vestito in solo colpo.
Le prime forme della gravidanza fecero ancor più eccitare Giuseppe.
Tolse la camicia e la gettò a terra.
Il membro dell'uomo era ben visibile e Chiara, con lo sguardo carico di eros, lo massaggió su tutto il perimetro. Gemette dal piacere.
Per loro, gli indumenti erano sempre inutili addosso. La loro attrazione sessuale era assoluta e vogliosi di fare l'amore in ogni momento.
Lei si sdraió completamente sulla brandina con la pancia in su e l'uomo incominciò a penetrarla ansimando.
Le mani di Chiara graffiarono le sue spalle.
Raggiunsero subito il culmine del piacere per via della forte eccitazione.

"Giuseppe?"-esclamò Chiara accarezzando il petto.
"Amore, cosa c'è? Ti ho fatto male? Il bambino sta bene?"-la scrutó alzando il capo.
"Tranquillo, il liquido amniotico protegge il bambino! Quello che volevo dirti è..."
"Cosa?"
"Che saremo davvero arrestati, abbiamo fatto l'amore in una cella di una prigione!"
L'uomo scoppiò a ridere di giusto.
"Almeno avrò un motivo valido per starci!"
Improvvisamente la mora divenne scura in viso e Giuseppe notó il suo petto umido per via delle lacrime.
"Amore mio, non voglio che stai così!"
"Il ventidue ho la visita dal ginecologo. Mi fa male andarci senza di te!"
L'uomo si alzò di scatto, prese il suo viso e diede un bacio sulla fronte.
"Io ci sarò! Io mi fido di Valentina! lei sta facendo di tutto per farmi uscire il prima possibile!"
Giuseppe aveva sempre provato profonda venerazione verso Valentina. Uno dei migliori avvocati a livello nazionale.
Giuseppe e Chiara passarono un'ora e mezza in tranquillità ma quando Carlo si avvicinò alla coppia, i loro volti furono improvvisamente addolorati.
Chiara abbracciò l'uomo a sé.
"L'orario della visita è finita, mi dispiace tanto!"
Con il cuore a pezzi, l'uomo la baciò dolcemente.
"Ricordati che ti amo Chiara!"gli sussurrò dolcemente nell'orecchio.
"Anch'io amore!"-lo riabbracciò tra le lacrime.

Il distacco fu letale.
Anche Giuseppe incominciò a piangere dalla malinconia.
Voleva godersi la gravidanza con la sua amata, aveva desiderato tanto diventare nuovamente padre e godersi a pieno la sua famiglia.
Salutò Carlo velocemente e ritornò in cella. Non dormiva da giorni e gli venne un forte mal di testa. Voleva riposarsi.

*****

Il venticello fece scompigliare la folta chioma di Giuseppe ma era una sensazione talmente piacevole che non badó a sistemarli. Con le braccia incrociate dietro alla testa, si sdraió sul prato pieno di margherite. Tolse i primi bottoni della camicia, per via del caldo, e socchiuse gli occhi felice.
"Giuseppe? Giuseppe? Ci sei?"
L'uomo si alzò di scatto guardandosi intorno in quel l'immenso prato fiorito ma non c'era nessuno.
Decise di sdraiarsi un'altra volta senza socchiuse con gli occhi.
"Giuseppe, non aver paura... Sono io!"
Si alzò un'altra volta e vide la sua amata Anita. Indossava un abito bianco di pizzo e il solito chignon.
Tra le mani aveva un mazzo di tulipani rosa e blu e Giuseppe, in lacrime, l'abbracció.
"Diventare papà per la seconda volta, ti ha reso ancora più sensibile!"-asserì lasciando il mazzo di fiori sul prato.
"Anita, come mai sai della gravidanza di Chiara? Tu sei morta!"
"Giuseppe, tu stai sognando in questo momento!"
L'uomo sgranó gli occhi per via della confusione. Si accarezzò la nuca e Anita gli diede un bacio sulla fronte.
"Fai giustizia per me, figlio mio. Io farò qualcosa per te!"
"Che giustizia, Anita?"-non riuscì a capire il discorso della donna.
"Indagare sulla mia morte."
"Cosa è successo?"
La donna riprese i fiori e indietreggió lentamente.
"Ti stai svegliando Giuseppe, ti stai svegliando..."

L'uomo si alzò di colpo tutto sudato e con il fiato irregolare. Si rinfrescó il volto andando al piccolo lavabo nella sua cella e, alzando il volto tutto bagnato, si guardó allo specchio piccolo e malandato. Il sogno di Anita lo sbigottì parecchio.

*****

L'insegna luminosa del Soubrette illuminarono i volti di Carlo e Valentina. La donna indossò un abbigliamento molto inusuale:corsetto nero,gonna ampia a righe bianche e argento e le scarpe con il tacco dello stesso colore del corsetto.
Carlo aveva una semplice tuta nera ma con il kajal nero agli occhi.
"Quindi dovremmo fingere di essere due drag queen?"-asserì l'uomo osservando la scritta.
"Si Carlo. Non c'è altra soluzione! Fidati di me!"
Entrambi si incamminarono verso la porta di ingresso.
Un ragazzo di bell'aspetto, sulla trentina d'anni,sorrise alla coppia.
"Siete le drag queen Alicia Moon e Sandra Monroe?"
"Si! Siamo noi!"Valentina abbozzó un sorriso ma Carlo fu molto imbarazzato.
"Il capo è in ufficio. È infortunato!"-indicò la porta.
"La ringrazio vivamente!"
Appena l'uomo se ne andò via nella sala ballo,si guardarono negli occhi.
Fu il momento di agire.

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