Prologo

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L'uomo nasce per morire.
Che senso ha? Stare lì ed aspettare.
(Charles Bukowski)

La risata riecheggiava forte nella stanza.
Era seduto ai bordi del letto, con le mani tra i capelli, cercando di fermare le pulsazioni che andavano avanti da quella mattina. Come se non bastasse le sorelle erano più vivaci del solito quel giorno.
Si trovava immerso nel buio, tutto intorno a lui era nero. Le lenzuola nere, le pareti di un blu notte, l'unica luce che dava alle pareti erano le stelle e la piccola luna appesa al soffitto, lì da quando aveva cinque anni.
La scrivania vicino alla finestra non aveva nessun foglio sopra, solitamente era un ragazzo disordinato, ma quei giorni no. Ordinava correttamente ogni foglio all'interno dei vari quadernoni ad anelli.
Con sua sorella, Lottie, aveva imparato ad organizzare anche i quadernoni e i divisori. Storia e geografia in un solo quaderno, divise da due divisori: verde e blu.
Scienze e biologia su un altro ancora, questi ultimi divisi da due pezzi di carta di colore rosso e giallo. Italiano e matematica dovevano assolutamente avere un quaderno tutto loro.

Era molto grato a sua sorella per averlo aiutato ad essere più ordinato, soprattutto nelle cose di scuola. Aveva imparato anche ad essere organizzato con lo studio, in modo di non ritrovarsi a preparare cinquanta pagine il giorno prima della verifica.

Sul pavimento della stanza non c'era nessun indumento, nemmeno sotto il letto. Tutto era perfetto, non un granello di polvere fuori posto.

Eppure qualcosa non andava.

Dalle fessure della finestra rientrava una luce rossastra, insieme a delle urla dei suoi vicini di casa. Stavano tutti scappando. Chissà come sta Harry, dove sta andando, pensava.

Harry era il suo migliore amico, ora qualcosa di più.

Capii qualche settimana prima che il riccio non gli era del tutto indifferente. Erano amici dall'asilo, quando Louis lo vide si avvicinò subito, cercando di fare amicizia con lui, incuriosito dal fatto che era piccolo e solo. Allontana sempre tutti da qualche giorno.
Quel giorno prese un dinosauro, un ketrosauro, con le placche rovinate, piene di segni probabilmente date dai denti dei piccoli bambini. Le placche nella coda, invece, erano tutte staccate e Louis lo trovava estremamente buffo.

Lo salutò e iniziarono subito a giocare con diversi dinosauri.

Louis rideva sempre con Harry ed era felice.
Ora aveva paura per Harry. Aveva paura per la sua famiglia perché al di fuori di quella finestra stava succedendo l'apocalisse.

"Louis!" urlò la mamma. "Muoviti, dobbiamo andarcene subito!"

Andarsene dove? Il mondo era andato tutto a puttane e non c'era nessun luogo dove andarsene, erano tutti in pericolo e il destino era segnato.

"Arrivo." Rispose però.
Mise le ultime cose in valigia, un mp3 che esattamente non sa a cosa gli sarebbe servito, forse a coprire le urla della gente che moriva, qualche paio di calzini, boxer e la sua felpa preferita. Quella che gli aveva regalato Harry per il suo compleanno un anno fa, quando la vita non era ancora un disastro.

"Lou, ho paura." Disse la sorellina Daisy quando uscì dalla camera con il borsone nero in spalle.

"Lo so Daisy. Anche io ho paura, ma non devi averne, va bene? Ora mamma e papà ci portano in un posto sicuro dove potremmo essere di nuovo liberi di giocare sull'altalena, scalare gli alberi fino a toccare il cielo e spruzzarci l'acqua, va bene? Non avere paura, c'è fratello Louis con te."
Louis abbracciò la piccola sorella. Era estremamente bassa, aveva da poco compiuto 6 anni ed era euforica nell'iniziare le scuole primarie tra qualche giorno.
Ma tutto saltò in aria.

"Avete preso tutto?" chiese Johannah quando vide i due fratelli scendere dalle scale.

Louis annuì e Daisy emise un flebile si.

Welcome To The New Age |Larry Stylinson|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora