Желание
_ Longing
Sergeant Barnes?
*snap*
*snap*
*snap*
Sergeant Barnes?
*zot*
Желание
*zot*
Ci sono certe notti – quelle solitarie, quando il vicinato tace e la sua unica compagnia è una sigaretta salubre – in cui Bucky vorrebbe spogliarsi della propria pelle, scivolare all'indietro e trascinare con sé le lancette del tempo, ritornando a quei brevi istanti dell'infanzia mai realmente vissuta che ormai più nemmeno ricorda.
Tutto ciò che Bucky conserva della sua mamma nella propria memoria è il profumo vivido di violette impresso sulle sue vesti, nient'altro... del giorno del funerale ricordava solo il dolore alle punte dei piedi schiacciate in scarpe diventate troppo strette, la mano perentoria di suo padre artigliata alla sua spalla ed il tono pacato con cui gli aveva ordinato di asciugarsi le lacrime e mostrarsi forte per Steve e Rebecca – li aveva invidiati dal profondo del cuore per la loro libertà nell'esternare il dolore, soffocando nelle proprie lacrime, rendendo fiero suo padre.
La morte del suo vecchio invece era stata una doccia gelata, cancellando di colpo la rabbia repressa e riducendolo ad un foglio bianco inzuppato... il suo primo pensiero era stato che avevano litigato con toni molto coloriti l'ultima volta che si erano parlati, riducendo il proprio cervello ad una drastica tabula rasa e Bucky, per spirito di autoconservazione, si era limitato a guardare l'ufficiale in divisa che gli porgeva la sentenza di morte in carta bollata, annaspando in silenzio a secco di lacrime mentre si obbligava nuovamente a fingersi forte per Steve e Rebecca.
Forse è colpa della calura estiva che non lo fa dormire la notte, forse è la sigaretta salubre che gli apre i polmoni... forse è un abbraccio mancato, una violetta essiccata tra le pagine di un libro o le scuse mai proferire ad alta voce – le stesse che era finito per dedicare ad una lastra di granito vuota, perché la mina non aveva lasciato loro nulla da seppellire.
Ci sono certe notti in cui Bucky brama la propria infanzia... ma finisce sempre per disintegrare il mozzicone contro la balaustra, sprofondando sulla sedia a dondolo aspettando l'alba.
*zot*
Желание
*zot*
Se James potesse esprimere un desiderio ed avere la certezza che esso si realizzerà a prescindere dal fato e dal caso, probabilmente cederebbe alla lusinga di vedere la guerra giungere al termine per ritornare a casa.
James brama la fine del conflitto, il sorriso spensierato di Steve e la stretta soffocante dell'abbraccio di Rebecca... desidera chiudere entrambi gli occhi e riposare su un giaciglio fatto di piume e molle bitorzolute, relegando ad un brutto ricordo i turni di guardia sfiancanti semi-sdraiato sulla nuda terra e con un occhio aperto sempre in allerta.
James sogna le piccole cose, quelle che non pensava potessero mancargli – quelle banali, quasi fastidiose... gli manca il gocciolio sul barattolo che straborda in salotto raccogliendo l'acqua che scende dalla perdita sul soffitto, con i pennelli di Steve in ammollo e i carboncini sbavati seminati a ricoprire il pavimento. Prova nostalgia per le bambole di pezza di Rebecca dimenticate negli angoli più impensabili della catapecchia che si ritrovano come casa, le pile di libri rubati in biblioteca usati come fermaporta e le forcine seppellite tra i cuscini del divano che gli pungevano il sedere acuminate ogni volta che si stendeva sopra. Rivuole indietro i turni massacranti in fabbrica, l'incertezza del futuro e la sicurezza data da un abbraccio che di quei tempi scarseggia... perché James è terrorizzato, ha una paura fottuta della sola idea che Rebecca rimanga sola quando il Governo raggiungerà livelli di disperazione tali da inviare anche persone come Steve nel più grande mattatoio d'Europa – il quale nonostante tutto scalpita impaziente, il primo folle in cima alla lista di patrioti scioccati –, dove piovono bombe e fischiano proiettili ad ogni ora del giorno e della notte.
James vuole solo che il conflitto finisca... ma è consapevole che la sua sia solo una speranza vana, al punto da accarezzare l'idea che lui non vedrà mai il termine di quella guerra. Dopotutto lui è un minuscolo granello disperso in un enorme polveriera.
*zot*
Желание
*zot*
Il Soldato d'Inverno brama il momento in cui l'estraneo che continua ad esistere dentro la sua testa si estingua, rinunciando alla lotta senza tregua per riprendere il controllo di quel corpo condiviso, cessando di urlare a squarciagola dal fondo del cranio.
Gli hanno dato delle pasticche per tenerlo a bada, il Soldato sa che non deve porsi domande, quindi inghiotte e deglutisce obbediente ogni sorta di veleno senza emettere un fiato – ha imparato la lezione dopo che il suo Padrone gli ha latrato contro un insulto e gli ha intimato di stare al suo posto, di non fare domande, di nascondere la testa sotto la sabbia... ma l'estraneo che coabita il suo corpo è caparbio, il Soldato ignora il perché si sia fatto vivo solo ora dopo così tanti anni di monarchia assoluta sul pezzo di carne e metallo malconcio che forma il suo involucro, interrogandosi nel buio silenzioso della propria cella sul quando e il come "James" fosse finito per assumere il controllo.
Il Soldato sa che è successo, gli mancano dei pezzi di memoria più o meno vasti nella propria banca dati, come se una rotella nel suo cervello si fosse inceppata impedendogli di ricordare gli accadimenti di giorni – mesi – interi... è per questo che il suo Padrone ha dato l'ordine di costruire la Sedia, è per questo che i suoi macellai laureati in medicina hanno creato il codice.
Il Soldato sa che è colpa di "James" se l'hanno condannato per aver disattivato il servizio ed ora, come un topo in trappola confinato in una gabbia dalle sbarre elettrificate, non trova altra soluzione se non quella di graffiare, mordere e corrodere i propri organi interni senza riposo per stanare l'intruso... ma "James" si è nascosto subdolo nel suo timpano, tra la terza e quarta costola sinistra, sul fondo dello stomaco tra le carcasse di falene stecchite – trasformato in una malattia cronica di cui il Soldato non riesce a liberarsi, un'infezione ramificata fino alla punta dei suoi alluci, un tumore maligno ridimensionabile solamente a colpi di corrente ad alta tensione.
Il Soldato non conosce paura, vive solo nel terrore di perdere il "controllo" per una seconda volta... e cerca, rovista nel proprio stomaco fino ad acciuffare lo sciocco essere umano, strangolandolo, rimanendo l'unico abitante di quel mucchio di ossa rotte e membra sanguinanti scomposte sulla Sedia.
Il Soldato ha vinto... o almeno è quello che pensa – ammesso e concesso che "pensare" gli sia permesso.
*zot*
Желание
*zot*
Зимний солдат?
*snap*
*snap*
*snap*
Зимний солдат?
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Cavia n 32557
FanfictionLa psiche umana è un puzzle fatto di incastri, di pezzi dagli angoli smussabili. Sono ricordi, falsi contatti, odori e principalmente parole... sconnesse, forse insensate, pericolose - e dagli appunti scarabocchiati su un quaderno rosso, sembra ne b...