Семнадцать
_ Seventeen
Sergeant Barnes?
*snap*
*snap*
*snap*
Sergeant Barnes?
*zot*
Семнадцать
*zot*
Non c'era stato bisogno di dirglielo, Bucky l'aveva capito dalla lentezza con cui l'infermiera aveva abbassato la maniglia della porta, dalle spalle improvvisamente rigide di suo padre, dallo sguardo spento del medico mentre appuntava l'ora del decesso sulla cartella clinica di sua madre prima di comunicare loro che la tubercolosi aveva avuto la meglio.
Suo padre si era trascinato Rebecca contro, coprendole le orecchie con i palmi delle mani appena il dottore aveva dato cenno di aprir bocca... e Bucky avrebbe voluto che qualcuno coprisse anche le sue di orecchie, annaspando una boccata d'aria rarefatta mentre assimila controvoglia la notizia e perde la presa sul mazzo di violette che teneva tra le mani. Stava migliorando, il dottore aveva detto che sua madre stava migliorando.
Le lacrime erano giunte a tradimento al pari di una miriade di spilli roventi incuneati agli angoli dei suoi occhi, spillando gocce di sangue salato che gli rigano le guance mentre le braccia esili di Steve lo obbligano a restare in piedi, attutendo con i suoi singhiozzi smorzati le urla di Rebecca quando finalmente capisce cosa diamine sia successo, orecchie tappate o meno... e Cristo, Bucky ha diciassette anni, è decisamente troppo grande per piangere.
Percepisce le mani di Steve stringere il tessuto della sua camicia, la stessa presa confortevole e falsamente salda di un paio di anni prima quando si era verificato il medesimo scenario a parti inverse, scrollandosi il corpo del fratello di dosso gracchiando un "sto bene, non è necessario" che contrastava di molto con il suo reale stato d'animo, rendendosi conto di aver urlato un grido muto quando nella propria gola cavernosa echeggia un secondo – terzo, quinto, ventesimo... ormai chi più li conta – singhiozzo vuoto, pizzicandogli le corde vocali in modo fastidioso... barcollando sul posto, franando contro il muro alle sue spalle, scivolando fino a sciogliersi contro il pavimento della sala d'attesa con la testa incassata tra le spalle ed i gomiti serrati intorno alle ginocchia in una posizione eletta a protezione contro il mondo, liberando un verso di frustrazione quando avverte il tessuto dei pantaloni inumidirsi a contatto con il proprio volto bagnato.
Bucky è quasi un uomo, è troppo grande per piangere, ma chiuso nella gabbia delle proprie braccia si sente come un bambino di cinque anni che ha dannatamente bisogno della sua mamma – perché il mondo è grande, spaventoso, con mille demoni che solo lei è in grado di scacciare –... Bucky piange, con un riflettore puntato addosso per gli occhi di un mondo che non si è mai fatto troppi scrupoli nel ferirlo.
*zot*
Семнадцать
*zot*
James chiude gli occhi ed aspira una lenta boccata di tabacco, illuminando il mozzicone nel buio uggioso di una notte londinese senza stelle, scaldandosi le punte delle dita ad un passo dal bruciarsele per non sprecare nemmeno un millimetro della propria sigaretta salva-vita... rilassandosi contro il muro a cui era puntellato, il fucile tra le gambe e zero nemici in vista.
James sa che non dovrebbe cedere alla stanchezza, che se la palpebra cala durante il turno di guardia finirà in guai seri, ma inala l'ennesima boccata ed espira fumo dalle narici inseguendo la nube fino a casa... a Brooklyn, a New York, dall'altra parte dell'oceano dove presumibilmente non metterà mai più piede. Nel migliore dei casi farà ritorno in America steso in una bara sigillata, stivato in un transatlantico dove prega non confondano le casse, nel peggiore uno dei suoi commilitoni gli strapperà le piastrine dal collo e le spediranno a Rebecca insieme ad un annuncio di morte in carta bollata... anche se James è consapevole che il risvolto ancora più probabile non prevedeva nemmeno i due pezzi di metallo che gli tintinnavano sotto la divisa ad ogni suo passo, viaggiando veloce con la fantasia riducendo la sua intera esistenza ad una lastra di granito anonima piazzata al Cimitero di Arlington.
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Cavia n 32557
FanfictionLa psiche umana è un puzzle fatto di incastri, di pezzi dagli angoli smussabili. Sono ricordi, falsi contatti, odori e principalmente parole... sconnesse, forse insensate, pericolose - e dagli appunti scarabocchiati su un quaderno rosso, sembra ne b...