Рассвет
_ Daybreak
Sergeant Barnes?
*snap*
*snap*
*snap*
Sergeant Barnes?
*zot*
Рассвет
*zot*
Bucky si divincola dalla posizione precaria sul bordo del letto, sgusciando da sotto le coperte prestando attenzione a non svegliare Rebecca, lottando contro le sue dita impigliate alla maglietta del suo pigiama, mugugnando una protesta a mezza voce quando si sente sottrarre la propria fonte di calore personale. Bucky preferisce non soffermarsi sul "papà" che le sfugge dalle labbra, avvertendo il proprio cuore schiantarsi sul fondo della cassa toracica nell'udire quel richiamo che non gli appartiene, allungando due dita stanche ad asciugare le lacrime ormai essiccate sulle guance della sorella, maledicendo il vizio del fumo ereditato dal padre... mancando un respiro costretto, sedimentando l'idea illogica di aver bisogno di una sigaretta di prima mattina per far carburare i propri polmoni, annotando mentalmente le piccole intaccature alla sua maschera di cera che stavano aumentando gradualmente nelle ultime quarantotto ore.
Bucky sospira chinandosi a baciare la fronte di Rebecca, rimboccandole le coperte e chiudendosi delicatamente la porta alle spalle, trascinando i piedi stanchi e insonni fino alla propria camera da letto strofinandosi gli occhi arrossati. Ignora quanto tempo trascorra a contemplare il proprio materasso intatto con fare critico, indeciso se salirci sopra per stropicciare le lenzuola rimanendo sveglio a fissare il soffitto o meno, rassegnandosi al proprio stato d'animo irrequieto scendendo con lo sguardo sul secondo ospite del letto a castello – Steve sfoggiava uno sbaffo di carboncino nero su una guancia, due occhiaie spaventose che avevano finalmente ceduto al sonno ed un filo di bava alla bocca che certificava la completa assenza di demoni a tentarlo nell'incoscienza. Bucky scrolla le spalle limitandosi a sfilare il carboncino dalle dita del fratello per non sporcare le lenzuola, rinunciando a priori di strappargli il blocco da disegno dalle braccia... Steve faceva tenerezza, con le mani artigliate ai propri incubi di carta, provando una punta d'invidia nel saperlo in grado di scacciare i pensieri malevoli dalla testa per qualche ora di meritato riposo, invece di aggirarsi tra i corridoi della loro catapecchia come un nottambulo irrequieto, terrorizzato dall'idea di chiudere gli occhi e sognare tempi più felici.
Bucky era consapevole che prima o poi il suo fisico avrebbe ceduto alla stanchezza, ma il solo sospetto di chiudere gli occhi e ricordare le dita di sua madre tra i propri capelli mentre gli prometteva con voce rassicurante un futuro che sapeva di non poter più avere lo annientava, soprattutto di fronte alla certezza che una volta sveglio non avrebbe trovato il suo vecchio ad aspettarlo sotto il portico – abbandonato sulla sedia a dondolo a rollarsi le sigarette magari, con un sorriso incoraggiante impresso sulle labbra, pronto a ricordargli che il mondo non si sarebbe mai fermato ad assecondare i suoi desideri, che finchè c'era il sole a splendere nel cielo nessuno di loro aveva il diritto di riposarsi.
Bucky non sa quando i suoi piedi hanno deciso di portarlo sull'uscio, come ignora il perchè il suo corpo si fosse sentito in dovere di sprofondare sulla sedia a dondolo portandosi avanti piazzandogli una sigaretta tra i denti, riscuotendosi da quel strano stato di torpore apparente registrando l'impulso semi-automatico del proprio pollice che scatta ad accendere lo zippo incendiando il tabacco... accogliendo con genuino stupore l'alba che illumina i profili delle case, sorgendo sul suo nuovo inferno in Terra senza concedergli un solo momento di commiato o di tregua – evidentemente non se lo merita.
STAI LEGGENDO
Cavia n 32557
FanfictionLa psiche umana è un puzzle fatto di incastri, di pezzi dagli angoli smussabili. Sono ricordi, falsi contatti, odori e principalmente parole... sconnesse, forse insensate, pericolose - e dagli appunti scarabocchiati su un quaderno rosso, sembra ne b...