Девять

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Девять
_ Nine


Sergeant Barnes?

*snap*

*snap*

*snap*

Sergeant Barnes?


*zot*

Девять

*zot*


Rebecca ride e punta il dito risoluta in direzione dell'orsacchiotto di peluche appeso alla parete dello stand del tiro a segno... e, per essere una bambina di soli nove anni, la piccola sembrava già avere la consapevolezza di un'adulta in materia di ciò che voleva o meno dalla vita – nello specifico, un orsacchiotto di peluche alto un metro e venti, con un busto abbastanza tozzo da donarle l'illusione di perdersi in uno dei caldi abbracci che loro madre non poteva più darle... Bucky non aveva avuto bisogno di chiedere giustificazioni, lo sapeva e basta, sbandierando due banconote spiegazzate in cambio di un fucile carico a pallini – perdendo presto ogni speranza alla terza ricarica infruttuosa, contemplando sconfitto i due scaffali e mezzo ancora ricolmi di lattine accartocciate che lo separavano dal "punteggio premio" prefissato, mordendosi l'interno della guancia cercando le parole più adatte con cui fronteggiare la probabile espressione abbattuta della sorella di fronte alle parole "non sono abbastanza bravo per vincerti il peluche che desideri tanto"... tornando sorprendentemente a sorridere con rinnovato entusiasmo quando scorge la figura di suo padre ai bordi del proprio campo visivo, trascinato per mano a passo di carica da uno Steve temerario, voltandosi a fronteggiarlo imbarazzato mentre Rebecca sollecita nuovamente la richiesta con indice perentorio.

George Barnes si limita a ridere di gusto, allentandosi il nodo alla cravatta mentre richiede a sua volta un fucile a pallini, lanciandosi in una spiegazione stringata in favore di Bucky sul come impugnare correttamente l'arma e prendere la mira, aggiustando la sua postura con una manata bonaria in mezzo alle scapole ed un paio di pizzichi ai fianchi, liberando una seconda risata quando, a distanza di un paio di colpi di prova, l'allievo aveva dato segno di aver appreso l'insegnamento spedendo a terra un'intera fila di lattine senza sprecare nemmeno un proiettile di gomma, ricevendo in cambio una pioggia di rari complimenti insieme ad una seconda manata tra le scapole in cenno di sincero affetto.

Erano anni che suo padre sosteneva convinto la tesi che il suo primogenito avesse un talento inespresso, Bucky credeva di aver appena scoperto quale fosse, ma si era dovuto ricredere quando George aveva scosso la testa nell'udire le sue sciocche ipotesi, mandando in frantumi i suoi sogni ad occhi aperti con una predica velata sulla sua poca attitudine alle regole che poco si adattava al rigore di una caserma, accartocciando sillabe scomode sulla punta della lingua troncando entrambi il discorso prima di addentrarsi irrimediabilmente in argomenti decisamente scomodi – lo zucchero filato si era rivelato un'ottima distrazione, insieme ad un doppio giro sulla ruota panoramica che aveva messo a nudo l'insofferenza di Bucky nei confronti delle vertigini, trascorrendo i due giri di giostra con le dita artigliate alla grata della cabina mentre Steve se la rideva sotto i baffi decretandolo un buon pretesto per vendicarsi delle montagne russe.

Arrivati a fine giornata Bucky era talmente stanco da trascinare i piedi a terra per forza d'inerzia, con il vago pensiero a rimbalzargli nella scatola cranica di non avere abbastanza energie per alimentare i propri incubi per quella notte, limitandosi a posare lo sguardo su Rebecca che faceva da aprifila al loro quintetto, la mano di Steve artigliata al gomito per impedirle di perdersi in mezzo alla folla e l'orsacchiotto di peluche stretto al petto con il braccio libero, mentre sfidava apertamente loro padre a rimanere al Luna Park ancora un po' sfoggiando due occhioni da cucciolo bastonato, lamentandosi a gran voce puntellata alla pensilina dell'autobus senza tuttavia riscontrare una qualsiasi risposta dai tre uomini di casa, troppo esausti dalla giornata appena trascorsa per darle realmente corda.

Cavia n 32557Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora